CASO BAGNINI A TERRACINA, ASS. CAPONNETTO: “STRANA STORIA ALL’OMBRA DI PISCO MONTANO”

Caso bagnini sfruttati a Terracina, interviene l’Associazione Caponnetto: “Strana storia consumata sugli arenili pubblici all’ombra di Pisco Montano”

LA NOTA – “Apprendiamo dalla stampa quanto denunciato dall’organizzazione sindacale UILTUCS Latina in riferimento al trattamento economico, e non solo, dei bagnini.

Per la nostra Associazione una strana storia le cui criticità iniziali avevamo già, a suo tempo, provveduto a segnalare a chi di competenza.

Il Comune di Terracina, con propria delibera di giunta, nel maggio u.s. aveva ritirato il bando per l’appalto degli arenili, sulla base di anticipazioni regionali relative all’imminente approvazione del P.U.A – Piano di Utilizzazione degli Arenili – al fine, tra l’altro, di evitare che gli investitori privati potessero subire eventuali danni economici dalla modifica dell’assetto normativo, decidendo di gestirlo in proprio tramite la partecipata Azienda Speciale Terracina.

In data 08.06.2021 venne redatto il Business Plan dell’Azienda Speciale da noi ritenuto “velleitario” in quanto non minimamente aderente alla realtà in cui si andava a calare, a partire dall’alto costo degli ombrelloni, alla durata della stagionalità degli stessi (sino al 30 settembre), al dichiarato, e mai avvenuto, utilizzo di percettori del reddito di cittadinanza e degli studenti dell’Istituto Alberghiero A.Filosi, fino alla previsione, rimasta tale, a fine stagione di un introito di 207.000,00 per le casse comunali.

A valle della approvazione, rivelatasi come previsto, fallimentare, di detto Piano Aziendale, sono state approvate determine di affidamento lavori e servizi per centinaia di migliaia di euro, per importo complessivo ben superiore a quanto previto.

Tra queste con due determine direttoriali con ordine cronologico consecutivo (n. 225 e 226 entrambe del 29.06.2021) con cui si affidavano alla stessa società, in una sorta di spacchettamento, due appalti per lavori similari di importi rispettivamente di euro 32.450,00 e 168.970,00.

Ulteriore aspetto controverso è rappresentato dal fatto che il socio di maggioranza della società affidataria dei sopra citati lavori, in data 16 luglio u.s. registra, presso la Camera di Commercio, una ditta individuale a proprio nome, dichiarando quale inizio attività la data del 7 luglio sebbene, a detta del sindacato, l’attività in questione risulti partita dal 1 luglio.

In tale ambiguo contesto è particolarmente inquietante apprendere dell’esistenza di questa sorta di “pizzini” inviati dalla Società ai dipendenti in cui si chiede ai lavoratori di dichiarare il falso rendendoli complici in una vera e propria truffa all’INPS, si fa riferimento sfrontatamente di aver concordato un salario inferiore alle norme di legge e si avanza la richiesta di restituzione di parte della retribuzione riportata in busta paga cercando di acquisire il consenso di questi poveri giovani elargendo una “regalia” di 50,00 euro.

Un raggiro che, viene da pensare, nasca dal bisogno di mascherare una carenza in organico di bagnini, da far figurare solo sulla carta, con la copertura dei turni scoperti con del falso straordinario; turni scoperti che vale evidenziare, significano spiagge prive di sicurezza in caso di emergenza.

Mettendo, inoltre, in fila le date ci si domanda il periodo antecedente, e cioè nel mese di giugno, visto che questa Azienda non operava, o almeno così dovrebbe essere stato, in che modo si è’ garantita la sicurezza dei bagnanti? Con quali persone e dipendenti da chi?

Il comunicato sindacale mette in luce anche un altro grave aspetto, peraltro non smentito, della vicenda, e cioè, che i bagnini in questione, non sono mai stati coordinati, guidati e diretti dalla Società da cui dipendevano, ma da personale dipendente dell’Azienda Speciale.

Se ciò fosse verificato, ci troveremmo nell’inquietante fattispecie di interposizione di manodopera, con gravi responsabilità, a nostro avviso, oltre che dei vertici societari della ditta appaltante, della parte committente.

A questo punto alcune domande sono d’obbligo:

a) Con quali modalità l’Azienda Speciale, nel suo ruolo di committente, ha vigilato sulle attività delle società a cui sono stati affidati i lavori?
b) Come ed in che modo è stata garantita, semmai lo sia stata, la sicurezza dei bagnanti?
c) come intende porsi l’Azienda Speciale rispetto al sotto salario erogato ai bagnini e, eventualmente, anche ad altre figure professionali?

Oggi, di fronte alla denuncia dei fatti formulata, sia in sede amministrativa che giudiziaria, dalla UILTUCS, l’Amministrazione Comunale non può certo esimersi dall’assumersi la responsabilità di fatti di cui si è resa connivente dal momento in cui ha modificato le proprie delibere per accogliere le incongruenze previste nel piano Aziendale e che il silenzio assordante con cui sta affrontando la vicenda aggrava.

E d’altronde è indiscutibile che se legalità e diritti vengono lesi su un territorio, e questo non è certo il primo caso che si verifica a Terracina, la responsabilità politica non può che ricadere su chi tale territorio governa”.

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