L’associazione Antigone presenta il rapporto “Salute, tecnologie, spazi, vita interna: il carcere alla prova della fase “: carcere di Latina in percentuale più sovraffollato d’Italia
Le presenze in carcere, a fine luglio, si attestano a 53.619 unità, dopo le misure adottate in marzo con il decreto Cura Italia nella fase di emergenza Covid, e il tasso di affollamento ufficiale si ferma per ora al 106,1% (era del 119,4% un anno fa) ma in ben 24 istituti supera ancora il 140% e in 3 si supera il 170% (Taranto con il 177,8%, Larino con il 178,9%, Latina con il 197,4%).
È quanto emerge dal rapporto di metà anno sulle carceri dell’associazione Antigone, la quale rileva che il reale tasso di affollamento nazionale è superiore a quello ufficiale in quanto alcune migliaia di posti letto non sono attualmente disponibili a causa della chiusura dei relativi reparti. In un anno le presenze sono calate in media dell’11,7% ma il dato a livello regionale è molto disomogeneo: -19,8% in Emilia-Romagna, -15,2% in Campania, -13,9% in Lombardia, -11,0% in Piemonte, -7,4% in Sicilia, -7,3% in Veneto. Le Marche sono l’unica regione in Italia in cui la popolazione detenuta è nell’ultimo anno aumentata, con una crescita dell’1,1%. Per evitare il rischio che le carceri “possano trasformarsi nelle nuove Rsa” e che “a settembre diventino nuovi focolai” bisogna andare avanti con “politiche dirette a ridurre la popolazione detenuta“, ha sottolineato il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella: in particolare, per “assicurare il distanziamento fisico”, la soluzione proposta da Antigone sta nel ricorso alle “misure alternative“: nel dossier presentato oggi, si osserva che vi sono oltre 13mila persone detenute che per preclusioni di varia natura permangono in carcere nonostante un residuo pena basso. Al 20 maggio, riferisce Antigone, in 962 avevano una condanna inferiore a un anno e al 30 aprile 12.519 persone detenute dovevano scontare una pena o un residuo pena inferiore ai 3 anni.
Secondo gli ultimi dati disponibili i casi totali di Coronavirus in carcere fino al 7 luglio sono stati 287 con un picco massimo nella stessa giornata di 161 persone positive. Le misure prese a marzo a livello periferico sono state determinanti. Focolai si sono riscontrati a Saluzzo, Torino, Lodi (poi trasferiti a Milano), Voghera, Piacenza, Bologna e Verona. Lunghi alcuni decorsi della malattia, che hanno raggiunto anche i tre mesi. Per il coronavirus hanno perso la vita in tutto 4 detenuti, 2 agenti di polizia e due medici penitenziari. Più che in passato sono disponibili per personale e detenuti dispositivi di protezione individuale.