CAPORALATO, PROCESSO “COMMODO” QUASI CONCLUSO: “I LAVORATORI COSTRETTI A FARE LE PRATICHE CON UN ALTRO SINDACATO”

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“Commodo”, il processo sullo sfruttamento dei lavoratori nella provincia di Latina è arrivato alle battute finali: ascoltato l’ultimo testimone dell’accusa

“I lavoratori erano costretti a fare le pratiche per la disoccupazione con un altro sindacato”. È una delle frasi più significative di un sindacalista della Uil di Sezze – Dorin Briciu, di nazionalità rumena, responsabile del sindacato nel comparto agricolo – chiamato testimoniare nel processo derivante dall’inchiesta della Procura di Latina denominata “Commodo”. Sul banco degli imputati Luigi e Chiara Battisti, Daniela Cerroni e l’ex sindacalista della Cisl, Luigi Vaccaro.

L’operazione di polizia, a seguito dell’ordinanza restrittiva emessa dal G.I.P. del Tribunale di Latina Gaetano Negro, scattò a gennaio 2019 con l’arresto “eccellente” dell’allora segretario provinciale Fai Cisl Marco Vaccaro. Le misure cautelari furono portate a termine dallo SCO e dalla Squadra Mobile di Latina, coordinati dalla Procura pontina, contro lo sfruttamento dei lavoratori agricoli nelle campagne dell’agro pontino e di tutta la regione.

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In manette finirono i fondatori della cooperativa Agri Amici di Sezze, accusata di reperire gli agricoltori poi sfruttati, Luigi Battisti Daniela Cerroni. Ai domiciliari l’ispettore del lavoro Nicola SpognardiLuca Di Pietro, formalmente presidente della suddetta cooperativa, e Chiara Battisti, figlia di Luigi. Tutti, tranne Di Pietro, hanno scelto il rito ordinario e sono sotto processo presso il Tribunale di Latina.

In udienza preliminare, nel 2021, sono stati condannati col rito abbreviato Luca Di Pietro, Presidente della coop Agriamici, e Nicola Spognardi, ispettore del lavoro. Di Pietro a due anni e mezzo di reclusione e alla multa di 100mila euro. Spognardi, accusato di aver coperto l’allora cooperativa Agriamici in cambio di utilità, tanto da dare indicazioni per schivare i controlli del suo stesso Ufficio, a un anno e quattro mesi.

Infatti, oltre ai destinatari della misura cautelare, che permise di disarticolare il sistema di protezione e collusione che rendeva possibile lo sfruttamento selvaggio della manodopera straniera, vi furono ulteriori 50 indagati, tra cui imprenditori agricoli, commercialisti, funzionari ed esponenti del mondo sindacale, che avrebbero dovuto vigilare sulla legalità nel mondo del lavoro e tutelare i lavoratori.
Gli indagati, per mezzo della cooperativa Agri Amici di Sezze, si sarebbero adoperati, secondo l’accusa, nel reclutamento e nello sfruttamento di stranieri centrafricani e rumeni, somministrando illecitamente la loro manodopera a centinaia di azienda agricole committenti, con un monopolio nelle provincie di Latina, Roma, Frosinone e Viterbo.

Oggi, nel corso della testimonianza, il sindacalista della Uil non ricordava molto delle dichiarazioni rese nel 2018 alla Squadra Mobile. Al centro delle attenzioni delle domande del pubblico ministero Valerio De Luca la cooperativa Agri Amici attorno alla quale sarebbero ruotate le pratiche illegali oggetto del processo. “I braccianti venivano da noi per sbrigare le pratiche di disoccupazione – ha detto il sindacalista della Uil setina -. Tutti dichiaravano un totale di ore rispetto a quelle effettivamente lavorate che erano di più. Una condotta che era comune a molte cooperative”.

“Sulla busta paga – ha spiegato il testimone sollecitato dal pubblico ministero – venivano segnate 8 giornate a fronte di 30 giornate”. Successivamente – come gli ha ricordato il pm De Lica – il sidnacalista Uil dichiarò che le giornate erano aumentate fino a 10 12. Un aumento dovuto all’obiettivo di raggiungere l’indennità di disoccupazione, dal momento che la disoccupazione agricola è legata ai giorni lavorativi effettuati.

“La paga oraria dei lavoratori di Agri Amici – ha ricordato il testimone – era di 4,50 euro all’ora”. Dopo l’inchiesta della Procura, i lavoratori della Agri Amici iscritti alla Uil diminuirono: dapprincipio il 70% era iscritto al sindacato. “Successivamente furono obbligati a passare a un’altra sigla sindacale. Facevano la pratica da Agri Amici dove c’era all’interno una sigla sindacale”. Da chi fossero costretti e in che modo, il testimone non ha saputo dirlo.

Il primo collegio, presieduto dal giudice Gian Luca Soana, di fronte al quale si svolge il processo, ha rinviato alla data del 10 dicembre quando verranno ascoltati un consulente della difesa e l’eventuale esame degli imputati. Nel processo sono costituiti parti civili ammesso l’Inps e diversi lavoratori.

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