Parco San Marco a Latina: sull’imminente apertura del cantiere per la costruzione di un parcheggio. La lettera aperta di Collettivo Autorganizzato Swamp, Compagnia del Libero Orto, Collettivo 6 Gennaio e Centro Studi Autogestito Extera
LA NOTA – Siamo ragazze e ragazzi cresciuti con Parco San Marco al centro delle nostre vite. In quello spazio verde che macchia felicemente il quartiere abbiamo imparato ad andare in bicicletta, a giocare a pallone, a stringere legami di cittadinanza e partecipazione attiva alla vita della città. Abbiamo appreso dalla stampa che una parte del Parco verrà distrutta per fare posto ad un parcheggio che occuperà l’area esatta che costituisce il nucleo centrale del Libero Orto, progetto che ha ricondotto al centro della vita del quartiere R6 – Rione Isonzo il Parco San Marco, riportando all’attenzione della comunità la gestione dal basso di uno spazio condiviso di socialità e di aggregazione.
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Tuttavia, questa area è considerata come uno spazio non produttivo e tanto meno funzionale alla fruibilità cittadina. Tale sarebbe la motivazione di base che avrebbe spinto l’amministrazione a considerare la costruzione del parcheggio, giustificato poiché nei pressi dell’Ospedale Santa Maria Goretti.
L’area che sarà devastata, resa sterile e antiestetica è in realtà stata da noi dedicata nel 2015 alla memoria di Adriano Tesini, abitante del quartiere e grande amante del Parco, dei cani e degli alberi, deceduto proprio a Parco San Marco in seguito ad un tragico incidente. Si tratta quindi di un luogo simbolicamente rappresentativo delle tante persone che si sono occupate in prima persona della salvaguardia del Parco. È uno spazio che ha ospitato assemblee e momenti di dibattito, come quelle organizzate dal Comitato No Corridoio Roma-Latina per la Metropolitana Leggera o quelle a sostegno del popolo curdo, nonché altre iniziative di carattere sociale e solidale.
Nella giornata del 25 aprile 2019, abbiamo piantato gli alberi in ricordo dei caduti partigiani del territorio pontino-lepino. Il 1° Maggio dello stesso anno, abbiamo praticato lo sciopero a rovescio, una pratica di lotta dei movimenti contadini della zona lepino-pontina, piantando alberi da frutto e lavorando il Parco contro la precarietà a cui siamo costrette e costretti, ospitando e sostenendo la lotta dei riders, discutendo sulle forme più diffuse di lavoro subordinato e sfruttamento invisibile.
Il 29 aprile 2021 abbiamo simbolicamente aperto un contro-cantiere, circondando gli alberi del Boschetto di Adriano con del nastro rosso e bianco e appendendo cartelli che ne raccontano la storia.
Del centinaio di alberi piantati dalla Compagnia del Libero Orto, dal 2011 ad oggi, quei sei esemplari in particolare sono stati messi a dimora proprio lì, sotto la finestra da cui si affacciava il signor Adriano, per dedicargli un bosco vivo e rigoglioso e per colorare il mondo di verde, come scrisse Enrico, figlio di Adriano, commentando una delle ultime piantumazioni in sua memoria.
Ci preoccupa fortemente che questi alberi siano abbattuti – o spostati con cure non adeguate – e che il Parco non riesca più a tramandare la memoria degli uomini e delle donne che lo hanno curato con amore e dedizione.
Attraverso le parole dell’assessore Bellini, l’amministrazione comunale ha voluto rassicurarci dicendo che nessun esemplare verrà abbattuto, ma che verranno tutti spostati altrove, esponendoci con l’occasione ulteriori motivazioni politiche e strategiche inerenti alla costruzione del parcheggio.
Mossi da un sentito desiderio di resistere agli sprechi e alla gestione non sostenibile della città e nello spirito di un confronto democratico, rispondiamo pubblicamente all’Assessore Bellini e all’Amministrazione Comunale tutta, con l’intento di avviare momenti di discussione dal basso sulle potenzialità verdi della città e sull’idea di dimensione urbana che si vuole portare avanti a livello politico e istituzionale, nella speranza di estendere alla totalità della cittadinanza un dibattito sugli spazi verdi urbani e di istituire pratiche collettive volte al contrasto della crisi climatica.
La lettera all’assessore Dario Bellini, firmata da Collettivo Autorganizzato Swamp, Compagnia del Libero Orto, Collettivo 6 Gennaio e Centro Studi Autogestito Extera
Gentile assessore Bellini,
Siamo ragazze e ragazzi cresciuti con Parco San Marco come parte integrante delle nostre vite; uno spazio verde su cui abbiamo imparato ad andare in bicicletta, a giocare a pallone, a vivere la città. Siamo contenti che l’amministrazione comunale sia attenta alle tematiche sulla salvaguardia dell’ambiente e che il progetto del parcheggio sia stato pensato per essere a minor impatto possibile. Parco San Marco è uno spazio di socialità e di comunità fondamentale per tutte e tutti le/gli abitanti del quartiere e per tutta la cittadinanza.
Il parco era importante anche per Adriano Tesini, amico del Libero Orto e dei suoi alberi, deceduto nel 2015 a causa di un tragico incidente avvenuto proprio nel parco.
Ci preoccupiamo che questi alberi, messi a dimora sotto la finestra dell’appartamento di Adriano, non vengano abbattuti e che il parco possa conservare la memoria di chi gli ha voluto bene.
Espresso questo punto prioritario, vorremmo condividere con Lei alcune considerazioni di carattere politico.
Siamo assolutamente d’accordo che la cittadinanza abbia bisogno di mezzi adeguati per recarsi all’Ospedale Santa Maria Goretti e per curarsi, sopratutto in un momento difficile come questo.
Il diritto alla salute e la salvaguardia dell’ambiente sono i temi fondamentali di questo momento storico e vanno affrontati con la massima cura e attenzione da parte delle istituzioni, senza prediligere un tema a discapito dell’altro.
Viviamo quotidianamente i problemi legati alla mobilità in questa zona. Problemi derivanti anche dall’impossibilità per i cittadini e le cittadine di Latina e dintorni di raggiungere l’ospedale con il trasporto pubblico. Ad oggi non esistono linee di trasporto pubblico dedicate all’ospedale Santa Maria Goretti. Ci sono fermate delle linee scolastiche su Via Michelangelo Buonarroti, le fermate di Viale XXI Aprile e Via Marconi, lontane dall’ingresso dell’ospedale, ma non esiste una linea dedicata, come avviene invece per l’ICOT. Muoversi con il trasporto pubblico – anche se con più comodità grazie alle nuove vetture – è ancora difficile: sono poche le corse che collegano città e borghi, c’è una grande difficoltà di trovare coincidenze tra più linee e alcune zone della città, come avviene per le fermate attraversate solo dalla linee scolastiche che passano una volta al giorno.
Le cittadine e i cittadini di Latina si affidano al trasporto privato perché non si fidano di quello pubblico.
Ampliare e implementare il trasporto pubblico, la micromobilità dai parcheggi già esistenti (si pensi al parcheggio del Mercato del Martedì, vuoto per la maggior parte della settimana) verso aree essenziali per la vita cittadina (ospedale, uffici amministrativi ecc…) può essere una soluzione.
La costruzione di un nuovo parcheggio dà l’idea che a Latina sia possibile spostarsi solo con mezzi privati. Incentivare il trasporto privato significa aumentare l’inquinamento acustico nel parco, per gli abitanti limitrofi all’area, i pazienti dell’ospedale, la comunità umana e non-umana che vive Parco San Marco. Significa soprattutto però non ridurre l’inquinamento dell’aria.
Il nostro comune, secondo il rapporto Ecosistema urbano del 2020, report sulle performance ambientali dei capoluoghi italiani presentato da Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 ore, su dati raccolti nel 2019, si classifica al 96esimo posto su 104. Sempre secondo il report, Latina è tra quelle città italiane che, sul tema della qualità dell’aria, non rispettano tutti i valori guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla tutela della salute umana, per PM10, PM2,5 e NO2.
Nelle tabelle sulla qualità dell’aria di Legambiente la nostra città ha ottenuto dei risultati che ci dovrebbero far riflettere su quanta strada ci sia da fare e sul fatto che disincentivare il trasporto privato, a favore del trasporto pubblico e della mobilità sostenibile, sia una assoluta priorità.
In questo caso sì, salute e tutela dell’ambiente sono direttamente collegate.
Il problema ha continuato a persistere anche nel 2020, anno della pandemia globale. Secondo il rapporto speciale Mal’aria di Legambiente del 2021, Latina è all’interno della classifica dei capoluoghi di provincia che nel 2020 hanno superato il valore medio annuale suggerito dalle Linee guida dell’OMS per le polveri sottili (Pm10). Pur non essendo tra le peggiori città come inquinamento dell’aria, per la salute pubblica questo posizionamento non è abbastanza. Citando le parole di Legambiente: “Intervenire quindi in maniera rapida ed efficace sulla riduzione dell’inquinamento atmosferico nel nostro Paese è una priorità esattamente come prioritaria è stata, e continuerà ad essere, la battaglia contro il Covid19. Fino ad oggi, però, questa percezione non è stata recepita dalla classe dirigente italiana, o quantomeno non è stata affrontata in maniera strutturale e con una pianificazione adeguata. Lo dimostrano le due procedure di infrazione comminate all’Italia per il mancato rispetto dei limiti normativi previsti dalle Direttiva europea per il Pm10 e gli ossidi di azoto, a cui si è aggiunta lo scorso novembre una nuova lettera di costituzione in mora da parte della Commissione europea in riferimento alle eccessive concentrazioni di particolato fine (Pm2,5) a cui ora l’Italia dovrà rispondere, essendo state giudicate “non sufficienti” le misure adottate dal nostro Paese per ridurre nel più breve tempo possibile tali criticità.”
Le politiche pubbliche per la tutela della salute e dell’ambiente dovrebbero favorire un trasporto pubblico efficiente verso i presidi sanitari, navette riservate per le soggettività fragili (un servizio pubblico che esiste già in tantissimi comuni italiani), destinare posti macchina gratuiti fra quelli già esistenti a chi deve recarsi presso le strutture sanitarie e costruire un sistema di micro-mobilità e mobilità sostenibile dai grandi parcheggi della zona (mercatino di Via Verdi, parcheggi dell’area del mercato del martedì…) per recarsi all’ospedale.
In questo discorso non stiamo neanche considerando che il problema di aumento del volume di traffico verso l’ospedale Santa Maria Goretti è dovuto anche ad una politica di accentramento dei servizi sanitari che depotenzia o chiude le strutture sanitarie nelle aree e nei paesi limitrofi al nostro capoluogo.
Un ultimo punto che vogliamo trattare è quello relativo ad uno sviluppo di politiche pubbliche dal basso e progettazione collettiva tra istituzioni e cittadini, tema molto caro alla vostra amministrazione che ha costituito numerosi patti di collaborazione, in diverse aree della città.
Vogliamo trattare questo tema con le parole del prof. Paolo Gruppuso, rispetto al concetto di convivialità, anche per ritornare sull’importanza di un dibattito su un’idea di città condivisa e plurale, con il supporto di studiosi di varia origine, dagli esperti in scienze naturali a quelli esperti in scienze sociali. Il prof. Gruppuso scrive, in merito al concetto di convivialità che “questo principio si radica nell’idea della città come ‘bene comune’ che si articola attraverso tutte quelle aree in cui l’uomo sperimenta pratiche di convivialità con il non-umano che nascono dal basso e che prescindono dalla pianificazione imposta dall’alto. Convivialità – vivere con – è un principio che non è interessato alle quantità, ma alla qualità delle relazioni che un luogo esprime attraverso le pratiche di vita di umani e non-umani che abitano, attraversano e si prendono cura di quel luogo, fuori dai tempi e dagli spazi del mercato degli ecosistemi, che riduce il vivente a risorsa. Laddove la sostenibilità urbana si esprime attraverso aree verdi progettate a tavolino, la convivialità si dispiega in luoghi che emergono e crescono con le attività dei viventi che le vivono e le frequentano nella loro quotidianità.
Il caso in oggetto, in cui un’amministrazione sensibile ai temi della sostenibilità vuole trasformare il bosco di Adriano in un parcheggio, è l’esempio che mi mancava a lezione: al fine di costruire un’area verde’, con ‘soluzioni basate sulla natura’, progettata dall’alto e a tavolino, si trasforma in un parcheggio un luogo conviviale che nasce e cresce con le attività di chi negli anni lo ha frequentato e se n’è preso cura.”
Non è solo una questione legata al parco, ma un tema molto più ampio, legato ad un’idea di città e alla sua progettazione politica.
Accettiamo molto volentieri il suo invito a confrontarci pubblicamente, dal vivo o online, su questi temi. Vorremmo che il nostro confronto sia il più aperto e inclusivo possibile verso tutte quelle realtà associative e informali che, nel loro piccolo, lavorano e sono attive per costruire un’altra idea di città. Ci piacerebbe molto, se le misure sanitarie per contrastare la pandemia da Covid19 lo permettono, organizzare un momento di dibattito pubblico proprio al Libero Orto, per riempire di discussione politica e sociale un luogo che sulla carta viene descritto come “non produttivo”.
Sperando di trovare sempre, in Lei e nell’amministrazione comunale, un interlocutore con cui costruire dibattiti sani e costruttivi, nel rispetto del dialogo aperto e democratico, la ringraziamo per la cortese attenzione.