Il caso di Martina Capasso, quindicenne di Latina, che si era allontanata da casa con Angelo Cangianiello di 38 anni era finito addirittura a “Chi L’ha Visto?”, la trasmissione specializzata nella ricerca di persone scomparse. Durante un accorato appello apparso su Lazio Tv a settembre, il padre di Martina aveva lanciato un chiaro messaggio alla figlia: “ma lo sai con chi stai?” I due erano stati poi ritrovati lo scorso primo ottobre dai Carabinieri alla stazione di Latina Scalo e nello zainetto della ragazza era stato ritrovato del metadone. In quell’occasione Cangianiello era stato arrestato con l’accusa di aver ceduto del metadone prelevato dal Serd di Napoli ad una minore (si legga Angelo: storia di uno spacciatore o altro?).
Angelo Cangianiello è un soggetto noto alle Forze di Polizia, inquadrato come un criminale comune. Nel 2009, l’uomo era stato arrestato insieme al fratello per aver rapinato un dipendente dell’ospedale Santa Maria Goretti, minacciandolo con una siringa sporca di sangue. Subito dopo la rapina, i fratelli erano fuggiti a bordo di un’auto rubata, salvo poi essere bloccati dalle forze dell’ordine. Alla vista degli agenti, come riportano le cronache dell’epoca, i due li avrebbero minacciati con la stessa siringa utilizzata per effettuare la rapina al Goretti.
Tornando alla relazione tra Angelo e Martina, Canganiello avrebbe conosciuto l’adolescente pontina pochi giorni dopo esser uscito dal carcere e da lì, secondo l’accusa, i due avrebbero pianificato il viaggio al solo scopo di reperire la sostanza di derivazione sintetica dell’oppio. Secondo la difesa dell’uomo, rappresentata dall’avvocato Adriana Anzeloni, i due invece si sarebbero conosciuti per caso a Latina e avrebbero deciso di fare una gita a Napoli affinché Martina “sbollisse” le ire conseguenti ad un litigio con la propria famiglia. I due avrebbero deciso di dormire a Napoli a casa di amici di cui però Cangianiello non ricordava il nome. Particolare che ha indotto il gip Pierpaolo Bortone a non credere troppo alla semplice versione della fuga d’amore.
Il 24 ottobre i giudici del tribunale del riesame di Roma avevano del resto giudicato le accuse nei confronti di Cangianiello fondate e la misura cautelare del carcere era stata confermata, respingendo così il ricorso dell’avv. Anzeloni ( Confermate le accuse: Cangianiello resta in carcere) . Ora la Procura di Latina ha chiuso l’inchiesta e ha chiesto il giudizio immediato per l’imputato. Un rito previsto dal Codice di Procedura Penale quando c’è l’evidenza della prova. Il processo verrà calendarizzato per gennaio.