Operazione Anni 2000: è stata scarcerata Maria Carmina Messore, l’unica donna indagata negli arresti disposti dalla DDA di Roma tra Santi Cosma e Damiano, Castelforte e altri Comuni del sud pontino
La donna, che ha sposato il nipote del boss Antonio Antinozzi, Vincenzo De Martino, è accusata di far parte di un’associazione mafiosa (416bis) finalizzata al narcotraffico e alle estorsioni nel contesto dell’indagine che ha colpito i clan Antinozzi e Mendico, gravitanti tra Santi Cosma e Damiano e Castelforte con propaggini a Minturno e nel sud pontino in genere.
Il Gip del Tribunale di Roma Daniela Caramico D’Auria ha accolto l’istanza di sostituzione della misura presentata dagli avvocati Pasquale Cardillo Cupo e Pasqualino Santamaria nonostante il parere contrario del Pubblico Ministero. Per gli avvocati difensori, dirimenti gli elementi dell’incensuratezza di Marica (così tutti la chiamano) Messore e del tempo trascorso dai fatti contestati, più la presenza di minorenni nel nucleo familiare. La Messore sarà da oggi agli arresti domiciliari.
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La donna 38enne è citata anche per un episodio piuttosto rilevante. A Minturno, secondo la DDA, Maria Carmina Messore avrebbe gestito i manifesti durante la campagna elettorale per le amministrative 2016. Al momento di un diverbio perché un “guaglione” aveva rimosso manifesti elettorali che non doveva rimuovere, Marica interviene “…è successo un bordello… sono venuti al bar a chiamarmi che certa gente aveva stracciato i manifesti…certi guaglioni…appena se ne sono andati dal bar so’ partita e sono andata a Minturno…ho acchiappato tutti quanti….zio Antonio…Antonio è il capoclan…io sono Marica Messore e non rispondete! Qualsiasi cosa deve passare per là. Punto“. Dopo lo sfogo della donna, nessuno più ha osato strappare manifesti.
La Messore, nell’ottobre del 2019 fu arrestata, insieme al marito e ad Antonio Reale, dai Carabinieri di Formia nella zona di Cerri Aprano.
Nel vano motore i militari, che agirono insieme all’unità cinofila della Guardia di Finanza, trovarono 455 grammi di cocaina, sequestrati, insieme a cinquemila euro circa. Anche quella volta, alla donna furono concessi i domiciliari.