Camorra a Terracina, nell’inchiesta dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina e della DDA di Roma viene delineata la vicenda che ha messo di fronte l’affiliato al clan Licciardi, Eduardo Marano, e il pluripregiudicato di Latina Gianluca Tuma, da sempre legato a Costantino “Cha Cha” Di Silvio
Eduardo Marano non si fermerebbe neanche di fronte a personaggi ritenuti legati, come prestanome, a pluripregiudicati del territorio, come nel caso del latinense Gianluca Tuma. Insieme a Paolo Coppola (parente dell’imprenditore e gestore di un pub, Domenico Scevola, anche lui indagato) avrebbe provato a estorcere un uomo originario del nord Africa, legato a al pluripregiudicato di Latina, Gianluca Tuma, che aveva avviato lavori di ristrutturazione di un locale in via del Porto a Terracina, vicino al locale del medesimo Coppola. Un intralcio quei lavori, tanto che quest’ultimo avrebbe minacciato l’uomo legato a Tuma dicendogli: “Se io voglio ti faccio aprire e chiudere quando voglio, non sarò io a parlarti ma un uomo che sta sopra di me”, riferendosi a Eduardo Marano.
È il novembre 2019. Marano trova una composizione con Tuma, tanto da ripresentarsi presso il locale dell’uomo, facendo i complimenti all’uomo di origine nordafricana e lasciando intendere che poteva continuare i lavori. Insomma, Marano e Coppola si fermano solo perché interviene il pluripregiudicato di Latina Gianluca Tuma, legato da sempre a Costantino “Cha Cha” Di Silvio.
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In tale occasione, a novembre 2019, così come ricostruiscono gli inquirenti, Tuma non aveva detto niente, ma dopo circa dieci giorni, si era presentato dall’italo-nordafricano una persona in bicicletta, il quale gli aveva detto di essere colui che stava “sopra” a “Paolo” (nda: Coppola) e, dopo essersi complimentato con lui per il successo, nonostante la giovane età, nell’avviamento di tre locali, gli aveva detto di aver avuto risposta alla sua domanda quando aveva saputo che “dietro a queste attività” c’era Tuma, chiedendogli poi di salutarglielo. Quell’uomo in bicicletta era Marano. Un rispetto forse dovuto al fatto che Tuma aveva avuto un’influenza sui Travali di Latina (clan cittadino dedito a spaccio ed estorsioni) e il deceduto Giuseppe Travali, padre dei fratelli Angelo e Salvatore, (nda: che sarebbe dovuto essere tra gli imputati di Reset, ma è deceduto) era stato socio con Gennaro Marano: cogestivano il King, un locale, ormai chiuso, che si trovava sulla SS Pontina.
Il giovane italo-nordafricano, peraltro, era stato individuato dalla Squadra Mobile di Latina, nell’ambito dell’indagine “Ottobre Rosso”, come prestanome di Tuma insieme al padre, sebbene i loro arresti richiesti dalla Procura sono stati rigettati nel 2021 dal Gip di Latina, Giuseppe Cario, poiché il medesimo giovane, estromesso dall’attività che gestiva da oltre 10 anni – il noto pub a Latina “Le Streghe” – si era distaccato da Tuma.
