BIMBO MORTO NELL’ASCENSORE DELLA METRO: DEFINITIVA LA CONDANNA PER IL TECNICO ATAC

Bimbo di 4 anni morto nell’ascensore della metro a Roma: la Corte di Cassazione ha confermato la condanna ad otto mesi di Flavio Mezzanotte per omicidio colposo

A dicembre dell’anno scorso, la Corte d’Appello di Roma aveva ridotto a 8 mesi la condanna di Flavio Mezzanotte, 39enne dipendente dell’Atac, accusato di omicidio colposo. Ora, la Corte di Cassazione ha confermato la medesima condanna per omicidio colposo.

In primo grado, la Procura di Roma aveva chiesto una condanna a due anni e quattro mesi di reclusione per il tecnico Atac che, nel luglio 2015, aveva provato ad aiutare una mamma, Francesca Giudice, e il suo bimbo di Sermoneta, Marco Grandeforte, di quattro anni, rimasti chiusi nell’ascensore della stazione metro di Furio Camillo a Roma.

Mezzanotte doveva rispondere dell’accusa di omicidio colposo poiché, secondo la Procura, non avrebbe dovuto effettuare la manovra di salvataggio, spettante ai tecnici qualificati. A luglio 2021, l’uomo è stato condannato alla pena di 2 anni di reclusione da parte del giudice monocratico del Tribunale capitolino che ha riconosciuto ai famigliari la provvisionale di 440mila euro.

Il piccolo Marco morì dopo un volo di oltre venti metri nella tromba dell’ascensore della stazione metro di Furio Camillo a Roma. “Ho preso il primo ascensore, quello che sta per strada, per scendere giù al livello dei tornelli – raccontò la madre del piccolo – Avevo il bambino e il passeggino con me e non ho voluto prendere le scale mobili. Poi ho timbrato il biglietto e sono salita sul secondo, quello che sta dietro al gabbiotto all’ingresso della stazione, giù. Le porte si sono chiuse, l’ascensore si è mosso appena verso il basso. Poco, però”.

Bloccati nell’ascensore, mamma e figlio chiesero aiuto al personale Atac presente nel gabbiotto. È stato allora che Mezzanotte aprì il pannello laterale dell’ascensore. Un gesto che secondo l’accusa fu conseguente al volo di oltre 20 metri. Fatali i 40 centimetri di vuoto in cui cadde il bambino.

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