ATTENTATO DI FUOCO A LENOLA, IL SINDACO: “MIO NIPOTE VIDE UN RAGAZZO ANDARE VIA COL MOTORINO”

Minacce al Sindaco di Lenola e danneggiamento seguito da incendio: prosegue il processo con l’esame dei testimoni

Prosegue il processo derivante dall’inchiesta che ha portato agli arresti di Vincenzo Zizzo e Pasquale Spirito, il primo accusato di essere il mandante dell’attentato di fuoco ai danni dell’auto del sindaco di Lenola, Fernando Magnafico. Alla base della ritorsione ci sarebbe l’assegnazione di un chiosco in località Colle.

Imputati nel processo, dinanzi al primo collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Gian Luca Soana, sono Vincenzo Zizzo (42 anni, di Fondi), accusato di essere il mandante dell’attentato incendiario, Pasquale Spirito, accusato di spaccio di sostanze stupefacenti, e il 37enne albanese Riza Muco, che deve rispondere di reati di spaccio di sostanze stupefacenti. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Giulio Mastrobattista, Atena Agresti e Fabio Bucci. Costituito come parte civile anche il Comune di Lenola, assistito dall’avvocato Walter Marrocco.

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Zizzo, come noto, è accusato di aver dato mandato a un esecutore, rimasto ignoto, di dare fuoco all’auto del sindaco. L’accusa è rappresentata dal pubblico ministero Valentina Giammaria che ha chiesto il rinvio a giudizio per gli imputati, ottenendola a marzo scorso in sede di udienza preliminare. 

In particolare, il 42enne di Fondi, Vincenzo Zizzo, è accusato di violenza o minaccia ad un Corpo politico, amministrativo o giudiziario o ai suoi singoli componenti e, insieme a Pasquale Spirito, anche di detenzione e spaccio di ingenti quantitativi di stupefacenti (hashish e cocaina), estorsione (quali forme di recupero credito connesse alle cessioni di narcotico), detenzione e porto illegale di armi.

Dopo gli arresti, il 42enne, così come Spirito, si era avvalso della facoltà di non rispondere per quanto riguarda i capi di imputazione inerenti allo spaccio di droga, ma aveva risposto sull’attentato nei confronti di Magnafico. Zizzo si era dichiarato innocente, negando di essere stato il mandante dell’incendio ai danni dell’auto del primo cittadino di Lenola. Peraltro, il 42enne aveva spiegato che le frasi che gli vengono attribuite e intercettate dai Carabinieri non erano riferibili all’attentato di Magnafico, ma si trattava semplicemente di critiche politiche ancorché aspre. In sostanza, Zizzo aveva giustificato le affermazioni contro Magnifico, poiché non condivideva le sue scelte amministrative. “Erano giudizi politici e personali che non possono essere indizi di colpevolezza”, aveva ribadito al Gip Molfese.

Oggi, 9 dicembre, in una udienza durata dall’una fino al pomeriggio inoltrato, sono stati ascoltati altri testimoni dell’accusa, tra cui il sindaco di Lenola, Fernando Magnafico. Il primo testimone ad essere escusso è stato un infermiere di Lenola, conoscente di Zizzo e consumatore di sostanza stupefacente acquistata dallo stesso Zizzo. Il testimone ha negato la circostanza: “Ogni tanto facevamo una serata insieme, assumendo sostanza stupefacente”. Il pubblico ministero Valentina Giammaria ha ricordato al testimone quello che ha dichiarato a sommarie informazioni, ossia che Zizzo lo avrebbe minacciato di “ridurgli la testa a una lattina di Coca-Cola”, se non gli avesse dato i soldi della cocaina acquistata. L’infermiere, però, nel corso della sua testimonianza, denota paura, tanto che ad un certo punto esclama: “Ho tre bambini, non voglio trovarmi in mezzo a cose”. Tuttavia, l’infermiere tiene a ribadire di non aver paura di Zizzo, presente in Aula dietro le sbarre. “Non ho paura di Vincenzo Zizzo, né mi ha minacciato. Ma se vengono dieci persone contro di me…”.

La discrasia tra ciò che il testimone ha dichiarato ai Carabinieri e quello che dichiara oggi è evidente, a tal punto che il testimone dice di aver comprato da Zizzo solo crocchette e pellet, mai cocaina.

Il momento clou dell’udienza è sicuramente l’escussione del sindaco di Lenola, Fernando Magnafico, primo cittadino dal 2018 e al secondo mandato, di professione dipendente della Polizia Provinciale a Fondi. L’interrogatorio dura circa quattro ore. Le domande del pm si rivolgono al settembre 2023 quando Magnafico, dopo la notte tra il 16 e il 17 dello stesso mese, sporge querela contro ignoti in quanto la sua auto va a fuoco: “Fu il figlio di mia nipote a vedere un ragazzo allontanarsi con il motorino mentre la mia auto bruciava”.

Il sindaco racconta di essere stato svegliato dal figlio: “Scendemmo giù per spegnere l’auto, ma non siamo riusciti a domare le fiamme. Chiamammo i Carabinieri e vennero sia il comandante della Stazione di Terracina che quello di Lenola”. I militari chiedono al sindaco cosa fosse successo. “Io ricordavo solo di aver parlato con un signore di Lenola che mi chiedeva di aiutare con un lavoro Matteo Carmelo. A me venne in mente che avevamo preso 8mila euro con i fondi Pnrr e dissi che al massimo poteva lavorare per una estate”. Dopo qualche tempo, il sindaco incontra il signore che aveva caldeggiato un lavoro per Matteo Carmelo (nda: di seguito arrestato per spaccio di droga): “Io ero preoccupato perché la madre mi aveva detto che il ragazzo aveva iniziato a spacciare. Aveva i soldi, ma non lavorava e la madre era preoccupatissima”.

È lo stesso sindaco a ricordare che il signore che conosceva Carmelo fermò Vincenzo Zizzo così da chiedergli del ragazzo. “Io dissi a Zizzo – spiega il sindaco – che se Carmelo stava facendo qualcosa di losco, magari era meglio avvertirlo per dirgli di stare attento”. La notte dell’incendio, emerge che il sindaco era stato contattato su Messenger da parte di una donna, mentre l’auto stava bruciando: “Mi disse: forse si sono sbagliati con te. Due notti prima avevano incendiato la sua auto”. La donna abita vicino alla casa del Sindaco: “Ricordo la sua auto incendiata pochi giorni prima. Distava un centinaio di metri dalla mia”.

Il primo cittadino spiega di conoscere Vincenzo Zizzo: “È sempre stato un buon imprenditore e anche noi come amministrazione ci eravamo rivolti a lui. Sapevamo che aveva avuto problemi con la giustizia. Era stato coinvolto in una vicenda con 5 chili di cocaina, ma ne uscì pulito”. Con l’imputato, il sindaco ricorda di avere avuto a che fare per un terreno acquistato dal Comune per l’ampliamento del cimitero nel 2022: “Parecchi mesi dopo, mi chiamarono perché dal terreno che avevamo acquistato, stavano portando via la legna”. Al che il sindaco chiamò la Forestale, dopodiché i carabinieri chiamarono il sindaco: “Mi dissero che dovevo andare lì. Sul luogo, c’era un po’ di gente, tra cui Vincenzo Zizzo”.

L’episodio passò in cavalleria. “So solo che i carabinieri forestali vennero in Comune per acquisire i video e capire chi aveva prelevato la legna. In realtà fu Vincenzo Zizzo a dire di essere l’unico responsabile (nda: per tale episodio l’uomo è stato condannato)”. Ad ogni modo, fu il sindaco a emettere una ordinanza per disporre il prelevamento della legna. Ad essere incaricata una ditta in cui lavorava un certo Rocco Marrocco che, secondo quanto specificato in aula dall’avvocato difensore Mastrobattista, sarebbe stato individuato in un primo momento come autore materiale dell’attentato incendiario all’auto del sindaco. Su Zizzo, Magnafico puntualizza: “Girava voce che io l’avevo denunciato a piede libero, ma io non l’ho mai denunciato nessuna persona dopo l’incendio dell’auto”.

Il pubblico ministero chiede al sindaco se avesse mai avuto attriti con qualcuno in Comune: “Avevo preso una funzionaria che non funzionava – spiega il Sindaco. Inoltre ci sarebbe stato un diverbio su una recinzione che Zizzo (nella cui proprietà vi erano degli abusi) stava costruendo al confine con la proprietà di un altro cittadino. La zona era vicina all’area acquistata per l’ampliamento cimiteriale e il cittadino si lamentava perché in quella maniera non poteva più accedere alla strada così da raggiungere la sua abitazione. Dopo che l’auto del sindaco andò a fuoco, il cittadino di Lenola, che si lamentava per gli abusi, si diresse verso il Sindaco e disse: “Fanno bene a bruciarti la macchina. Vi avevo detto che c’erano degli abusi e non avete fatto un c…o. Voi li proteggete, adesso chiamo i Carabinieri”.

Nel corso della testimonianza, emerge che il Comune di Lenola è proprietario di due immobili in località Colle: un albergo e un chiosco. Propio sul chiosco, è lo stesso Sindaco ad aver dichiarato ai Carabinieri che “Zizzo e Spirito c’erano rimasti male per il bando di assegnazione del chiosco, perché escludeva le persone che avessero precedenti penali. Varie persone mi dissero che Zizzo e Spirito erano arrabbiati”. Ci fu una persona che contattò il Sindaco per dirgli che era stato convocato in Procura per la circostanza dell’incendio dell’auto: “Mi disse che aveva paura di qualche ritorsione da parte di Zizzo e Spirito. Poi venne in Comune e mi disse che era stato chiamato o da Zizzo e o da Spirito (non mi disse chi) per fare un aperitivo. Passarono con l’auto vicino casa mia e mi disse che avevano fatto un sopralluogo per vedere dove avevano sbagliato avendo bruciato un’altra auto rispetto alla mia”.

Il sindaco, nel corso della sua testimonianza, ammette: “Dopo l’auto incendiata, mi sono accorto che sono stato stato controllato dalle forze dell’ordine. Dopo l’arresto di Zizzo e Spirito, ho saputo che c’era stato il rischio di un attentato incendiario durante la manifestazione sulla violenza contro le donne”.

È con il controesame dell’avvocato Marrocco che emerge con più chiarezza il possibile attrito che Zizzo poteva avere con il Comune. L’imputato ebbe al suo indirizzo una ordinanza di demolizione per alcuni presunti abusi. L’otto agosto 2024 (a due giorni dagli arresti di Zizzo e Spirito), ci fu un consiglio comunale ed era presente Pasquale Spirito, insieme ad un’altra persona. Due presenze che furono notate perché l’unico presente era un’altra persona dello staff. “Spirito partecipò solo in quel consiglio comunale”. Un’assise in cui si discuteva di acquisire al patrimonio del Comune la proprietà in cui vi erano gli abusi di Zizzo: acquisizione ai fini di demolizione.

Lo scorso 29 aprile, il Consiglio Comunale stabilisce tramite delibera con cui acquisisce al patrimonio delle opera abusive ai fini dell’abbattimento.

Contro-esaminato dall’avvocato difensore Giulio Mastrobattista, il sindaco parla di Spirito dal punto di vista politica. L’imputato ha avuto ruoli politici con la precedente amministrazione guidata da Massimo Antongiovanni: presso il Cal e la Rete d’Imprese Locali. Il padre di Spirito è stato un rappresentante storico del Partito Comunista Italiano a Lenola. D’altra parte, anche Zizzo è conosciuto dal Sindaco così come Spirito: “Non sono mai stato minacciato da Zizzo né da Spirito. Io non avevo nessun sospetto su nessuno rispetto all’incendio della mia auto, né ho avuto controverse con qualcuno”, risponde Magnafico alle domande dell’avvocato difensore.

Il primo cittadino, però, non ha mai collegato l’incendio agli atti amministrativi riconducibili agli abusi edilizi nell’immobile di Zizzo, sequestrato anche dalle forze dell’ordine.

L’ultimo testimone di giornata è stato il confinante di Vincenzo Zizzo, ossia l’uomo che si lamentava della recinzione-pensilina costruita sulla sua proprietà. Zizzo lo avrebbe minacciato tramite il fratello, tanto che il testimone ha esternare preoccupazione ai Carabinieri. In aula, il testimone nega di essere stato preoccupato: “Sono stato minacciato da lui una mezza volta, ma con me non si attaccava”. In un secondo momento, gli ulivi presenti sul terreno dell’uomo sarebbero stati seccati con la nafta. Due sono state le denunce presentate ai Carabinieri, senza contare di aver mostrato delusione al Sindaco per non aver fatto niente rispetto alla recinzione abusiva di Zizzo.

Il processo riprenderà il prossimo 10 febbraio 2026 per ascoltare gli ultimi due testimoni dell’accusa, tra cui il collaboratore di giustizia Salvatore Iannicelli, e per l’esame degli imputati. A margine, la difesa ha chiesto la sostituzione della misura cautelare in carcere per Zizzo con una più lieve.

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L’INCHIESTA – Il caso, come noto, è quello che ha riguardato le minacce a Fernando Magnafico, che avrebbe denunciato i due imprenditori – Zizzo e Spirito – per spaccio di sostanze stupefacenti, e questi, di rimando, non solo gli avrebbero fatto bruciare l’auto, ma avrebbero progettato persino di mettere in scena un investimento accidentale, senza contare di avere in serbo un rogo al centro polivalente della città di Lenola. Sono questi i contorni inquietanti che hanno portato il sostituto procuratore di Latina, Valentina Giammaria, a chiedere e ottenere l’arresto per i due imprenditori. Arresti decisi dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giuseppe Molfese.

Supportati da un elicottero del Nucleo di Pratica di Mare e da unità cinofile del Nucleo di Roma-Ponte Galeria, i militari della Compagna Carabinieri di Terracina, guidati dal Maggiore Saverio Loiacono, hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di due cittadini lenolani, ritenuti gravemente indiziati, a vario titolo, di minaccia aggravata e danneggiamento seguito da incendio ai danni del Sindaco del comune di Lenola, Fernando Magnafico, 60 anni, agente della polizia provinciale. Si tratta, per l’appunto, del 42enne Vincenzo Zizzo, già gravato da precedenti per spaccio di droga e imprenditore nel settore del pellet, e del 49enne Pasquale Spirito, incensurato, gestore di una carrozzeria e noto in città per essere stato Presidente della Procalcio Lenola. Coinvolto anche il 36enne albanese Riza Muco, narcotrafficante di stanza a Roma (secondo gli inquirenti capace di commerciare chili e chili di droga al mese) e che sarebbe stato in affari con Zizzo e Spirito, i quali avrebbero avuto questo canale di approvvigionamento della droga, ben distinto da quello del gruppo di Alessio Ferri e Andrea Pannone, i due uomini arrestati lo scorso aprile e considerati dai Carabinieri “leader” del sodalizio egemone per il traffico di sostanze stupefacente a Fondi e zone limitrofe.

Le indagini, condotte da militari del N.O.R. – Aliquota Operativa della Compagnia di Terracina e della Stazione Carabinieri di Lenola, guidati dal comandante Biagio Iorio, ed avviate il 19 settembre 2023, dopo l’incendio dell’auto del Sindaco del comune di Lenola, hanno permesso di identificare il presunto mandante dell’attentato incendiario, vale a dire Zizzo, e ricondurre il movente allo scopo di condizionare l’operato amministrativo del primo cittadino. In particolare, Zizzo non avrebbe visto di buon occhio l’ampliamento del cimitero di Lenola, perché la realizzazione avrebbe previsto un futuribile esproprio per un terreno di sua proprietà confinante con il camposanto. Tuttavia, Zizzo, che nelle intercettazioni si definisce “delinquente di professione”, avrebbe avuto motivi di risentimento con il Sindaco perché quest’ultimo aveva chiesto ai Carabinieri Forestali un controllo su un terreno di proprietà comunale da cui era stata rubata la legna. Ad essere denunciato per il furto fu lo stesso Zizzo.

Significativo, al riguardo, appare un passaggio del provvedimento cautelare in cui il G.I.P. Molfese ha definito Zizzo come dotato di una “spregiudicata indole delinquenziale”“principale organizzatore dello spaccio di sostanza stupefacente nelle zone di Fondi e Lenola”“del tutto incurante dei valori imposti dall’ordinamento, anche allorquando acquisisce la consapevolezza di essere indagato ed attenzionato dalle forze dell’ordine” nonché “personaggio disinvolto con effettive capacità intimidatorie, adoperate per riscuotere i crediti maturati dalla vendita dello stupefacente”. In una intercettazione riportata negli atti d’indagine, Zizzo minaccia un consumatore di cocaina indietro di 1000 euro con i pagamenti della droga: se l’uomo non gli avesse portato subito 3000 euro (la cifra era lievitata arbitrariamente), avrebbe dovuto parcheggiare la sua auto in punto indicato dallo stesso Zizzo. Il mezzo gli sarebbe stato restituito solo a pagamento ricevuto.

Nel corso delle indagini, sarebbe stata documentata la progettazione, ideata dall’uomo, con la diretta complicità del suo complice, di un ulteriore attentato ai danni del Sindaco di Lenola, mediante la simulazione di un investimento pedonale, azione non andata a buon fine per l’immediata attivazione di idonee misure di protezione verso il primo cittadino.

Gli indagati avrebbero anche progettato di incendiare il centro ricreativo “Pietro Ingrao” del comune di Lenola dove, verso le fine del novembre 2023, si sarebbe svolto un evento musicale, azione non andata a buon fine per la massiccia vigilanza dinamica da parte di più pattuglie della Compagnia di Terracina.

Nel corso delle investigazioni è stato anche identificato il canale di rifornimento della droga, ossia quello legato all’albanese Riza Muco. Sono stati sequestrati complessivamente 335 grammi di sostanze stupefacenti, arrestate 4 persone per detenzione ai fini di spaccio, e denunciate, in stato di libertà, altre due.

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I FATTI – Lo scorso settembre 2023, era andata a fuoco, intorno alle 3 di notte, la Citroen C3 di colore grigio insieme a un’auto identica, ma di colore bianco, che si trovava in un parcheggio, in località Valle Bernardo, a Lenola. La Citroen grigia, per l’appunto, apparteneva al sindaco di Lenola, Fernando Magnafico.

Da subito erano scattate le indagini dei Carabinieri della Compagnia di Terracina, insieme al Nucleo Investigativo di Latina, per comprendere la natura dell’incendio che, senza grandi dubbi, si presentava di natura dolosa anche perché era stato trovato l’innesco, piuttosto rudimentale, da cui era partito il rogo.

Magnafico, eletto nuovamente come sindaco a Lenola e presentatosi come unico candidato, vive nella frazione di Valle Bernardo. La natura dolosa dell’incendio, in un weekend che aveva visto presentarsi a Lenola parecchie persone per la festa di Madonna del Colle venerdì 15 settembre, destava sicuramente più di un’apprensione, nonostante che il primo cittadino avesse provato a non ingigantire l’episodio.

Il primo rogo si era sviluppato tra venerdì e sabato, mentre l’incendio che ha reso inagibile l’auto di Magnafico risale alla notte tra lunedì e martedì. Un fatto che ha significato molto semplicemente che l’autore degli incendi aveva confuso l’auto molto simile che appartiene ad una donna, con l’auto del primo cittadino. Ecco perché il responsabile si sarebbe ripresentato nella stessa via a Valle Bernardo per colpire stavolta il bersaglio giusto. A farlo presente è lo stesso Zizzo che, passando nella via dove viveva il Sindaco, viene intercettato con Spirito e un’altra persona e commenta l’attentato non andato ancora a segno. Le frasi pronunciate – di questo sono convinti gli inquirenti – sarebbero la prova del ruolo di mandante, oltreché a quella molto violenta profferita sempre a Spirito e in riferimento a Magnafico a distanza di qualche mese (gennaio 2024) dagli attentati: “È diventato un randagio e i cani randagi vanno abbattuti“.

L’esecutore materiale non è stato ancora identificato, sebbene un parente di Maganfico, quella notte del 19 settembre, vide un uomo scappare con un motorino, dopo aver sentito l’esplosione che causò il rogo dell’auto. Come non bastasse, secondo i Carabinieri, Zizzo, nel corso delle indagini, avrebbe provato a intimidire persone ascoltate a sommarie informazioni dalla Procura e persino un consigliere comunale.

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