L’Ente Parco si prepara ad affrontare il giudizio d’appello proposto dall’uomo che nel 2020 attentò alla sede
L’Ente Parco Nazionale del Circeo, tramite una determina firmata dal direttore facente funzioni Nicola Marroni, si impegna a liquidare 500 euro all’avvocato del Foro di Roma, Luigi Giuliano, per acquisire il fascicolo relativo al primo grado che ha visto condannate in sede di udienza preliminare Giovanni Scavazza.
L’Ente Parco, infatti, si è costituito come parte civile in sede di primo grado e si prepara quindi all’Appello proposto dal medesimo Scavazza che ricorre contro la sentenza di condanna.
Come noto, Il 24 giugno 2019 fu scoperto all’alba il tentativo di intimidazione da parte di qualcuno che aveva posizionato tre taniche di gasolio davanti alla sede della direzione degli uffici dell’Ente, a Sabaudia. Inoltre fu rovesciato il combustibile (quasi centro litri di gasolio) facendolo penetrare all’interno dei locali e utilizzando anche della plastica, in modo da incendiare una vicina centrale termica. Un tentativo di esplosione andato, fortunatamente, a vuoto.
Accanto alle taniche fu lasciata una busta, aperta poi dagli artificieri, contenente 4 cartucce a palla calibro 12 utilizzate per la caccia al cinghiale, indirizzata al Luogotenente Alessandro Rossi, Comandante della Stazione di Sabaudia del Parco dei carabinieri forestali alle dipendenze funzionali dell’Ente Parco. Nella busta una lettera minatoria rivolta al Carabiniere.
Tre mesi dopo, a settembre 2019, Giovanni Scavazza fu arrestato dai Carabinieri del Comando Provinciale di Latina dopo che l’uomo si era recato in Procura per confessare di essere l’autore materiale.
Scavazza ha dovuto rispondere di tentato incendio, minacce a pubblico ufficiale e detenzione delle munizioni. A giugno 2020, giudicato col rito abbreviato, il pm Andrea D’Angeli chiese 4 anni ma il giudice dell’udienza preliminare condannò Scavazza a tre anni. Oltre alla pena, anche un risarcimento danni di 50mila euro nei confronti dell’Ente Parco. Contro quella sentenza, Svavazza è ricorso in Appello.
Peraltro, il caso di Scavazza diede l’abbrivio alla maxi indagine del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Latina che, a febbraio scorso, ha posto fine all’amministrazione Gervasi (ieri, 14 settembre, vi è stata la prima udienza del processo che vede alla sbarra l’ex Sindaco Giada Gervasi più altri cinque imputati).
Secondo Scavazza, il suo gesto era stato architettato per protestare contro i soggetti istituzionali che avrebbero dovuto controllare gli stabilimenti balneari e che, invece, si erano accaniti contro il figlio, omettendo sanzioni e vigilanza. Tra gli indagati dell’inchiesta denominata “Dune”, infatti, figura anche il Comandante Rossi, ossia colui che fu vittima dell’attentato di Scavazza.
Ora l’Ente Parco è pronto rappresentare la sua parte civile anche nel processo d’appello. Una vicenda controversa che ha visto il carnefice tramutarsi nel ruolo di vittima, almeno stando alle ipotesi degli inquirenti; al netto del fatto che il tentativo di attentare alla struttura del parco vi è stata e dovrà essere giudicata fino in fondo.