Ascaris, soldi in cambio di permessi di soggiorno: nell’interrogatorio di garanzia, il dipendente della Prefettura Danilo Nigro ha negato di aver mai preso soldi
L’inchiesta che ha evidenziato un mondo di intrallazzatori attorno ad immigrati spremuti poiché in cerca di un un permesso o rinnovo di soggiorno ha conosciuto ieri i suoi primissimi e parziali esiti.
L’accusato che più ha fatto scalpore, Danilo Nigro, che lavora in Prefettura a Latina, e che già è sotto processo per fatti affini (qui indagato per corruzione, lì imputato per abuso d’ufficio), ha dichiarato di non avere mai ricavato niente dal giro di affari messo in piedi, secondo gli investigatori della Digos pontina, per ottenere soldi da braccianti agricoli che lavorano nell’Agro Pontino, soprattutto indiani, in cerca di un documento per rimanere in Italia o per permettere a un parente di raggiungerli. Da un lato il peso della clandestinità, dall’altro lo sfruttamento di tale condizione perpetrato, almeno a quando sostiene la Procura di Latina, da uomini senza scrupoli con richieste di denaro e corruzione.
Il gip del Tribunale di Latina Mario La Rosa che ha firmato l’ordinanza delle misure di custodia cautelare, su richiesta dei pm Lasperanza e Monsurrò, ha ascoltato, oltre che a Nigro, anche Munish Kumar, Muhammad Afzal, Devender Singh Nanda e Gurpreet Singh.
Nigro ha respinto ogni addebito, sostenendo che i soldi di cui si parla nelle intercettazioni sono collegati alle attività in seno all’agenzia di servizi per immigrati di sua moglie Letizia Ceccarelli (coinvolta con il marito nell’indagine del 2016). Anche l’ex sindacalista della Cgil, Nanda Devender Singh ha negato il suo ruolo negli “affari” sostenendo di non svolgere più funzioni nel mondo del sindacato. Una vicenda, la sua, che al di là degli aspetti penali, non è certo edificante poiché l’uomo si era caratterizzato per aver combattuto contro lo sfruttamento degli immigrati. Che ci sia stato o meno, tale sfruttamento, lo stabiliranno i magistrati, nonostante alcune intercettazioni, come quelle intercorse tra alcuni indagati dell’inchiesta Ascaris, non possono che scrivere una brutta pagina di ipocrisia attorno a un mondo spesso strumentalizzato e dipinto come non è.