ASCARIS, IMMIGRATI E MERCIMONIO DI PERMESSI DI SOGGIORNO: LE PRIME CONDANNE

Conferenza stampa in Questura per l'indagine Ascaris
Conferenza stampa in Questura per l'indagine Ascaris

Operazione Ascaris a Latina, il mercimonio di documenti per ottenere il permesso o rinnovo di soggiorno in Italia: le prime condanne

Il Giudice per l’udienza preliminare Giorgia Castriota ha condannato due degli imputati tra coloro coinvolti nell’operazione partita da accertamenti della Polizia Locale per poi essere proseguita dalla Digos di Latina con il coordinamento della Procura di Latina.

Si tratta del pakistano 34enne residente ad Anzio, Afzal Muhammad, dell’indiano 42enne Kumar Munish, considerato il dominus/mediatore a cui si rivolgevano gli immigrati, residente a Latina. I due sono stati giudicati separatamente dagli altri imputati perché hanno scelto il rito abbreviato.

Ad essere coinvolti, con l’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare a giugno 2020, firmata dal Gip Mario La Rosa, anche Danilo Nigrodipendente della Prefettura di Latina, che pur non lavorando più allo Sportello unico dell’Immigrazione sarebbe riuscito a dare dritte preziose utili agli sfruttatori e Nanda Devender Singh, molto presente nelle attività sindacarli, ex delegato Flai (Federazione Lavoratori Agro Industria) Cgil di Latina, il quale nel 2016, come riportano le cronache dell’epoca, si batteva contro lo sfruttamento dei braccianti sikh. In tutto gli indagati furono 18. Per Nigro, Singh e altri imputati il processo si sta svolgendo col rito ordinario incardinato al Tribunale di Latina.

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Il Pubblico Ministero Daria Monsurrò, ricostruendo tutta la vicenda, aveva chiesto per Muhamad e Munish pene più alte rispetto a quello poi effettivamente comminate dal Gup Castruiota. Alla fine Afzal Muhammad ha patteggiato a 3 anni mentre Kumar Munish a 2.

L’inchiesta ha rilevato più casi, in tutto un’ottantina di immigrati, in cui i quattro uomini succitati si sarebbero fatti dare denaro promettendo di facilitare le pratiche per l’ottenimento del permesso o rinnovo di soggiorno. Il prezzo per documenti, che risultavano falsi, era di 500 euro e anche più, dipendeva dal grado di consapevolezza dell’immigrato che si rivolgeva agli sfruttatori (i più sprovveduti pagavano di più): si trattava di Cud per dimostrare di avere un reddito, cessioni di fabbricati fittizi, finti contratti di lavoro ecc. Insomma, qualsiasi cosa che potesse servire all’immigrato per rimanere in Italia. Nell’ordinanza è descritto come i tre indiani “versavano a Danilo Nigro, pubblico ufficiale impiegato presso la Prefettura di Latina, somme variabili tra il 50 e i 2.000 euro, affinché questi fornisse loro informazioni riservate circa lo stato delle pratiche di soggiorno di cittadini stranieri in trattazione presso lo Sportello Unico per l’Immigrazione della Prefettura di Latina, ovvero indicazioni su come aggirare problematiche tecniche insorte nella gestione delle stesse o ne accelerasse il perfezionamento”.

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