ARRESTI TRA ROMA E LA SPAGNA: SEQUESTRATI BENI ANCHE A FONDI

Stamane vasta operazione (denominata Jackpot) dei Carabinieri del Comando Provinciale di Roma per eseguire un’ordinanza che dispone l’arresto di 38 persone, contestualmente sono stati effettuati dei sequestri che hanno interessato beni a Fondi

Ad essere colpita un’associazione a delinquere con a capo Salvatore Nicitra, ritenuto uno degli ex boss della Banda della Magliana (a cui uccisero anche un figlio e un fratello), ed ex fedelissimo del boss Enrico “Renatino” De Pedis (era il suo reggente a Primavalle), il personaggio reso noto dalla serie Romanzo Criminale con il nome di “Dandy”. Ad essere indagati e colpiti dall’ordinanza di arresto anche il 73enne Jean Pierre Dibilio, francese di nascita, con la residenza a Latina e il domicilio a Roma, e Giovanni Onorato Nardone, 58 anni, di Fondi.

Dibilio, detto Er Francese, secondo gli investigatori è nel settore delle bische clandestine, titolare di una ditta con sede nel capoluogo pontino che si occupa di videogiochi, la New Techno Games, in Via Regolo a Campo Boario, che si occupa di commercio all’ingrosso di giochi e giocattoli.

Nicitra si affida a lui, vecchia conoscenza del periodo della Magliana, che è anche titolare di una ditta con sede all’Appio Latino che realizza videogiochi. A quel punto acquisisce le agenzie “Planet”, già diffuse in tutta Roma e organizza il giro di affari: “Qui praticamente si gestirà così la situazione – dice durante un summit – sono 181 Planet… verranno fatte le tre divisioni, tre gruppi da 60. Noi chiaramente se pigliamo tutta la parte…”. “L’affermazione non ammette repliche”, notano gli inquirenti.

Il fondano Nardone, invece, risulta avere un’attività commerciale in Slovenia ed è considerato dagli inquirenti come legato storicamente a Nicitra. Finisce nell’ordinanza la Monica Lo Savio.
Nardone è considerato dai Carabinieri capitolini un vero e proprio fiancheggiatore di Nicitra: definito come un imprenditore colluso, autore di un’operazione di autoriciclaggio a beneficio di Nicitra, con denaro dall’Italia diretto alla Slovenia, a sua volta veicolato a società correlate agli ambienti dei casinò sloveni e consegnato alla fine al boss.

Nardone, definito come storico elemento della criminalità organizzata romana, finisce nelle carte dell’inchiesta coordinata dall’Antimafia in riferimento anche a un imprenditore romano di nascita ma con la residenza a Ponte San Nicolò in provincia di Padova, il 52enne Luciano Patitucci, anche lui colpito ieri dall’ordinanza di arresto dell’operazione Jackpot (ai domiciliari). I fatti risalgono al 2014 quando su un contro corrente di Intesa San Paolo vengono bonificati 190mila euro a favore di Tsg srl di Patitucci a cui è intestata la PJ Trading di Ponte San Nicolò. 
Peraltro, Patitucci in quegli anni era amministratore di altre società basate in Veneto tra cui la Veneto Distribuzione Alimentare e la Filpa Srl, specializzata nel commercio all’ingrosso di articolo anti infortunistica, entrambe con sede a Padova. 

Durante un’intercettazione tra il boss Nicitra e Giovanni Nardone, i due parlano della necessità di acquistare un night club a Noca Gorica in Solvenia che tornerà nell’utilità anche di Patitucci che, infatti, come si riporta nell’ordinanza, ha “chiesto esplicitamente la disponibilità di una società all’estero per effettuare operazioni finanziarie mascherate dall’emissione di fatture false”. Il sistema ideato con la complicità di Patitucci per riciclare i 190mila euro è stato un test che Nicitra ha architettato per vedere se negli anni potesse diventare un sistema, un metodo efficace di pulizia del denaro sporco. 

Infatti, scrive il gip nell’ordinanza, “Nicitra con la complicità degli imprenditori collusi (ndr: tra cui Nardone e Patitucci) ha compiuto operazioni di autoriciclaggio (denaro di provenienza illecita) sulla somma di 190mila euro…e attraverso proprie società anche estere ha trasferito i soldi dall’Italia verso paesi come Hong Kong o Dubai per poi farli pervenire in Slovenia dove operano società correlate agli ambienti dei casinò e darli infine tornare puliti in Italia”. 

L’OPERAZIONE

Dalle prime luci dell’alba, nelle province di Roma, Viterbo, Terni, Padova, Lecce, nonché in Spagna e in Austria, i Carabinieri hanno dato seguito a un’ordinanza emessa dal gip di Roma su richiesta della Procura della Repubblica di Roma – Direzione Distrettuale Antimafia. Per gli investigatori, Nicitra avrebbe negli anni monopolizzato l’area a Nord della Capitale assumendo il controllo, con modalità mafiose, del settore della distribuzione e gestione delle apparecchiature per il gioco d’azzardo (slot machine, videolottery, giochi e scommesse on line), imposte con carattere di esclusività alle attività commerciali di Roma e provincia.

Le indagini dei Carabinieri hanno consentito altresì di far luce su 5 cold case avvenuti nel quartiere romano di Primavalle alla fine degli anni ’80 e uno all’interno dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Aversa, che per gli inquirenti vedrebbero coinvolto Salvatore Nicitra allo scopo di consolidare il proprio potere criminale nei quartieri romani di Primavalle, Casalotti, Montespaccato, Monte Mario, Cassia ed Aurelio. Si tratta dell’omicidio di Giampiero Caddeo, del duplice omicidio di Paolino Angeli e di Roberto Belardinelli, dell’omicidio di Valentino Belardinelli e del tentato omicidio di Franco Martinelli. Salvatore Nicitra é attualmente in carcere perché arrestato dagli stessi Carabinieri nel giugno 2018 nell’indagine Hampa, in cui fu arrestato anche Franco Gambacurta boss di Montespaccato.

Nell’ambito dell’operazione sono stati sequestrati beni per 15 milioni di euro su decreto emesso dal Tribunale di Roma – Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della  D.D.A. di Roma, riguardante beni, mobili e immobili, ritenuti utilizzati per la commissione dei reati o comunque acquisiti con proventi illeciti. Si tratta di un ingente patrimonio costituito da 10 immobili, autovetture, motocicli di grossa cilindrata e quote societarie. Il provvedimento confermato prima dalla corte di appello e poi dalla corte di cassazione, scaturisce da meticolose indagini economico-patrimoniali svolte dalle fiamme gialle della compagnia di frascati, coordinate dal locale gruppo, nei confronti di un noto imprenditore condannato più volte per usura, esercizio abusivo dell’attività finanziaria e spaccio di sostanze stupefacenti. Tra i cespiti assicurati al patrimonio dello stato – disseminati tra Ciampino, Marino e Fondi – spicca un’impresa edile riconducibile al proposto nota per aver edificato diversi complessi residenziali nell’hinterland romano ed una lussuosa villa con piscina, con vista sul lago di castel gandolfo.

Ai militari non era sfuggita la rilevante sproporzione tra l’elevato tenore di vita di Nicitra (che si trovava comunque già in carcere) e del suo nucleo familiare e gli esigui redditi dichiarati al fisco. Gli approfondimenti hanno permesso di riscontrare la sussistenza dei presupposti per l’applicazione della normativa antimafia, avendo dimostrato che le ricchezze accumulate derivavano dall’investimento dei proventi delle attività illecite perpetrate nel tempo.

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