Custodiva armi di provenienza clandestina: è definitiva la condanna per la 58enne di Latina, di professione agente penitenziaria
Il blitz della Squadra Mobile di Latina, insieme al Servizio Centrale Operativo, scattò nel suo appartamento al Villaggio Trieste nel luglio 2018.
Gli agenti di Polizia trovarono in casa di Patrizia Caschera, in Via Giustiniano, un vero e proprio arsenale di armi.
La donna, all’epoca dei fatti assistente capo della Polizia Penitenziaria presso il carcere di Latina in Via Aspromonte, non seppe fornire una spiegazione logica sul perché le armi si trovassero lì. All’interno dell‘armadio della camera da letto, infatti, furono rinvenuti una pistola Beretta calibro 9×21 con matricola punzonata e dotata di un silenziatore, una pistola Sig Sauer calibro 9×21, un revolver Smith & Wesson calibro 45 acp e un altro revolver North Aerican Arms modello Mini Master calibro 22. Tutte e quattro le pistole erano in perfetto stato di conservazione e complete di caricatori ed accessori.
Secondo gli investigatori, quelle armi sarebbero state custodite per conto di qualcuno a fini delittuosi quali intimidazioni, rapine o altro. La donna fu arrestata.
Caschera, che disse nell’interrogatorio di garanzia dopo l’arresto che non sapeva che dentro la borsa nell’armadio ci fossero armi, fu condannata col rito abbreviato, a maggio 2019, in primo grado a tre anni di reclusione. Una pena ridotta dalla Corte d’Appello a due anni e quattro mesi.
Ora, la Corte di Cassazione, giudicando inammissibile il suo ricorso, ha reso definitiva la sua condanna.