Si chiama Incarico legale per tutela diritto d’immagine, l’atto con cui la Giunta presieduta dal Sindaco Armando Cusani, cita Latina Tu come rea di aver gravemente leso l’immagine del Comune di Sperlonga. Insieme a Latina Tu, sono nominate anche le testate giornalistiche de Il Messaggero, La Repubblica, Il Fatto Quotidiano e Latina Oggi, oltreché all’Associazione Nazionale per la lotta contro le illegalità e le mafie “Antonino Caponnetto” che, parimenti a Latina Tu, è menzionata come sito internet – peraltro entrambi i siti internet sono accusati di aver leso l’immagine del Comune di Sperlonga per aver condiviso lo stesso articolo: Sperlonga connection. I clan di camorra e gli imprenditori “puliti”. Una storia a metà.
La Giunta al completo, compreso Cusani, ha deliberato (9 maggio) in premessa che, nel processo pendente al Tribunale di Latina, relativo all’imputazione, a carico di Armando Cusani, Luca Conte e Antonio Faiola, del reato di lottizzazione abusiva con riferimento alla realizzazione del “Piano Integrato” di Sperlonga, è stato fatto riferimento (nell’ambito dell’udienza del 17 aprile scorso) ad una informativa, acquisita al fascicolo del Pubblico Ministero, e redatta dal Maggiore del Nucleo Provinciale dei Carabinieri di Latina Paolo Befera, per poi essere inoltrata alla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma.
Ebbene, secondo Sindaco, Vicesindaco e Assessori di Sperlonga, a partire dal 18 aprile 2019, sono stati divulgati su quotidiani nazionali e locali, nonché su blog e pagine internet, articoli che riportano, anche in maniera inveritiera (testuale), il contenuto della suddetta informativa. 6 articoli contestati agli organi d’informazione succitati che “accostano la realizzazione del “Piano Integrato” di Sperlonga ad una operazione di speculazione edilizia, realizzata mediante impiego di capitali illeciti da parte di soggetti legati a vario titolo alla camorra campana, a discapito del perseguimento di interessi di natura pubblicistica“.
Per tali motivi, il Comune di Sperlonga conferisce all’avvocato Romolo Reboa, con riferimento alla diffusione dell’informativa di Polizia Giudiziaria, il mandato di promuovere azioni civili per il risarcimento dei danni, finanche di depositare denunce e querele con richiesta di sequestro conservativo nei confronti di tutti i soggetti responsabili della pubblicazione di articoli inerenti il Piano Integrato visto dagli occhi attenti di un’informativa dei Carabinieri che illustra “in maniera organica i numerosi elementi informativi raccolti, molti dei quali sembrano effettivamente suffragare l’ipotesi di una partecipazione attiva della criminalità organizzata“ alla lottizzazione abusiva del Piano Integrato, così definita dai medesimi Carabinieri.
A Cusani e ai suoi sodali politici dà fastidio che si parli di una storia di edilizia e vorticose compravendite che coinvolgono numerosi clan di camorra o personaggi legati ad essi nella loro città. Non entrano nel merito, si appellano velatamente alla supposta non pubblicabilità dell’informativa dei Carabinieri che, però, non contestano. Anche perché l’avessero fatto avrebbero dovuto querelare l’Arma e il Comandante Paolo Befera – obiettano, esclusivamente, che qualcuno ne scriva: tutto rimanga, per Cusani&Co, dentro un’aula di Tribunale che giudica in nome del popolo italiano, e di camorra si taccia.
Un caso abbastanza usuale di querela utile a far credere a chi ne leggerà la notizia che, in fondo, se qualcuno è stato querelato un motivo ci sarà. Un vecchio metodo utilizzato dai politici, sia vecchi che nuovi, che serve a gettare fumo negli occhi dell’opinione pubblica, a spostare l’attenzione e indicare il dito censurando lo sguardo che vira sulla Luna. Una Luna che, a quanto riportano i Carabinieri, è costellata di crateri. Enormi.
Insomma, Cusani e Giunta, non paghi dei problemi intercorsi in questi anni, con un Sindaco ormai abituato alla consuetudine della Legge Severino poiché in qualità di amministratore pubblico, sia come Presidente della Provincia, Sindaco e consigliere comunale, è stato sospeso negli anni ben tre volte in base alla predetta legge che porta il nome dell’ex ministra del Governo Monti e che prevede lo stop all’amministratore arrestato o condannato già in primo grado.
Al di là delle vicende processuali di Cusani (alla sbarra nel processo Tiberio), questa brutta storia della delibera contro l’informazione è l’ennesima dimostrazione di cosa significhi scambiare il ruolo pubblico e un ente come roba privata, e utilizzata per cercare di intimidire chi scrive senza padroni e fini di profitto.
Come se un Comune fosse la casa di chi viene eletto e non l’ente per cui si amministra incaricati dal popolo. Un popolo che, inconsapevole, si vede utilizzato. Vale a dire: mi avete eletto e, dal momento che ho una causa in corso, e qualcuno osa parlarne citando peraltro un’informativa agli atti di un processo, incarico un legale per difendermi; e lo faccio con i soldi del popolo che mi ha eletto. Al netto di incorrere in qualche richiamo della Corte dei Conti.
Siamo sicuri che i cittadini di Sperlonga abbiano altri problemi e preferiscano che la loro Giunta si incontri non per fare causa a giornalisti, blogger e organi d’informazione, bensì per adoperarsi all’amministrazione della città. Se così non fosse, significherebbe che a Sperlonga si ha un grande problema di esercizio della democrazia, dei suoi pesi e dei suoi contrappesi.
E ancora più grave che, ancora una volta, alcuni politici o uomini di potere perseguano la loro acrimonia personale, camuffata goffamente da interesse pubblico, senza che rischino di incorrere automaticamente in un risarcimento a chi il vero danno lo si fa: ai giornalisti che scrivono cose reali, suffragate persino da un atto dei militari dell’Arma, e che non hanno tempo da perdere per dimostrare verità che già si dimostrano di per sé. E da anni.