“Camminare Insieme”: “L’amministrazione comunale di Fondi plaude alla possibilità Unesco ma smantella il patrimonio”
Qualche giorno fa sul sito del Comune di Fondi è comparso un annuncio con il quale l’Amministrazione coglieva “con grande entusiasmo la graditissima lettera“ dal Ministro ai Beni Culturali Dario Franceschini con cui comunicava la richiesta all’UNESCO dell’inserimento dell’intero tracciato della Via Appia Antica nell’elenco dei beni culturali appartenenti al patrimonio dell’umanità.
L’Amministrazione, nello scritto, evidenziava altresì l’importanza della scelta del Ministero in considerazione del fatto che la “Regina Viarum”, quale è definita sin dall’antichità la via Appia, attraversa l’intero territorio comunale ricco di presenze archeologiche che sono un valore aggiunto per la promozione del turismo.
Le presenze archeologiche, architettoniche, storico-artistiche, paesaggistiche presenti nel territorio di Fondi sono sotto gli occhi di tutti, basti considerare in primis l’impianto urbanistico del Castrum e delle sue mura,costituente il cuore del centro storico attraversato dalla via Appia restaurato nel tratto sito in località Sant’Andrea ai confini con Itri, la tomba di Gavio Nauta, il teatro romano, le porte romane di Portella e quella di vico san Sotero, le terme del sedime della chiesa di San Rocco,il Palazzo e il Castello Caetani, le bellissime chiese urbane,il convento di San Domenico, la Piazza delle benedettine, Villa Cantarano, Villa Placitelli, il Monastero di san Magno i ponti romani ancora rinvenibili e diverse altre ancora disseminate nel territorio ancora poco conosciute e poco tutelate.
Particolare considerazione meritano gli aspetti naturalistici, ambientale e paesaggistici di cui la strada Appia è un segno antico e prezioso, che hanno spinto la Regione Lazio nel promuoverne la tutela e la valorizzazione mediante la istituzione dei Parchi Naturali Regionali dei “Monti Aurunci” (1997) e dei “Monti Ausoni e del Lago di Fondi” (2008).
“Ebbene – scrivono in una nota il Presidente di “Camminare Insieme” Raniero De Filippis e il Consigliere comunale del relativo gruppo consiliare Salvatore Venditti – l’Amministrazione comunale, mentre plaude all’iniziativa del Ministero, di contro in maniera schizofrenica ed arrogante, senza tener conto di quanto segnalato da associazioni politiche e culturali nonché da molti cittadini, procede a promuovere progetti e a realizzare opere in netto contrasto con la necessità di tutelare e valorizzare i siti anzidetti“.
“Infatti – proseguono i due esponenti politici – mentre altre cittadine della provincia quali ad esempio Terracina, Sperlonga, Minturno procedono a realizzare progetti di scavi archeologici anche nei centri storici, per restituire alla collettività un patrimonio unico ed inestimabile, a Fondi si procede a snaturare in particolare il Centro Storico con la realizzazione di assurdi progetti che prevedono la realizzazione di parcheggi con abbinati sempre bar e ristoranti, quando la tendenza ormai pluriennale è quella di liberare i centri storici dalle auto. È infatti in fase di realizzazione l’intervento di “sistemazione” del sedime della ex chiesa di Sant’Antonio Abate proprio lungo il Corso Appio Claudio, dove proprio ieri 10 maggio 2022 si è proceduto allo smantellamento dei resti, alti circa un metro, del muro perimetrale confinante con via Alessandro Manzoni al fine di realizzare un parcheggio per tre o quattro posti macchina che più che un servizio pubblico sembrano essere un servizio ad personam”.
“Il progetto prevede inoltre lo smantellamento anche del muro prospiciente il Corso Appio Claudio (cioè la suddetta Appia antica) che conserva ancora il grande blocco di pietra della base del portale d’ingresso della chiesa, eliminando così completamente gli elementi strutturali che permettano di conservare una lettura e una memoria dei luoghi per le attuali e per le future generazioni. Trincerarsi dietro l’eliminazione delle barriere architettoniche non è plausibile: le problematiche di eliminazione delle barriere del luogo possono essere affrontate pensando ad una sistemazione più generale dell’area che tenga conto anche di quella retrostante di proprietà privata che potrebbe essere acquisita per la pubblica fruibilità e che conserva di certo presenze archeologiche ancora da indagare”.
“Ma oltre agli aspetti archeologico-architettonici-artistici questo luogo è memoria di una vita spirituale, religiosa e sociale in quanto in sito furono edificati nel XIII° secolo una chiesa (i cui archi gotici ancora visibili sono inglobati nel muro di destra di quella edificata nel XVI secolo distrutta dalla guerra) ed un ospedale per l’assistenza dei pellegrini che si recavano in Terrasanta da parte dell’Ordine Ospedaliero dei Canonici regolari di Sant’ Antonio abate, di Vienne (paese della Francia dove vennero portate all’inizio dell’XI° secolo, da Costantinopoli le reliquie di Sant’Antonio abate)”.
“Il complesso monastico alla fine del XVI° secolo occupava tutto l’isolato il cui perimetro è definito attualmente dal Corso Appio Claudio, via A. Manzoni, via Sant’Antonio eremita, via O. Caetani, Piazza Santa Maria. In epoca più recente fu sede della Confraternita della Buona Morte. L’area però purtroppo fu devastata dai bombardamenti nell’inverno-primavera del 1944. Nel 1998 invece don Giulio Peppe Parroco di Santa Maria fece realizzare un intervento di sistemazione dell’area della chiesa, del costo di lire 22.314.160, restituendoli dignità e preservandone la memoria”.
“L’Amministrazione comunale con il suo intervento, dopo 78 anni, alla distruzione provocata dai bombardamenti sta aggiungendo l’alterazione irreversibile dei luoghi e ne sta completando la cancellazione della memoria, in stridente contrasto col “grande entusiasmo” manifestato nell’apprendere del progetto ministeriale per l’inserimento della via Appia Antica nell’elenco dei siti “patrimonio dell’Umanità” dell’UNESCO. È necessario comunque che nell’area in parola vengano realizzati i necessari saggi archeologici in raccordo con la competente Soprintendenza del Ministero per i beni culturali. E non intendiamo tacere – concludono De Filippis e Venditti – sugli altri interventi alcuni realizzati, altri in fase di realizzazione, altri progettati, tutti accomunati dal totale sfregio alla valorizzazione ma anche alla semplice utilizzazione dei siti archeologici, come il “ Progetto della sistemazione stradale dell’area di Ponte Selce” e il “Progetto per la sistemazione di Piazza delle Benedettine”.