Sono passati quasi sette anni da quando, in un incontro pubblico organizzato da Libera presso la parrocchia di Sant’Erasmo a Formia, gestita da don Alfredo Micalusi, l’allora sindaco Michele Forte, ricordato recentemente nell’anniversario della sua scomparsa, affermava che a Formia non c’era alcuna mafia. E non era la prima volta. Da allora molti arresti, indagini, sequestri, confische, intimidazioni, colpi di arma da fuoco e sentenze passate in giudicato si sono ripetute e hanno confermato non solo l’infiltrazione ma il pieno possesso del basso Lazio nelle mani di organizzazioni camorristiche. Di tutto questo non sembra essersene accorto il sindaco di Minturno Gerardo Stefanelli che nella recente commissione regionale antimafia, andata in scena il 21 febbraio scorso, non era presente a causa di “un impegno imprevisto”. Al suo posto il primo cittadino ha deciso di inviare in qualità di delegato il consigliere Gennaro Orlandi, il quale non ha potuto fare altro che leggere un breve e sbrigativo testo (che riportiamo integralmente di seguito), una ventina di righe, del tutto inappropriato rispetto ai fatti che hanno in questi anni riguardato Minturno e tutto il sudpontino, e che vede nella cittadina a ridosso del confine campano, la porta di accesso nel Lazio. È sembrato di rivedere Michele Forte – e Stefanelli ne sarà contento – il quale non a caso proprio a Stefanelli, suo delfino, quasi un figlio putativo fin da giovanissimo, ha poi lanciato la campagna elettorale per il consiglio regionale nel 2013 tra le fila dell’Udc salvo poi passare al Pd per guidare Minturno. Una svolta politica rispetto ai dieci anni di “carriera” lasciata alle spalle: dal 01/07/2009 al 11/10/2014 Assessore Ambiente e qualità della vita Provincia Latina (Partito: UDC), dal 06/06/2012 al 20/06/2016 consigliere comunale Minturno (Lista di elezione: LISTA CIVICA | MINTURNO CAMBIA), dal 20/06/2016 Sindaco Comune Minturno (LT) (Partito: Cen-sin) e dal 09/01/2017 consigliere Provincia Latina (PD)
L’INTERVENTO INTEGRALE DEL DELEGATO DI STEFANELLI. “Buon pomeriggio a tutti, porto alla commissione i saluti del sindaco e di tutta l’amministrazione civica di Minturno. A causa di un impegno imprevisto il sindaco Stefanelli si scusa per non essere oggi qui presente. Noi amministratori siamo molto attenti alle tematiche oggi in oggetto e alla percezione dei cittadini sul piano della sicurezza. Il nostro è un territorio che nei periodi estivi vede triplicare le presenze e per la sua collocazione geografica, essendo l’ultimo Comune del Lazio, prima del confine con la Campania, è facile meta di esponenti della criminalità organizzata napoletana e casertana. Vanno sottolineati, tra i problemi emersi negli anni recenti, la presenza di cellule e di gruppi specializzate nello spaccio di stupefacenti, in particolare di cocaina e vari episodi di microcriminalità. L’azione che abbiamo messa in campo è stata duplice, da un lato preventiva e dal’altro di concerto con le forze dell’ordine. Abbiamo firmato con la prefettura di Latina due protocolli di intesa, il primo nel 2016, è relativo al contrasto della commercializzazione di prodotti contraffatti, mentre il secondo, nel 2018, è il cosiddetto patto per la sicurezza del sudpontino, che si pone come obiettivi promuovere azioni, progettualità ed azioni mirate e condivise in materia di controllo del territorio, sicurezza, integrazione, vivibilità, riqualificazione del tessuto sociale e del contesto urbano.
All’interno del già citato patto uno dei punti cardine è l’implementazione del sistema di videosorveglianza sul quale abbiamo fortemente investito – e colgo l’occasione per ringraziare anche la Regione Lazio perché se abbiamo potuto farlo è stato anche grazie ad un finanziamento regionale – con il numero di telecamere che sono passate da 34 a più di 100, e che hanno un collegamento in tempo reale con le centrali operative delle forze dell’ordine. Tramite il video controllo riusciamo a supportare le forze di polizia nell’attività di prevenzione e di contrasto delle illegalità, a soddisfare le esigenze dei cittadini nell’ottenere una più diffusa ed efficace salvaguardia dei beni comuni e privati e ad incrementare nella comunità la percezione di prossimità delle istituzioni. Siamo consci che questa non sia la risposta definitiva ma sottolineato che questo sistema e la collaborazione con le forze dell’ordine sul territorio siamo già riusciti ad avere significativi risultati nel contrasto alle illegalità. Detto ciò sentiamo anche il bisogno di sottolineare che relativamente ai fatti di sangue verificatisi negli ultimi anni nel nostro comprensorio, in particolare il più recente – che citava anche il sindaco di Formia (omicidio Campanale, ndr) – accaduto un mese in una frazione del nostro Comune, a Scauri, e che ha toccato profondamente la nostra comunità, almeno al momento non sono emersi in alcun modo legami con la criminalità organizzata ed allo stato attuale nel nostro Comune non risultano episodi commessi a racket ed estorsione a danni dei commercianti“.
“CHI NEGA PRESENZA È NEGAZIONISTA”. Un intervento sulla soglia del negazionismo, non fosse per il fatto che si afferma che Minturno è meta di camorristi, salvo poi dire che non c’è racket delle estorsioni. E non si parla di droga, di appalti, di edilizia, di gioco d’azzardo, di armi, di beni confiscati o di latitanza. E ma allora cosa ci vanno a fare i camorristi a Minturno ci si dovrebbe chiedere. In villeggiatura? Forse Stefanelli voleva ricordare – senza citarlo – l’arresto di Gennaro Sorrentino, affiliato del clan Moccia, che il 4 settembre 2014 fu sorpreso mentre era intento a pescare, a Scauri, ma da latitante. E allora Stefanelli fa parlare di lotta al commercio abusivo, protocolli d’intesa e videocamere. Un intervento che non passa inosservato nemmeno al presidente dell’osservatorio regionale antimafia Gianpiero Cioffredi che in apertura del suo di intervento, a testimonianza di una certa irritazione generata dalla lettura del testo di Stefanelli, dapprima ringrazia per il fatto che la Regione si occupi di sudpontino ricordando come “non esista realtà più complicata, non esiste Provincia così piccola in Italia che vede una tale compresenza criminale” e poi afferma che “chi parla solo di infiltrazione rasenta il negazionismo, rasenta la minimizzazione di una presenza radicata su un territorio che non si può far finta di non vedere negli ultimi 40 anni”. Ma già nella seconda parte del terzo rapporto “Mafie nel Lazio”, a cura dell’osservatorio che presiede, nella seconda parte (a partire da pagina 187) Cioffredi si occupa in particolar modo di Minturno e scrive: “Facendo fede alla premessa che ha introdotto questa seconda parte del lavoro, entriamo nel merito delle questioni più rilevanti che hanno avuto riflessi nei mesi presi in esame dal presente Rapporto, nella provincia di Latina ed in particolare nei comuni di SS. Cosma e Damiano, Castelforte e Minturno. In quest’area, infatti, tra il 2014 ed il marzo del 2016, sono stati compiuti, ben 11 tra attentati ed intimidazioni, tutti fatti che rappresentano chiari “reati spia” dell’attività di organizzazioni mafiose”.
PERCHÈ STEFANELLI NON NE HA PARLATO? Ma perché il sindaco non ha attinto a quella relazione? Come faceva a non ricordare quel triangolo di fuoco esploso in meno di due anni e poco prima delle elezioni che lo hanno visto vincitore. Tra l’altro con un episodio che non viene calcolato nel computo di Cioffredi, ovvero l’esplosione di alcuni colpi di fucile a pallettoni contro il portone di ingresso della palazzina dove si trova lo studio professionale dell’avvocato e allora candidato sindaco Maurizio Faticoni, il 7 maggio del 2016, oltre alla scritta lasciata, appena il giorno dopo, sulla vetrina della sede elettorale proprio di Stefanelli: “Si na merd”. Un episodio che il sindaco di Minturno dovrebbe ricordare pure meglio, ma d’altra parte sin dall’apertura di quella campagna elettorale Stefanelli presentando tutti i punti del suo programma non ha mai citato la lotta alla criminalità organizzata che evidentemente proprio non percepisce. Così come bene dovrebbe ricordare un’altra intimidazione a colpi di arma da fuoco, avvenuta appena due mesi prima, il 19 marzo, quando viene esploso un colpo di fucile calibro 12 contro la vetrina dell’agenzia funebre La Primula di Francesco Cifonelli. Circa un anno prima un’altra agenzia, di proprietà del medesimo titolare, situata nel vicino territorio di Santi Cosma e Damiano, aveva subito la stessa sorte e un analogo atto intimidatorio. Un anno prima invece, il 19 settembre del 2015 viene sparato un colpo di pistola contro la casa di un imprenditore di Minturno in località Pizzo Balordo. Il 26 settembre del 2016 viene incendiato un automezzo della Ecocar a Minturno. La stessa Ecocar che negli ultimi anni è stata oggetto per ben due volte di interdittiva antimafia – nel 2014 pure a Minturno – ed è stata al centro di ben due indagini per corruzione presso le Procure di Catania e a Cassino. Una intensa attività investigativa che infatti ha toccato pure Minturno che può “vantare” tra gli indagati Carlo Frasca, il responsabile dell’ufficio igiene pubblica del Comune di Minturno, autore delle ripetute proroghe del servizio affidato alla Ecocar in cambio, secondo l’accusa, di 500 euro al mese, e una volta di 1000 euro avvenuta il 29 aprile 2015 e la consegna di un’auto Fiat Multipla. Questo solo per restare agli ultimi anni e senza aver citato altri episodi di violenza inaudita con esplosioni di arma da fuoco, troppe su un territorio così piccolo. Insomma non c’era bisogno di emettere sentenze e nessuno si aspettava che Stefanelli vestisse la toga, o sventolasse un distintivo, ma insomma, è il sindaco ed è convocato in commissione antimafia, se proprio non poteva andarci, poteva almeno ricordare la cronaca, mentre l’unica cosa che ha ricordato è solo un certo negazionismo ben praticato in tutto il sudpontino da troppo tempo. Altro che nuovo che avanza.