Degrado a Latina, Ciccarelli: “La situazione dei senza dimora di Via Costa è un caso molto complesso“
“La situazione di Via Costa, dove alcune persone senza dimora stazionano in un androne di un palazzo creando disagio a residenti e negozianti, ci è ampiamente nota e credo sia giusto, oltre che opportuno, precisare che i servizi comunali non stanno affatto ignorando quanto accade. Anzi, gli operatori del Pronto Intervento Sociale conoscono bene le persone che si sono ricavate un rifugio di fortuna in quell’androne. Si tratta di una situazione costantemente monitorata e allo stesso tempo molto complessa.
Si tratta di 3 persone di origine indiana senza dimora e in condizioni di povertà assoluta, non solo economica. Purtroppo rifiutano qualsiasi proposta alternativa alla vita su strada e l’area nella quale stazionano da molto tempo, che non è suolo pubblico ma una proprietà privata, è in condizioni di estremo degrado, cosa che ovviamente crea non pochi problemi agli abitanti del quartiere.
Il nostro PIS, attraverso l’unità di strada, interagisce con loro tre praticamente tutte le sere, riproponendo instancabilmente un aggancio e soluzioni alternative allo stazionamento su strada, come ad esempio l’ospitalità in dormitorio e la presa in carico anche per organizzare il rimpatrio assistito. È un lavoro difficile e a volte occorre prendere atto di rifiuti ostinati e anche di piccoli fallimenti, come per esempio è accaduto per il rimpatrio assistito che una delle tre persone aveva finalmente accettato ma che poi è saltato per il blocco dei rimpatri da parte dell’India a fronte dell’emergenza sanitaria.
Il servizio di emergenza sociale continuerà con ostinazione il proprio lavoro di contrasto ma anche di costruzione di relazione d’aiuto. Parliamo, ripeto, di una proprietà privata, dunque per liberarla è necessario che i proprietari presentino quantomeno un esposto. Poi, una volta liberata, l’area deve essere messa in sicurezza perché altrimenti il rischio è che questa storia possa ripetersi. Già lo scorso anno infatti il PIS, con grande fatica, era finalmente riuscito a convincere le tre persone a spostarsi e l’androne rimase libero per qualche mese. Nessuno però si preoccupò di mettere quello spazio in sicurezza e dopo qualche tempo i tre sono tornati ad occuparlo. Le situazioni, dunque, sono molto più complesse di quanto può sembrare e a volte solo se ognuno fa la propria parte è possibile raggiungere un risultato”.