Alba Pontina: davanti alla Corte di Appello di Roma, il Procuratore generale chiede la conferma delle condanne per i figli di Armando Lallà Di Silvio e gli altri
Questa mattina, è stata chiesta dal Procuratore Generale della Corte d’Appello Luisanna Figliolia, nell’ambito della prima udienza del processo di secondo grado “Alba Pontina”, riguardante il Clan Di Silvio ala “Lallà”, la conferma delle condanne decise nel luglio scorso dal giudice dell’udienza preliminare di Roma, Annalisa Marzano. Il processo afferisce a quegli indagati che hanno optato per il rito abbreviato.
Gravi le accuse che sono costate ai nove imputati condanne complessive per 74 anni: a vario titolo, associazione mafiosa, estorsioni, narcotraffico, intestazione fittizia di beni.
Un anno fa, furono condannati i figli di Lallà: Gianluca Di Silvio a 17 anni e 4 mesi, Ferdinando “Pupetto” Di Silvio a 16 anni e mezzo e Samuele Di Silvio a 16 anni e 8 mesi. Oltre a loro, le altre condanne toccarono a uno dei capozona di Latina Scalo, Gianfranco Mastracci, condannato a quattro anni e quattro mesi; a uno dei “cavalli” dei Di Silvio a Campo Boario Daniele “Canarino” Sicignano, cinque anni; 4 anni a Valentina Travali, sorella di Angelo e Salvatore (in carcere per via del processo Don’t Touch) che, insieme a Mohamed Jandoubi e Hacene Hassan Ounissi (quattro anni e due mesi ciascuno), controllava la piazza del Quartiere Nicolosi per conto dei Di Silvio i quali, tolto di mezzo il gruppo Cha Cha/Travali, poté imporre alla mala nordafricana di vendere al dettaglio la loro droga; infine, Daniele Coppi a un anno e dieci mesi, un prestanome di Lallà per un terreno vicino al Tecariba in Via Isonzo.
Leggi anche:
CONDANNATI PER MAFIA I FIGLI DI LALLÀ DI SILVIO. E LA DIA EVIDENZIA IL PESO DEL CLAN CIARELLI
Oggi, il Procuratore Generale ha chiesto che quei 74 anni complessivi siano confermati. La prossima udienza è stata fissata il 18 settembre quando parleranno alcuni rappresentanti del collegio difensivo.