ALBA PONTINA, DEFINITIVE LE CONDANNE: IL CLAN DI “LALLÀ” DI SILVIO È MAFIA

Uno scorcio di Via Giulio Cesare. Da questa via inizia Campo Boario; percorrendola si arriva dritti in Via Coriolano, di cui una delle traverse è Via Muzio Scevola dove risiede Armando Lallà Di Silvio, ora in carcere per associazione mafiosa. Nella sua casa, si consumava una consistente parte dello smercio di droga.
Uno scorcio di Via Giulio Cesare. Da questa via inizia Campo Boario; percorrendola si arriva dritti in Via Coriolano, di cui una delle traverse è Via Muzio Scevola dove risiede Armando Lallà Di Silvio, ora in carcere per associazione mafiosa. Nella sua casa, si consumava una consistente parte dello smercio di droga

Alba Pontina: la Corte di Cassazione ha confermato tutte le condanne a carico del clan Di Silvio. La pena più pesante al boss Armando Di Silvio detto Lallà

La Corte di Cassazione di Roma ha confermato le condanne, così come richiesto dal procuratore generale, a carico di Armando Di Silvio detto “Lallà” e degli co-imputati. La condanna in Cassazione conferma quindi l’impianto accusatorio complessivo, compresa l’associazione mafiosa. In Appello, i giudici di secondo grado avevano escluso su due capi d’imputazione riguardanti lo spaccio di sostanze stupefacenti l’aggravante dell’articolo 7, determinando una riduzione delle condanne. Ora, in Cassazione, sono stati rigettati i ricorsi presentati dagli avvocati difensori.

A maggio 2023, il Procuratore generale di Corte di Appello di Roma aveva chiesto la conferma delle condanne per gli otto imputati, già condannati in primo grado con rito ordinario presso il Tribunale di Latina per i reati di associazione di stampo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, violenza privata, favoreggiamento, intestazione fittizia di beni e riciclaggio. 

A luglio 2021, infatti, il collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Gian Luca Soana, condannò in primo grado tutti gli imputatiArmando Di Silvio, considerato a capo di un sodalizio mafioso di origine rom con base a Campo Boario, è stato condannato a 24 anni e 2 mesi, la moglie Sabina De Rosa a 15 anni e 3 mesi (per marito e moglie interdizione dai pubblici uffici perpetua), la figlia Sara Genoveffa a 5 anni e 4 mesi e al marito di lei, Federico Arcieri, 4 anni.

Inoltre, 6 anni e 4 mesi ad Angela Di Silvio, 3 anni e tre mesi a Francesca De Rosa, 2 anni e 7 mesi a Giulia Di Silvio. Infine per Tiziano Cesari 3 anni e 7 mesi.

A ottobre 2023, la Corte d’Appello ha rideterminato le pene in questo modo, confermando l’associazione mafiosa per Armando Di Silvio detto “Lallà” e la moglie Sabina De Rosa. Ecco cosa hanno deciso i giudici, le cui motivazioni usciranno tra 90 giorni: 20 anni di reclusione per il boss Armando Di Silvio detto “Lallà”; 13 anni e 4 mesi per Sabina De Rosa; 4 anni per Sara Genoveffa Di Silvio; 3 anni e 4 mesi per Federico Arcieri; 2 anni e 9 mesi per Francesca Di Silvio; 1 anni e 9 mesi per Giulia Di Silvio; 2 anni e 5 mesi per Tiziano Arcieri, escluso dall’associazione per delinquere.

Era stato stabilito anche il danno economico alle parti civili: alla Regione Lazio i Di Silvio dovranno corrispondere 30mila euro; 40mila euro al Comune di Latina; 10mila all’Associazione Antonino Caponnetto.

Sia il danno economico che le condanne comminate in Appello sono ora definitive con la pronuncia della Corte di Cassazione.

Per gli altri membri del clan capeggiato dal capo famiglia Armando Di Silvio detto “Lallà”, le condanne sono passate in giudicato con sentenza irrevocabile. A ottobre 2021, infatti, la Cassazione confermò le condanne per associazione mafiosa per coloro che avevano optato per il rito abbreviato celebratosi a Roma: tra di loro i tre figli di Lallà, di cui uno, Samuele, è deceduto successivamente in carcere.

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