Nel libro di Adriano Tilgher, una delle figure politiche più discusse degli anni di piombo, si cita Vittorio Di Battista come militante della Caravella (che poi confluirà in Avanguardia) il quale si distinse nelle attività di studio e controllo di ciò che stava accadendo all’interno della cittadella universitaria nei giorni del Sessantotto.
Sul passato politico di Vittorio Di Battista, padre di Dibba, si è parlato ma quasi mai con l’intento di una ricostruzione storica e dettagliata rispetto alla sua militanza.
Nella storia della destra italiana, anche il padre di Alessandro Di Battista, uno dei massimi esponenti del Movimento 5 Stelle, ha recitato un ruolo. E non di poco conto, a leggere il libro di Adriano Tilgher.
LA PRESENTAZIONE
Venerdì scorso, alla Pizzeria Lavori in Corso di Latina, ha avuto luogo la presentazione del libro “La Mia Avanguardia”.
Alla presentazione c’erano tutti i componenti del gruppo storico di Avanguardia Nazionale di Latina.
Latina, che durante la presentazione è stata ovviamente chiamata Littoria, è importante per la storia di Avanguardia Nazionale perché, insieme a Reggio Calabria, fu l’unica città in cui si svolsero manifestazioni di protesta del movimento di Tilgher nel periodo antecedente allo scioglimento.
A pagina 41 del libro viene citato il padre di Dibba. Incuriositi da questo fatto, abbiamo chiesto all’autore che ci ha confermato che era proprio lo stesso Vittorio Di Battista, dal 2013 conosciuto ai più grazie al figlio Alessandro.
“AVANGUARDIA È LA MIA VITA”
Tilgher ha spiegato che il titolo del libro deriva dal fatto che Avanguardia Nazionale ha rappresentato un atto d’amore, che ha segnato per sempre la sua vita.
L’autore è stato arrestato perché Avanguardia venne obbligata a sciogliersi, a giugno del 1976, dallo Stato per tentata ricostituzione del Partito Fascista. Nello specifico, Tilgher è stato incarcerato prima per 6 mesi, poi per 4 anni e mezzo in attesa di giudizio. Successivamente è stato assolto con formula piena.
I TEMI TRATTATI
Il libro è incentrato sul periodo che va dal 1968 al 1976, periodo di maggiore attività di Avanguardia Nazionale, prima del definitivo scioglimento.
L’autore pone l’accento sul ruolo centrale che il partito ebbe in alcune importanti vicende storiche che hanno segnato per sempre il Paese: la Battaglia di Valle Giulia (1968), Il Golpe Borghese (1970), la rivolta di Reggio Calabria (1970-71) e la strage di Brescia (1974).
LA BATTAGLIA DI VALLE GIULIA
La battaglia di Valle Giulia fu uno scontro tra i componenti dei diversi movimenti del ’68, di tutti i colori politici, che cercavano di occupare la facoltà di Architettura de La Sapienza, ed estromettere la polizia che la presidiava su richiesta dell’allora rettore Pino D’Avack.
E fu proprio all’inizio di questa storia, mentre gli avanguardisti erano in Sicilia, che Vittorio DI Battista si distinse nelle attività di studio ed analisi di quello che accadeva all’interno della Cittadella Universitaria, dove i movimenti giovanili comunisti iniziavano a prendere piede. Talmente bravo, nell’ottica ideologica di quegli anni, da meritarsi un encomio da parte di Adriano Tilgher nel libro.
Il primo marzo 1968, a Piazza di Spagna, successe qualcosa che per Tilgher fu straordinario: i movimenti studenteschi fascisti e comunisti marciarono insieme contro la riforma del Ministro della Pubblica Istruzione Luigi Gui. Su questo tema l’autore è stato molto chiaro: “Fu un gesto rivoluzionario, abbiamo anticipato la fine della dicotomia destra sinistra“.
Il corteo arrivò a Valle Giulia e, a quel punto, tutti gli studenti caricarono la polizia iniziando gli scontri e occupando la facoltà.
Per Tilgher il 16 marzo ’68, invece, è la data spartiacque che ha segnato il passaggio dei giovani dalla destra al comunismo.
L’MSI e il PCI inviarono centinaia di attivisti a La Sapienza perché si vociferava di probabili tafferugli. Lo scontro avvenne fuori la facoltà di Lettere e, per l’autore, questa giornata ha rappresentato la fine di un sogno rivoluzionario, visto che da quel momento in poi, secondo la tesi del libro, il cosiddetto sistema è riuscito a strumentalizzare e reprimere la rivolta grazie alla tecnica degli opposti estremismi, ossia generando artificiosamente uno scontro aperto tra comunisti e fascisti con il fine del mantenimento dello status quo.
NASCE AVANGUARDIA
Nel 1970 i gruppi universitari di estrema destra vengono citati in alcuni articoli di giornale come “fascisti rivoluzionari”, a quel punto per evitare l’applicazione della Legge Scelba, Tilgher e i suoi decidono di darsi un nome e il 6 Febbraio 1970 nasce Avanguardia Nazionale.
LA RUNA
Come simbolo del partito viene scelta una lettera dell’alfabeto runico che indica l’uomo ancorato alle radici alla sua vita terrena ma che con la punta spinge verso la trascendenza.
In realtà, la Runa è stata utilizzata durante la Seconda Guerra Mondiale dalla Panzer Division 14, che prese parte all’Operazione Barbarossa combattendo sul Fronte Orientale fino alla fine del conflitto.
IL GOLPE BORGHESE
Il fallito, tentato o forse mai avvenuto Golpe Borghese è stato ed è uno dei grandi misteri della storia del Paese.
Per Avanguardia il comandante Junio Valerio Borghese era un riferimento politico considerata la sua decisione di scendere in campo da una posizione di chi si era ormai ritirato a vita privata. Borghese, secondo Tilgher, si adoperò per combattere l’inizio del decadimento dello Stato e delle Istituzioni.
Avanguardia, però, non era al corrente del golpe. L’autore ricorda soltanto l’arrivo di alcune staffette che avrebbero avvisato gli avanguardisti rispetto a “qualcosa di grosso che stava per succedere”. Ma che, come si sa, poi, nella tarda serata del 7 dicembre 1970, non successe.
Di certo Tilgher e la militanza guardavano al golpe con speranza: “Avanguardia si sarebbe ritagliata un ruolo di prim’ordine in un eventuale golpe”
L’errore maggiore, secondo gli avanguardisti, fu quello di non andare fino in fondo. Eppure la sensazione è che i ragazzi di Via Arco della Ciambella sanno ma non dicono tutto quello che ci sarebbe da sapere.
IL RAPPORTO CON ALMIRANTE
Avanguardia era indipendente dall’MSI, giudicato al tempo troppo coinvolto nei giochi di potere tipici del sistema, ma i rapporti tra i due partiti ci furono eccome, a partire proprio dalla Battaglia di Valle Giulia.
Anche se va specificato che Tilgher giudicò l’azione dei militanti dell’MSI come un gesto volto a destabilizzare e far cessare l’accordo storico tra movimenti studenteschi di estrema destra e comunisti.
Nel 1972 Avanguardia chiese ad Almirante di candidare il comandante Borghese, latitante in seguito al golpe, capolista al Senato in Calabria.
Almirante si disse d’accordo ma esortò gli avanguardisti ad inviare telegrammi a tutte le sezioni provinciali del Movimento Sociale per far indire una Direzione Nazionale che avrebbe dovuto prendere una decisione al riguardo. Ma al termine della Direzione, Almirante prese la parola annunciando che Borghese non sarebbe stato candidato, tradendo la promessa fatta a Tilgher qualche tempo prima.
LA RIVOLTA DI REGGIO CALABRIA
La rivolta di Reggio Calabria ebbe luogo a causa della decisione di spostare il capoluogo di Regione da Reggio a Catanzaro.
Inizialmente si trattò di semplici moti, ma a causa dell’intervento dei movimenti extraparlamentari di estrema destra, sfociò in una vera e propria rivolta armata.
Tilgher, nel suo testo, ha posto l’accento sul ruolo che Avanguardia ebbe in quei tragici mesi della rivolta: “i nostri militanti sono stati massacrati a Reggio Calabria”, ricordando come le sedi di partito e dei giornali ad essi collegati vennero prese d’assalto dalla popolazione che le incendiò.
Nel libro l’autore definisce la rivolta come “la più alta forma di sussulto della coscienza nazionale in un’epoca in cui iniziarono a dissolversi i valori etici e a tradirsi gli interessi nazionali in nome del proprio tornaconto personale”.
La rivolta fu messa a tacere da una dura repressione militare, operata addirittura con mezzi blindati e carrarmati.
Durante gli scontri morirono sei persone, ci furono 54 feriti e vennero operati migliaia di arresti.
LA STRAGE DI BRESCIA
Il 28 maggio 1974, una bomba esplose a Piazza della Loggia a Brescia uccidendo 8 persone e ferendone 102.
Il giorno dopo venne rilasciato dalla polizia l’identikit del probabile attentatore: si trattava di Giancarlo Esposti, militante milanese di Avanguardia Nazionale.
Secondo le tesi di Tilgher ed Avanguardia Nazionale, era impossibile che fosse stato Esposti a compiere la strage, anche perché due giorni dopo venne ucciso dai Carabinieri a Rieti e, nelle foto rilasciate ai giornali, Esposti appariva con una folta barba.
A quanto riporta Tilgher, furono i partigiani bianchi del Mar di Fumagalli a fomentare alcuni militanti di altre formazioni di destra estrema, rimediando loro armi ed esplosivo.
In effetti alcune delle tesi di Avanguardia hanno un riscontro nella realtà. Nel processo partito nel 2008 sulla Strage di Brescia, gli imputati per la strage furono Carlo Maria Maggi, il capo del gruppo neofascista Ordine nuovo nel Triveneto, e Maurizio Tramonte, giovane militante padovano di Ordine nuovo e, al contempo, informatore dei servizi segreti.
LO SCIOGLIMENTO DI AVANGUARDIA
A metà degli anni settanta Avanguardia provò il salto di qualità, cercando di diventare un partito di massa. L’operazione non andò a buon fine anche perché, dopo le manifestazioni di Latina e Reggio Calabria, il 27 novembre del 1975, settantadue tra dirigenti e militanti di Avanguardia Nazionale vennero arrestati ed accusati di tentata ricostituzione del Partito Fascista.
Adriano Tilgher venne arrestato il 2 dicembre dello stesso anno, anche se dopo 5 anni di reclusione per due diversi processi fu assolto con formula piena.
Avanguardia Nazionale, come detto, fu sciolta definitivamente nel 1976.
DAL FASCISMO A DUGIN
Attualmente Tilgher gestisce una rivista online chiamata il Pensiero Forte, di cui è anche autore.
Il suo pensiero è cambiato rispetto agli Anni di Piombo, ha detto di non sentirsi più fascista e di non volere il ritorno di Avanguardia nella scena politica, perché quella è stata un’esperienza irripetibile.
Dai temi toccati e dalle posizioni espresse, la “dottrina” di Tilgher sembra vicina a quella di Alexander Dugin, ideologo di Putin e fautore della Quarta Teoria Politica.
TANTA NOSTALGIA
Più che un incontro tra pericolosi fascisti, quello di Latina è sembrato un momento in cui dei vecchi amici si sono rivisti dopo anni.
Tilgher vorrebbe creare un nuovo soggetto politico, ma tra i presenti c’è chi ha analizzato la situazione con freddezza: “Ormai Adriano è bruciato visto quello che gli è successo, formare un soggetto politico nuovo con questi presupposti è impossibile”.