Monopolio delle sanatorie edilizie a Gaeta: destini diversi per gli indagati, tra assoluzioni e rinvii a giudizio
Come noto, la vicenda che ha portato all’inchiesta e al processo sull’edilizia gaetana trova la sua genesi in un’operazione dei Carabinieri di Gaeta che ha visto il sequestro di un cantiere, in zona Capo di Serapo, in Via Fontania, destinato alla realizzazione di un complesso residenziale di circa venti appartamenti. Un complesso, specificava la Procura, che nonostante fosse stato regolarmente autorizzato, poneva in essere, in ragione dell’attività degli investigatori, irregolarità strutturali, paesaggistiche e ambientali che alcuni funzionari comunali avevano occultato.
Indagati, a vario titolo, per corruzione, abuso d’ufficio, falso, danneggiamento e abusivismo edilizio. Undici in tutto: Cristofaro Accetta, l’architetto Tallaro, i due liberi professionisti, Alessandro Liberace e Andrea Criscuolo, il funzionario del Comune Fulvia Marciano e la Dirigente Lilia Maria Pelliccia, gli imprenditori Arcangelo Purgato di Itri e Silvestro De Pasquale di Gaeta, Carmine Di Caterino, Alessandro Cifra di Latina, e Gennaro Grieco di Cassino.
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Tra le persone imputate Purgato e Gennaro Grieco avevano chiesto di essere giudicati col rito abbreviato. Nell’udienza del 3 maggio, il Gup del Tribunale di Cassino Domenico Di Croce ha ritenuto di assolverli così come altri indagati: le funzionarie del Comune di Gaeta Fulvia Marciano e Lilia Maria Pelliccia, Silvestro De Pasquale, Carmine Di Caterino e Alessandro Cifra. Alla base della decisione l’intervenuta prescrizione che già si era materializzata nella scorsa udienza di dicembre 2021 nella quale era stato calcolato la succitata prescrizione per 8 capi d’imputazione su 10.
Diverso destino per altri indagati che, invece, sono stati rinviati a giudizio il geometra del Comune Cristofaro Accetta per il capo d’imputazione “h” per il quale, insieme al capo “i”, erano state sollevate criticità dal collegio difensivo. A giudizio anche Alessandro Liberace, Salvatorluca Tarallo e Andrea Criscuolo i quali dovranno rispondere insieme ad Accetta di concorso in corruzione.
Secondo l’accusa, Il perno del “sistema” era, per l’appunto, il geometra dell’Ufficio Tecnico del Comune di Gaeta, Cristofaro Accetta, fratello del costruttore Eduardo Accetta, ex consigliere comunale.
Accetta asserviva, secondo gli investigatori, la sua funzione agli interessi privati, in quanto socio occulto di uno studio tecnico in via dei Frassini a Gaeta fino al dicembre del 2015 e poi in via Livorno sempre nella città del Golfo.
Le particolarità è che questi due studi tecnici, di cui era/è socio occulto il geometra dell’Ufficio Tecnico, erano intestati all’architetto Tallaro (il primo in via dei Frassini) e al fratello del dipendente comunale (il secondo in via Livorno), ossia l’ex consigliere comunale Eduardo Accetta precedentemente citato.
Sembra, quindi, che Cristofaro Accetta, il geometra dell’Ufficio Tecnico comunale, si trovasse nel mezzo, quantomeno, di un conflitto di interessi.
Nello studio intestato al fratello di Cristofaro, l’ex consigliere comunale Eduardo Accetta, lavoravano tre degli indagati: come detto l’architetto Tallaro, e gli altri due liberi professionisti, Alessandro Liberace e Andrea Criscuolo, i quali erano soliti firmare i progetti per conto di Cristofaro Accetta e collaboravano con lui nella stesura degli stessi, presentando al comune di Gaeta svariate richieste di autorizzazione edilizie: Tallaro 98 richieste, Liberace 86 richieste, Criscuolo 23 richieste.
Cristofaro Accetta avrebbe istruito personalmente le pratiche, da funzionario pubblico si interessava alle stesse, oppure faceva in modo che fossero seguite dai tecnici che lavoravano negli studi dove era socio occulto. In cambio avrebbe ricevuto una parte consistente della parcella che i privati gli corrispondevano (intestandola anche a sua moglie).
In sostanza, da dipendente comunale nel delicato settore delle pratiche edilizie, Cristofaro Accetta avrebbe mediato tra i privati committenti e i tecnici che poi effettivamente, nei vari episodi dell’inchiesta, ottenevano gli incarichi retribuiti dai committenti.
Ora il Tribunale di Cassino stabilirà la loro colpevolezza o meno.