Operazione Planning: arrestati anche gli “imprenditori” Gangemi, legati alle cosche reggine, trapiantati tra Roma, Latina e Aprilia. Da anni la famiglia calabro-pontina è al centro di indagini, processi e sequestri. Evidenziati i loro interessi nell’edilizia, nella compravendita di auto e nel grandi catene di distribuzione alimentare
L’indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, ipotizza, tra le altre cose, un’associazione per delinquere di stampo mafioso. Gli imprenditori sono accusati di aver stretto accordi con famiglie di ‘ndrangheta, in primis i De Stefano e gli Araniti, consentendo che i clan si infiltrassero, per lo più, nel settore edile e della grande distribuzione alimentare. A compiere l’infiltrazione la compartecipazione occulta di alcuni esponenti delle cosche in attività economiche gestite da imprese intestate fittiziamente a terzi.
Leggi i dettagli dell’indagine e tutti i nomi dei coinvolti al seguente link:
‘NDRANGHETA, OPERAZIONE PLANNIG: ARRESTATI I GANGEMI
Se a fare rumore in Calabria è l’arresto dell’ex assessore e presidente del consiglio comunale di Reggio Calabria Dominique Suraci, oltreché al coinvolgimento tra gli indagati dell’ex calciatore di Serie A, bandiera della Reggina, Francesco Cozza detto “Ciccio”, nelle lande pontine sono, invece, gli arresti dei due fratelli Gangemi, Sergio e Giampiero confermano ciò che inchieste, processi, informative, osservatori e relazioni antimafia hanno sempre detto: la famiglia trapiantata tra Latina, Aprilia e Roma è strettamente legata alle cosche calabre.
Entrambi coinvolti nel processo per estorsione con aggravante mafiosa ai danni di due imprenditori del nord pontino (Sergio Gangemi è condannato in via definitiva a oltre sette anni), è il medesimo Sergio Gangemi ad aver attirato su di sé, negli ultimi anni (ma i suoi guai con la giustizia iniziano ben prima), l’attenzione delle cronache giudiziarie: due sequestri milionari e menzioni in più episodi da parte dei collaboratori di giustizia, ex affiliati dei clan rom di Latina.
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Diversi i capi di imputazione che vengono contestati ai fratelli Gangemi da parte del procuratore capo di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e dei sostituti Stefano Musolino e Walter Ignazitto.
Pur non facendone parte come “punciuti”, i due Gangemi sono accusati di associazione per delinquere con l’aggravante mafiosa. Gianpiero Gangemi, impegnato nel settore edile, avrebbe contribuito al rafforzamento degli scopi della ndrangheta, in particolare delle cosche De Stefano, Condello, Araniti e Alvaro. Cosche operanti in Italia e all’estero. A entrambi i fratelli vengono contestati anche episodi, in associazione con altre persone, di trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, auto-riciclaggio, reimpiego, nonché una pluralità di reati tributari, finalizzati a garantire a loro di operare in molti settori commerciali (tra cui attività edilizia e di investimento immobiliari, compravendita di auto e grande distribuzione alimentare). A schermare le loro attività una pluralità di imprese fittiziamente intestate a terzi, costituenti il “Gruppo Gangemi”, grazie alle quali i fratelli hanno eluso l’applicazione delle misure di prevenzione patrimoniali, agevolando così la ‘ndrangheta.
Il cosiddetto Gruppo Gangemi avrebbe tra i componenti altri indagati/arrestati dell’inchiesta denominata “Planning” tra i quali Gaetano Coppola, Carmelo Maria Romeo, Roberto Di Giovambattista, Gianluca Taverniti, Antonino Mordà, Domenico Gallo e Giuseppe Antonio Milasi, che sarebbe subentrato come testa di legno nella società C.C.I srl (sequestrata e dissequestrata tra il 2013 e il 2014 dal Tribunale di Latina e ulteriormente sequestra nel 2019 dal medesimo Tribunale), quando i due fratelli furono arrestati in seguito all’estorsione con aggravante mafiosa commessa tra Pomezia e Aprilia e persino il tecnico del Comune di Reggio Calabria Luigi Bagnato. Tra le società controllate dal “Gruppo Gangemi” la Leg srl, la Cos srl e la succitata C.C.I. srl. Interessi anche nell’Eurospin Sicilia Spa con l’obiettivo di avviare più centri commerciali a marchio “Eurospin” a Reggio Calabria.
I Gangemi sono accusati di associazione per delinquere, aggravata dal fine di agevolatone mafioso e solo Giampiero di concorso esterno in associazione mafiosa (a lui contestati rapporti imprenditoriali stretti con uno dei principali indagati, Fortunato Martino). Entrambi avrebbero impiegato capitali illeciti investendoli in società, come ad esempio la Speed 2.0 srl, ossia la concessionaria romana intestata a Sergio Gangemi, citata dai collaboratori di giustizia Renato Pugliese e Agostino Riccardo. La stessa concessionaria, secondo uno dei collaboratori di giustizia ascoltato dagli inquirenti, Maurizio De Carlo, si trovava prima a Latina e ad Aprilia per essere poi spostata all’Eur. Quasi 700mila euro investiti per acquistare auto destinate alla rivendita della concessionaria in Via Cristoforo Colombo. D’altra parte, soprattutto Sergio Gangemi si è sempre focalizzato sulla compravendita di auto: nell’ultimo sequestro disposto nei suoi confronti, nell’anno 2020, anche la Gea Motors srl a Cisterna di Latina.
In una delle società riconducibili a Giampiero Gangemi, la “Business Group Spa”, è coinvolto l’ex campione calabro di Serie A “Ciccio” Cozza, numero 10 di una Reggina che competeva nella massima serie. Il core business erano i centri commerciali che Gangemi&Co avevano avviato in Abruzzo.
C’è da specificare che i fatti contestati ai Gangemi sono avvenuti tutti tra Reggio Calabria, Roma e Pescara. Tuttavia, l’ordinanza firmata dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Reggio Calabria Antonino Foti ricostruisce la storia criminale dei Gangemi che inizia decadi fa. Già nel 1993, i fratelli erano stati oggetto di decreto di confisca dei beni loro intestati, in qualità di terzi interessati, nel decreto emesso dal Tribunale di Roma che vedeva quale proposto il padre Pietro (secondo i collaboratori di giustizia Lauro e Barreca, sarebbe contiguo alla cosca De Stefano sin dal 1986). Quest’ultimo era indagato in una indagine dello stesso anno denominata “Olimpia” perché raggiunto da dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che lo indicavano quale imprenditore che agiva per conto dapprima della cosca Araniti e quindi della cosca De Stefano. Nel 1986 in una relazione giudiziaria redatta dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria emergevano rapporti fra i fratelli Araniti e Pietro Gangemi, indicato come indiretto contatto con il boss Paolo De Stefano per accaparramenti di appalti di opere pubbliche. Lo stesso Pietro Gangemi veniva menzionato da Pasquale D’Amico, esponente di rilievo della Nuova Camorra Organizzata (la camorra di Cutolo). D’Amico affermava: “Ho pure incontrato l’avv.to DE STEFANO in un appartamento di Reggio Calabria forse ili proprietà di un certo GANGEMI, appaltatore fallito. Il GANGEMI, mentre io era nell’appartamento anzidetto ha telefonato all’avv.to Giorgio DE STEFANO, il qualepoco dopo è venuto. I due hanno parlato di un appalto“.
Rapporti con le cosche riemersi anche in un procedimento della DDA datato 2021 che traeva spunto da altra indagine avviata dalla Procura della Repubblica DDA di Milano e che aveva accertato come Paolo Martino (storico rappresentante della cosca De Stefano) avesse rapporti di co-interessenza economica con i fratelli Giampiero e Sergio Gangemi. E infine tutti i sequestri che hanno attinto la famiglia: il primo nel 1993 e i più recenti datati 2019 e 2020. Insomma per il Gip di Reggio Calabria, anche sulla base di dichiarazioni di collaboratori di giustizia calabri, risultano solidi e variegati rapporti che legano la famiglia Gangemi alle principali cosche originarie del quartiere reggino di Archi che rappresentano il Gotha della Ndrangheta reggina. In particolare, Sergio Gangemi ha sviluppato una ingente attività di compravendita di auto con la società Lucente srl.
Ed entrambi i fratelli sono stati protagonisti di un imponente investimento immobiliare, funzionale alla edificazione del supermercato a marchio Eurospin nel quartiere reggino di Gallico, insieme ad un altro imprenditore coinvolto in svariati procedimenti penali: Domenico Gallo.
Non solo Gangemi. In un vorticoso giro di società, risulta agli investigatori che GEA SRL e NRT SPA, pur non presentando formali elementi di collegamento con quelle del Gruppo Mordà (Antonino Mordà è uno dei coinvolti nell’operazione Planning), fanno registrare “movimentazione” di soldi a intreccio “caratterizzata da giri di fondi”. Sia GEA SRL che NRT SPA – scrivono gli investigatori – sono state costituite nella “cosiddetta “zona franca”, tra Latina e la Campania, terra d’incontro tra camorra e ndrangheta”. La GEA SRL e’ stata costituita nel 2011 a Santi Cosma e Damiano dove operava nel settore della vendita di impianti fotovoltaici. Trasferita a Milano a maggio 2016, l’impresa ha mutato oggetto (commercio all’ingrosso di elettrodomestici e di elettronica) ed ha avuto un’esplosione del fatturato. La Nrt Spa aveva originariamente ad oggetto il commercio di autoveicoli e fu costituita nel 2008 a Latina. Le due società possono essere riconducibili comunque a Sergio Gangemi; peraltro la NRT S.p.a. ha ceduto un ramo d’azienda del valore di 140.000 euro alla Auto G.M. S.r.l. che aveva quale amministratore e socio unico Mirko Morgani, co-imputato insieme a Sergio Gangemi, Gianpiero Gangemi e Patrizio Forniti nel processo per estorsione mafiosa, a colpi di fucile, ai danni degli imprenditori tra Pomezia e Aprilia.
Chiari sono i rapporti con la ‘ndrangheta dei fratelli Gangemi, nel solco di quelli avuti dal padre. I legami di Giampiero Gangemi con Domenico Condello, detto Mico Gingomma, condannato m via definitiva nel procedimento denominato “Meta”, quale dirigente apicale dell’omonima cosca, sono stati confermati anche dal collaboratore di giustizia De Rosa che era entrato in contatto con Gangemi, tramite un geometra comunale di Reggio Calabria, Luigi Bagnato. Come l’altro collaboratore De Carlo, De Rosa indica in Domenico Condello, detto Mico Gingomma, “il dirigente di Ndrangheta con cui Giampiero Gangemi si era relazionato profittevolmente, attraverso la mediazione di Luigi Bagnato che selezionava per lui i terreni su cui sviluppare speculazioni immobiliari“.
Rapporti talmente forti con la ‘ndrangheta, pur sempre da non affiliati, che Giampiero Gangemi riesce anche a respingere le mire di Giuseppe De Stefano, dell’omonima cosca, per infiltrarsi nell’affare dell’Eurospin di Gallico, grazie all’accordo raggiunto con l’altra potente cosce degli Araniti.
Per gli inquirenti il Gruppo Gangemi ha operato come un un’associazione a delinquere, in sinergia con Antonino Mordà e Domenico Gallo. Inoltre, viene contestato al medesimo Gruppo la costituzione di una seconda associazione per delinquere, finalizzata a gestire l’espansione commerciale di Eurospin Sicilia Sp.a. a Reggio Calabria. Tutte attività che sono tese ad agevolare gli interessi della ndrangheta ed il riciclaggio di parte dei profitti in favore di Antonino Mordà.
E pensare che con cotanto curriculum dei fratelli, l’attuale deputato e leader della Lega nel Lazio, Claudio Durigon, non ha sentito il bisogno di chiarire come mai, nel 2018, nominò come Dirigente regionale dell’Ugl (sindacato di cui Durigon era il più importante esponente laziale) Simone Di Marcantonio: un giovane pontino risultato essere prestanome di Sergio Gangemi e a processo con un rampollo del Clan Ciarelli per estorsione e sequestro di persona aggravato dal metodo mafioso.