Processo Scarface, il Comune di Latina si costituirà parte civile nel procedimento che inizia domani presso il Tribunale di Latina
Il Comune di Latina si costituirà parte civile nel processo dell’operazione Scarface in cui ad alcuni componenti del clan Di Silvio, capeggiato da Giuseppe Di Silvio detto “Romolo” viene contestata l’associazione per delinquere con l’aggravante delle modalità mafiose.
“Oggi – dichiara il Sindaco Damiano Coletta – abbiamo approvato la delibera di Giunta che nell’udienza di domani consentirà al Comune di costituirsi parte civile nell’ambito di questo procedimento. È un ulteriore segnale che ritenevamo di dover lanciare nel percorso intrapreso dall’Amministrazione da me guidata, tanto nella precedente consiliatura quanto in questa, per l’affermazione della legalità e per segnare anche un’altra decisa presa di distanza da parte di tutta la comunità di Latina nei confronti di qualsiasi forma di criminalità. Latina oggi è una città sana che chiede rispetto e che vuole farsi conoscere per le proprie capacità e potenzialità e non di certo per i procedimenti giudiziari”.
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Il Comune sarà rappresentato dall’avvocato Anna Caterina Egeo dell’Avvocatura Comunale. Nelle motivazioni addotte dalla Giunta municipale, che ha votato il provvedimento oggi 16 maggio, le condotte del Clan Di Silvio sono lesive sotto più profili degli interessi intestati all’Amministrazione, la quale è pertanto parte offesa dalle azioni come ripercorse negli Atti formati dalla Procura della Repubblica di Roma ed all’esame del Giudice per l’udienza preliminare.
“I reati contestati – si legge nella delibera – in varia misura incidono in maniera pregiudizievole tanto sulle posizioni giuridiche dell’Ente quale titolare della funzione, quanto sulla collettività, dei quali interessi l’Amministrazione è soggetto esponenziale e rappresentativo, conseguentemente parte offesa”.
“La stessa operatività dell’Associazione mafiosa – continua la delibera – nell’ambito territoriale del Comune di Latina, unitamente ai reati fine contestati, rappresenta eclatante e grave danno alla sua immagine, anche per il clamore mediatico, quindi per la diffusività che i fatti contestati hanno avuto e suscitato. Le condotte per le quali si procede, per pervasività, hanno minato l’ordinato assetto ed il regolare svolgimento della vita sociale nel territorio di competenza dell’Amministrazione Civica di Latina, quindi la libertà di autodeterminazione dei soggetti giuridici che ivi insistono”.
A ottobre 2021, sono state 33 le misure cautelari (27 in carcere) scattate nell’operazione di Squadra Mobile di Latina e Direzione Distrettuale Antimafia di Roma. Vari e gravi i reati contestati, con l’aggravante del 416 bis: traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, sequestro di persona, spaccio di droga, furto, detenzione e porto abusivo di armi, reati aggravati dal metodo mafioso e da finalità di agevolazione mafiosa.
L’indagine ipotizza l’esistenza di un nuovo sodalizio di matrice mafiosa ed origine autoctona riconducibile al gruppo di etnia Rom di Giuseppe Di Silvio detto Romolo, organizzazione strutturata su base familiare e territoriale, già protagonista di gravissimi episodi criminali a Latina, che si è nel tempo sempre più radicato sul territorio di Latina, sia con riguardo al settore criminale dello spaccio di stupefacenti, sia con riguardo alle attività estorsive.
Gli episodi estorsivi evidenziano come la famiglia Di Silvio facente capo a Giuseppe detto Romolo riusciva a incutere timore, a piegare la volontà delle vittime, in alcuni casi vessate da anni, il tutto senza subire denunce in ragione del clima di omertà ingenerato proprio dal terrore che gli appartenenti al clan incutono sulla popolazione locale.
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