Processo Scheggia, l’ex consigliera regionale Gina Cetrone, principale imputata, interviene dopo l’udienza: “La verità fa rumore”
“È stata celebrata in settimana l’ulteriore udienza del processo relativo all’operazione “Scheggia”. È stata sicuramente un’udienza intensa durante la quale non sono mancati contrasti, anche aspri, tra le parti. In particolare, è tema attualmente dibattuto quello relativo alle modalità attraverso le quali si è snodata tutta la pregressa attività di indagine.
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Proprio a tal riguardo, infatti, il Pubblico Ministero ha chiamato a testimoniare il Dirigente della Squadra Mobile, il Dott. Giuseppe Pontecorvo. Vi è da dire, inoltre, che, il medesimo testimone è stato indicato, altresì, proprio nella lista dei testimoni da me presentata a tutela della mia innocenza. Insomma, considerando che l’ipotesi investigativa non sia una prova, i contrasti che sono emersi hanno riguardato un’attività del 2016 della Questura di Latina, non svolta personalmente dal Dott. Pontecorvo, ma di cui lo stesso era a conoscenza, quando, successivamente, nel 2019, ha redatto un atto nell’ambito proprio dell’indagine relativa all’operazione “Scheggia”.
Nel 2016, a maggio, la Questura mi stava proteggendo, a mia insaputa, perché ero nel mirino di Riccardo e dei suoi intenti estorsivi da perpetrare a mio danno. Su questo tema, proposto mediante le domande del mio Difensore, si sono inaspriti i toni, ma pur sempre nel perimetro della dialettica processuale. Bene. È il rumore provocato dalla verità che, ferma al proprio posto, impone essa stessa la strada da seguire per raggiungerla. Da altra prospettiva posso soltanto osservare che quella attività del 2016, di cui sono venuta a conoscenza soltanto perché il mio Difensore ha svolto indagini difensive, è stata già messa a disposizione della Corte di Appello di Roma che, proprio su tale attività, ha annullato la misura di prevenzione che mi era stata applicata dal Tribunale di Roma su richiesta della Questura di Latina.
Mi è rimasto particolarmente impresso quanto stabilito dalla Corte di Appello: l’attività del 2016 era incompatibile con la misura richiesta dalla Questura di Latina. Ma, osservo, quella attività, nel 2016 è stata svolta proprio dalla Questura di Latina. Anche qui mi pare di ascoltare un rumore. È sempre lo stesso, è quello della Verità”.
Così, in una nota, l’ex consigliere regionale del Pdl Gina Cetrone imputata, insieme all’ex marito Umberto Pagliaroli e ai tre esponenti del Clan Di Silvio nel processo che contesta estorsione, atti di illecita concorrenza, violenza privata, più gli illeciti connessi alle elezioni amministrative di Terracina 2016, tutti aggravati dal metodo mafioso.