Anni 2000: chieste le condanne per il boss Antinozzi e altri due sodali nel processo che si sta celebrano presso il Tribunale di Roma
Davanti al Gup del Tribunale di Roma Valerio Savio, a giudizio tre dei coinvolti nell’operazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma che aveva scelto il rito alternativo. Il Gup Savio, lo scorso ottobre, aveva disposto il rinvio a giudizio per 22 persone mentre Antonio Antinozzi detto “Trippetta”, Vincenzo De Martino e Agostino Di Franco hanno fatto richiesta del rito alternativo e saranno processo in abbreviato. Si erano costituiti come parte civile, tramite l’avvocato Licia D’Amico, l’Associazione antimafia Antonino Caponnetto e l’impresa Volturnia Industria Costruzioni di Maddaloni, in provincia di Caserta, vittima di due incendi dolosi nell’ambito della strategia di minacce e tensioni messa in atto dal Clan Antinozzi.
Gli arresti, come noto, sono scattati a gennaio 2021 e ad essere coinvolti gli appartenenti ai due nuclei, o clan, Antinozzi e Mendico, un tempo sodalizio affiatato tra Santi Cosma e Damiano e Castelforte, ora scisso e con affari ben distinti tra loro. Sebbene permanga un tacito rispetto. Traffico di droga, estorsioni, minacce a ditte locali, rapina, danneggiamento, incendio, armi illegali: queste le principali accuse rivolte ai due sodalizi per ipotesi di reato aggravati anche dal metodo mafioso.
Dal sostituto procuratore della DDA Corrado Fasanelli è contestata l’associazione mafiosa ad Antonio Antinozzi detto “Trippetta”, già condannato per l’omicidio del meccanico Andrea Di Marco avvenuto nel lontano 1997, e ai suoi affiliati Agostino Di Franco e Vincenzo De Martino. L’associazione mafiosa avrebbe praticato peraltro diverse estorsioni ai danni di ditte locali e atti d’intimidazioni. Un clima di vero e proprio assoggettamento del territorio, con collegamenti e interlocuzioni riferibili a clan campani e non solo nonostante diverse pronunce del Riesame, per singoli appartenenti ai due gruppi, abbiano, nei mesi, in parte ridotto la portata dell’accusa.
Per Antinozzi, Di Franco e De Martino di Santi Cosma e Damiano, giudicati quindi col rito abbreviato, il Pm Fasanelli ha chiesto rispettivamente 18 anni, 13 anni e 3 mesi e 10 anni e 8 mesi.