Il candidato sindaco per le elezioni amministrative del prossimo anno a Gaeta Antonio Salone e l’ideatore del suo progetto politico “Transizione popolare per Gaeta” Luigi Zazzaro spiegano le ragioni per lo spostamento del mercato cittadino fuori dal centro e rivendicano più rispetto per i lavoratori
“Chi semina vento raccoglie tempesta. Se continuiamo a permettere che l’amministrazione della città sia in mano a sceriffi, bulli e megalomani, non possiamo aspettarci altro che costoro curino solamente i propri interessi, senza alcuna attenzione alle esigenze della città, dei cittadini e talvolta pure al rispetto delle leggi: e su quest’ultimo punto evitiamo di elencare per l’ennesima volta gli scempi commessi perché ormai la lista è diventata pure difficile da riassumere viste le innumerevoli vicende”. Così Salone e Zazzaro attaccano la loro nota sulla questione “mercato”.
“Dopo un decennio di vessazioni, bugie, imposizioni, e chissà cos’altro, la prossima amministrazione e il nuovo sindaco dovranno certamente mettere tra le priorità della propria agenda, chiaramente subito dopo la reintroduzione della legalità di certe procedure e del rispetto delle regole, la restaurazione di un rapporto sano coi lavoratori gaetani, il rispetto della loro qualità della vita e soprattutto la tutela dei posti di lavoro loro e delle loro famiglie”.
“In dieci anni – proseguono – abbiamo assistito inermi alla distruzione di tutto quello che si poteva distruggere in termini di lavoro in città. Dalla Pozzi Ginori alla Italcraft, dalla Panapesca alla MedFish, dalla Blu Gaeta alle piccole e medie imprese sul territorio. Abbiamo visto distruggere la nostra storia al mercato del pesce, cacciare via i nostri pescatori come se fossero dei criminali, permettendo persino a sconosciuti signorotti venuti dal Nord-Est di dettare legge a casa nostra, a fare i Mussolini, anzi i Musolino.
Questa amministrazione ha ammazzato e poi vilipeso il confronto. Uno degli elementi più importanti in una democrazia. In tal senso forse l’esempio più plastico di questo stillicidio, risiede nella sequela di atti vergognosi commessi nei confronti degli operatori del mercato cittadino e contro un altro dei momenti sociali più importanti della nostra città, il mercato appunto. Da tempo relegati in un’area inappropriata e inadeguata alle dinamiche del centro cittadino, nessuno si è mai preoccupato di delocalizzare il mercato settimanale, come ormai si fa in tutte le città“.
“Ovviamente – incalzano gli esponenti di Transizione Popolare – questa amministrazione ha la colpa di non essersene preoccupata per dieci anni, aver lasciato nell’abbandono e nel degrado quell’area, i cittadini e gli operatori commerciali. Salvo poi permettere senza dire una parola, o vantare un diritto di prelazione, che il Consorzio di sviluppo industriale regalasse ad un privato, amico storico del sindaco di Gaeta, quel pezzo di città, dall’enorme potenziale economico, una gallina dalle uova d’oro. Ma su questo sta indagando la magistratura”.
“Questo privato, che vince una gara alla quale partecipa da solo, pagando appena 400mila euro, un lotto che vale qualche milione, gira immediatamente in affitto il lotto ad un altro privato, lo stesso autore del crack finanziario della Formia Servizi a Formia, Massimo Vernetti, e così nel frattempo partono dei lavori all’interno del piazzale che vanno a calpestare ulteriormente i piedi al mercato settimanale ormai in ginocchio a causa della pandemia. I lavoratori protestano, chiedono un po’ di rispetto, un bagno pubblico e qualche fontanella. Ma l’amministrazione offre degrado e abbandono, alla faccia dei proclami sui servizi, sull’igiene e sul rispetto dei lavoratori. Così il sindaco decide di incontrarli dopo che pubblicamente un suo assessore gli aveva detto che “non capiscono un cazzo” e che “prenderà le targhe di tutti i loro camion parcheggiati”. Ovviamente ad affermare queste frasi vergognose fu Massimo Magliozzi“.
“Insomma – concludono Salone e Zazzaro – noi crediamo che il mercato cittadino vada delocalizzato e vada fatto nel rispetto di un momento di socialità e di commercio ambulante che noi amiamo molto, che rimanda ad una dimensione cittadina popolare, a misura d’uomo, a rapporti autentici che vanno scomparendo, cementificati sotto i centri commerciali, ma che noi vogliamo tutelare, salvaguardare e rilanciare. Per fare questo dobbiamo pensare ad un’area adeguata, fornita dei servizi indispensabili, bagni e fontane, parcheggi per tutti, e servizi navetta dal centro della città, magari gratis per gli over 65. Restituendo la dignità di una spazio adeguato al mercato settimanale e alleggerendo il traffico e le congestioni del centro cittadino volute dagli incapaci alla guida della nostra città.
Non ci piace al contrario la strafottenza e l’arroganza mostrata da questa amministrazione, priva di volontà di confronto, di una pianificazione seria e di decisioni condivise. Oggi è impossibile sapere che fine farà il nostro amato mercato, spacchettato tra Ex Avir, stazione e chissà dove altro, segno evidente del caos che regna nelle menti dei nostri amministratori, che calano dall’alto le loro imposizioni senza rispettare alcuna esigenza se non quelle dettate da decisioni soltanto loro. Chissà perché”.