Tommaso Malandruccolo, delegato “Sicurezza e legalità” del Partito Democratico di Latina e candidato al Consiglio Comunale alla prossime elezioni amministrative, propone l’istituzione del Tavolo multi-istituzionale integrato per la prevenzione ed il contrasto del disagio giovanile
“Cronache recenti, ma non solo – scrive in una nota il candidato al Consiglio Comunale Malandruccolo – ci ricordano che il complesso mondo giovanile è tracciato anche da un delicato segmento, descritto genericamente come disagio giovanile, riferito all’insieme di malesseri che immancabilmente si traducono in allarmanti casi di devianze. Ed è proprio qui l’errore comune di valutazione, ovvero stigmatizzare la devianza e ignorare ciò che di questa è la genesi assoluta, ovvero il disagio anzidetto”.
“E allora – continua la nota di Malandruccolo, poliziotto di lungo corso alla Questura di Latina che negli anni si è occupato di portare il messaggio di legalità nelle scuole pontine – uno sguardo attento non può che volgersi nella direzione dell’articolo 3 della Costituzione Italiana, che affida alla Repubblica l’onere di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana, inciso da cui dovrebbero prendere il largo le analisi e le strategie rivolte alle tematiche giovanili tutto tondo. Accanto a situazioni certificate di svantaggio sociale ci sono aree grigie di disagio, nei confronti delle quali manca invece una cultura sociale e spesso anche una volontà politica necessarie ad affrontare il tema apertamente, e per tempo”.
“L’ambito dello svantaggio sociale alla nascita rappresenta ancora oggi in Italia un’area debole e di scarso interesse sociologico ed economico, mentre è proprio in questo punto che si cela il vero nodo sul diritto alle pari opportunità. In molti casi lo svantaggio sociale alla nascita andrebbe considerato alla pari dello svantaggio naturale, senza sperequazioni negli interventi istituzionali a favore degli interessati. È invece frequente che le situazioni di degrado maturate in contesti familiari, culturali e sociali, vengano liquidate con soluzioni di carattere repressivo, spesso inutili quanto dannose. Una delle misure, che potrebbe fornire una rapida risposta al problema – spiega Maladruccolo — risiede nell’istituzione di un tavolo multi-istituzionale integrato di confronto, per l’analisi, la progettazione e l’intervento per la prevenzione del disagio giovanile, azioni di riqualificazione emotiva, sociale e culturale, affinché vengano meno quelle zone franche nebulose, in favore di uno sviluppo umano sostenibile. Questo si mostra oggi più che mai necessario, in quanto i molteplici attori istituzionali che ruotano attorno al minore agiscono a volta, loro malgrado, con iniziative slegate una dall’altra, con inutili sovrapposizioni o, al contrario, deleterie sviste”.
“L’istituzione del tavolo prevede la partecipazione dei delegati di enti istituzionali (multi-istituzionale) quali servizi sociali, scuola, Asl, Garante dell’infanzia e dell’adolescenza, Polizia di Stato, Carabinieri, Polizia Locale, nonché (integrato) associazioni sportive e di volontariato, oratori, psicologi, sociologi ed altri professionisti del settore. Incontri e confronti sistematici, con cadenze periodiche, consentirebbero di effettuare due tipi di analisi, secondo un criterio fenomenologico/geografico e per caratteristiche familiari multiproblematiche. Le criticità rilevate verrebbero sottoposte ad uno studio per la formulazione di progetti dedicati. Lo step successivo sarebbe l’intervento vero e proprio, eseguito fra i vari enti per quanto di specifica competenza e da una stretta equipe operativa. Questa sinergia permetterebbe una efficace azione di prevenzione e contrasto, riducendo al minimo l’eventualità che nicchie di disagio possano filtrare dalle maglie degli interventi istituzionali, restando insolute. L’istituto sopradescritto potrebbe studiare e realizzare iniziative di prevenzione primaria (rivolte a tutti i giovani in maniera assolutamente preventiva, come ad esempio incontri di contrasto alle devianze, per la promozione della cultura della legalità e per la tutela delle insidie negli istituti scolastici di ogni ordine e grado), secondaria (rivolte ai giovani a rischio), terziaria (dirette a giovani alle prese con situazioni già conclamate, per la riduzione del danno). Un’attenzione particolare andrebbe rivolta contro il fenomeno del “Drop out”, l’abbandono degli studi prima del conseguimento del titolo di istruzione secondaria superiore o dei suoi equivalenti nella formazione professionale, problema assai serio ed oggi acutizzato dalla pandemia. Inoltre, un’iniziativa oggi necessaria, quanto impellente, è la somministrazione di corsi/incontri, svolti da personale qualificato e con esperienze pregresse, rivolti a genitori e figli per una consapevolezza all’uso della rete e dei social, divenuti questi ormai gli strumenti di comunicazione e di socializzazione preferita dai giovani e giovanissimi, ma con scarsa cognizione delle loro effettive potenzialità e pericoli, a volte con conseguenze molto gravi. Inoltre, affrontando il problema alla radice, in forma assolutamente preventiva, è bene ricordare che nell’essere umano l’imprinting si struttura nella prima infanzia attraverso le condotte di accudimento rivolte dai genitori, che devono essere consapevoli ed adeguate”.
“A tal proposito l’equipe di specialisti integrata nel tavolo multi-istituzionale potrebbe realizzare corsi di formazione alla genitorialità, con lo scopo di migliorare le capacità educative, specialmente delle coppie giovani che hanno bisogno di sostegno. Concludendo, uno degli obiettivi prioritari del tavolo sarebbe quello di rimuovere quegli ostacoli culturali che ci fanno rappresentare i giovani svantaggiati sociali come una classe di “disturbo”.