Il pusher che avrebbe venduto la dose all’attore Libero De Rienzo si trovava a Terracina il giorno prima della morte dell’attore
Trovato senza vita nella sua casa all’Aurelio in Via Madonna del Riposo la sera del 15 luglio, la morte di Libero Pasquale De Rienzo ha scioccato il mondo delle spettacolo e tutti coloro che amavano l’attore di tanti film tra cui Fortapàsc, indimenticata pellicola sulla vita e e sull’omicidio del “giornalista giornalista” Giancarlo Siani.
La Procura di Roma ha aperto un fascicolo per morte come conseguenza di altro reato poiché, secondo il procuratore aggiunto Nunzia D’Elia e il sostituto Francesco Minisci, non può essere scartata la pista della droga: una dose di eroina letale per l’attore 44enne di origine napoletana, padre di due bambini, che l’avrebbe ucciso.
Nella giornata di ieri 28 luglio, il Gip del Tribunale di Roma ha convalidato l’arresto dello spacciatore gambiano 32enne Mustafa Minte Lamin fermato il 21 luglio scorso a Tor Bella Monaca poiché sorpreso, in flagranza di reato, a vendere eroina a un camionista. Dopo il rinvenimento del corpo di De Rienzo, i Carabinieri della Compagnia Roma San Pietro, diretti dalla Procura della Repubblica, hanno dato inizio a una immediata attività d’indagine “che ha analizzato la sfera relazionale dell’attore – spiegano i miliari del Comando provinciale di Roma – Senza tralasciare alcun particolare, sono state vagliate molteplici ipotesi e ascoltati familiari e amici, così da ricostruire i momenti antecedenti la morte”.
Lamin soprannominato “Alì”, espulso già due volte dall’Italia e mai rimpatriato in Gambia, è stato arrestato a Torre Angela a Roma e durante la perquisizione nella stanza in uso a un suo connazionale sono stati sequestrati altri 7,7 grammi di eroina.
Tuttavia – come racconta il Corriere della Sera – a dare una svolta alle indagini è un amico di De Rienzo che, interrogato dai Carabinieri, ha riconosciuto lo spacciatore spiegando di avere acquistato la droga da lui insieme a De Rienzo. Il resto, per quanto riguarda le indagini, lo hanno fatto i tabulati telefonici e la messaggistica Whastapp che hanno rivelato, così come delineato dalla Procura capitolina, “uno spaccio vorticoso di eroina” alimentato dalle attività illegali di Alì Lamin.
È nella giornata del 14 luglio, ossia il giorno prima che De Rienzo sarebbe stato rinvenuto a casa senza vita, che, secondo la ricostruzione dell’Arma dei Carabinieri, De Rienzo prova a contattare Alì invano. Ecco perché, successivamente, chiede un aiuto all’amico: “Lo sto a chiama’ a rotella, ma non mi risponde. Vuoi provare a chiamarlo te?“. Il motivo per cui Alì si trovava fuori Roma è che il pusher si trovava in quel momento della mattina a Terracina e non sarebbe potuto tornare nella Capitale se non nel pomeriggio.
Infatti, nel pomeriggio del 14 luglio, De Rienzo e il pusher, dopo che l’amico era riuscito a mettersi in contatto con lui, si sarebbero visti all’Aurelio come confermato dall’analisi delle celle telefoniche. E a riprova dell’avvenuto incontro c’è anche un messaggio Whatsapp in cui De Rienzo chiede a una delle due utenze di Alì: “Please tell me if you can come. What time“. E il pusher, tramite un vocale, gli risponde in italiano: “Alle 4“.
La tesi della Procura è che non può essere esclusa una morte dell’attore causata dall’assunzione dell’eroina. I magistrati sono convinti che De Rienzo fosse un cliente abituale di Alì la cui eroina è probabilmente passata anche dalla provincia di Latina. Ancora da dimostrare, invece, il nesso tra l’eventuale assunzione dell’eroina e la morte dell’attore.