Questa mattina, la Squadra Mobile della Questura di Latina, insieme al Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. di Roma Francesco Patrone su richiesta della Procura della Repubblica di Roma nei confronti di tre noti esponenti del clan Ciarelli-Di Silvio, indagati a vario titolo per la morte di Massimiliano Moro, omicidio commesso a Latina nel 2010
I destinatari della misura cautelare agli arresti odierna sono il quarto dei fratelli Ciarelli, Antoniogiorgio Ciarelli (classe ’80), uno dei figli di Armando “Lallà” Di Silvio, Ferdinando “Pupetto” Di Silvio (classe ’89) e Ferdinando “Macù” Ciarelli (classe ’82), la cui ordinanza precedente era stata annullata per un vizio di forma).
Gli arresti odierni si uniscono a quelli del 22 febbraio che hanno coinvolto Ferdinando “Furt” Ciarelli, fratello del capo-clan Carmine detto Porchettone, Ferdinando Ciarelli detto Macù, figlio di quest’ultimo, e i due acquisiti, poiché sposati con le figlie di Ferdinando Ciarelli e Luigi Ciarelli, Andrea Pradissitto e Simone Grenga.
Sono tutti accusati in concorso fra loro e con premeditazione, predisposizione di uomini e mezzi, nonché munendosi di armi, Massimiliano attingendolo con due colpi di pistola cal. 9×19, dopo essersi introdotti nella sua abitazione ubicata a Latina in Largo Cesti.
In particolare, Grenga agendo quale esecutore materiale alla presenza di Ferdinando detto Macù; gli altri con, il compito di fornire supporto logistico. Con le aggravanti di avere agito con premeditazione e di avere commesso il fatto per agevolare l’associazione a delinquere nata dall’alleanza tra le famiglie Ciarelli e Di Silvio.
L’omicidio è stato commesso, secondo gli inquirenti, con l’aggravante del metodo mafioso.
Le indagini sulla morte di Moro, come accennato, portarono già, lo scorso mese di febbraio, all’arresto di quattro esponenti della malavita locale, accusati di aver fatto parte del commando che la sera del 25 gennaio 2010 fece irruzione all’interno dell’abitazione della vittima, uccisa a bruciapelo con due colpi di pistola.
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Gli arresti di questa mattina scaturiscono da nuovi approfondimenti investigativi coordinati dai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma ed agevolati dal contributo offerto dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Andrea Pradissitto, genero di Ferdinanto “Furt” Ciarelli e marito di Valentina Ciarelli.
Il dichiarante ha fornito, evidentemente con conoscenza diretta dei fatti, importanti elementi di prova sulle consorterie Rom e su alcuni fatti criminali avvenuti nella cosiddetta “Guerra Criminale”, fra i quali assume primaria importanza l’omicidio di Massimiliano Moro. Secondo la nuova ricostruzione dei fatti quella sera, a poche ore dall’agguato subìto da Carmine Ciarelli, parteciparono all’esecuzione dell’omicidio rappresentanti di entrambe le famiglie, Ciarelli e Di Silvio, a conferma dell’avvio di un nuovo e più forte sodalizio che mirava a riaffermare con violenza e minaccia il controllo del territorio a Latina, rispetto al tentativo di gruppi rivali, non di etnia ROM, di ribaltare il proprio potere.
“I collaboratori – dichiara il Dirigente della Squadra Mobile di Latina Giuseppe Pontecorvo – stanno consentendo una chiave di lettura all’interno della criminalità organizzata, aprendo importanti brecce nel muro dell’omertà, finora ritenuto impenetrabile. Uno dei compiti dello stato è sostituire la vendetta alla giustizia, ci troviamo dunque di fronte non ad una folta schiera di traditori, come un criminale medio potrebbe pensare, ma a chi rinuncia a quello che è stato per affidarsi allo Stato, riconoscendone l’autorità e le sue leggi. Il monito dunque per tutti è che dalla parte dello Stato possiamo e dobbiamo stare, tutti finalmente dalla parte dello Stato“.