SAN FELICE CIRCEO: ATTIVISTI PROTESTANO CONTRO IL MINISTRO UCRAINO AVAKOV

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attivista ucraino

Manifestazione di protesta a San Felice Circeo da parte di attivisti ucraini che hanno preso di mira la villa del Ministro degli Interni ucraino Arsen Avakov.

Arsen Avakov
Il Ministro degli Interni ucraino, Arsen Avakov

Nel novembre scorso, c’erano state le prime avvisaglie quando un gruppo di manifestanti era sceso in strada a Kiev per protestare contro Arsen Avakov, il discusso Ministro degli Interni ucraino, già arrestato a Frosinone nel marzo 2012 dall’Interpol e all’epoca accusato di abuso di potere. L’accusa riguardava un’appropriazione indebita di alcuni terreni quando era “governatore” nella regione di Kharkiv nell’est del Paese, tra il 2005 e il 2010.

Rimase in carcere un paio di settimane, poi ad aprile del 2012, dopo un breve periodo agli arresti domiciliari a Formia, la Corte d’Appello di Roma diede il via libero al rilascio. All’epoca Arsen Avakov era un oppositore di Viktor Janukovyč, Presidente dell’Ucraina dal 2010 al 2014, che aveva battuto alle elezioni del 2010 Julija Tymošenko leader di riferimento per Avakov.

Nel 2012 la Corte d’Appello capitolina, dopo avere preso atto della documentazione presentata dalle parti, tra cui la richiesta di considerarlo un perseguitato politico, ritenne necessaria l’immediata liberazione di Avakov.

Il Ministro degli Interni ucraino, da sempre fedelissimo del partito Patria di Yulia Tymoshenko, tornò in auge quando nel 2014, dopo la seconda rivoluzione ucraina in dieci anni (la prima fu nel 2004), fu nominato nel Governo durante la presidenza ad interim di Oleksandr Turčynov e infine confermato, poco dopo, dall’attuale Presidente ucraino Petro Porošenko.

Un percorso di lotta e di governo che l’ha visto passare dal ruolo di oppositore contro il regime a responsabile eminente del suo Paese. 

Tra i messaggi di protesta di novembre scorso ci fu anche un particolare da commedia all’italiana: spuntò un cartellone bianco con la scritta “Inter merda”, squadra del cuore del Ministro ucraino. Avakov era contestato perché, insieme al figlio Oleksander, si sarebbe macchiato di corruzione.

via delle batterie s. felice striscioni
Uno degli striscioni della protesta in Via Delle Batterie

Oggi, invece, al Circeo, le accuse dei suoi detrattori sono state molto più gravi. Sul recinto della casa di Avakov a San Felice, un villone a due piani di circa 560 mq, diviso in 26 stanze, sono comparse le foto di attivisti e giornalisti uccisi in Ucraina. A compiere questa azione di protesta alcuni attivisti ucraini che, oltre a quei ritratti, hanno steso uno striscione, lungo la strada di fronte alla villa, che non lasciava scampo agli equivoci lessicali: “Qui vive il capo corrotto del Ministero degli Interni dell’Ucraina, che nega giustizia agli attivisti e ai giornalisti che sono stati uccisi o sono diventati vittime di attacchi e persecuzioni”.

Le immagini affisse sul recinto della villa di Avakov raffiguravano decine di vittime di omicidi eccellenti in Ucraina come l’attivista Kateryna Handziuk, il giornalista Pavel Sheremet, il nazionalista Alexander Muzychko, Irini Nozdrova e Vitaly Ustymenko.

Gli attivisti hanno denunciato l’arbitrio e la deliberata inattività del sistema di polizia nazionale in Ucraina, con l’instaurazione di un vero clima di terrore nei confronti di chi dissente. Un’azione, questa del Circeo, che si inquadra nelle accuse rivolte anche al presidente ucraino, Petro Poroshenko, di recente oggetto di aspre critiche da parte del popolo di Internet per avere avuto accesso nella Commissione elettorale centrale il 3 febbraio scorso (le elezioni in Ucraina si svolgeranno il 31 marzo). Da tempo le proteste contro Poroshenko si sono concentrate al grido di “Chi ha ucciso Katya Handziuk?”, l’attivista succitata rappresentata da uno dei ritratti attaccati oggi sul recinto della villa di Avakov in Via delle Batterie.

Kateryna Handziuk
Il ritratto Kateryna Handziuk appeso dagli attivisti sul recinto della villa di Avakov a San Felice Circeo

Avakov è nel mirino della critica filo-russa anche per un’altra questione: l’acquisto della villa a San Felice Circeo che, come riportava il sito sputniknews.com, si è concretizzato utilizzando una ditta dell’Istituto Gorshenin.

Secondo i documenti delle imprese e dei registri immobiliari italiani, nel 2017 il Ministro degli Interni ucraino – che in Italia aveva come massimi referenti politici il suo collega di Interni Angelino Alfano (fino a marzo 2018) e l’ex sottosegretario degli Esteri Benedetto Della Vedova – perfezionò l’acquisto di una delle incantevoli ville che puntellano il promontorio attraverso un giro di società.
Nel 2017, infatti, la società Avitalia s.r.l., posseduta al 100% da Avakov, assorbì un’altra impresa italiana, la Ferdico s.r.l.

La Ferdico s.r.l. ricevette un atto governativo sul diritto di proprietà della villa in Via delle Batterie. Prima della fusione tra le società Avitalia e Ferdico, la proprietaria, Violetta Amiryan, figlia di Ashot Amiryan, membro del consiglio di sorveglianza della società per azioni Investor di Avakov, è diventata proprietaria della Ferdico S.r.l. Lo stesso Amiryan risulta l’unico direttore-amministratore della “Ferdico”.

Prima della famiglia Amiryan, il capo di Ferdico S.r.l. era Irina Kuzhel, e i membri del consiglio di amministrazione erano Natalia Kozlova e Vadim Omelchenko. Quest’ultimo, nel 2014-2016, secondo sputnik è indicato come l’unico partecipante di Ferdico S.r.l. (la società stessa è stata fondata nel 2013). Omelchenko, Kuzhel e Kozlova sono tre dei sei cofondatori dell’organizzazione pubblica Istituto Gorshenin.

Nella fusione con Avitalia s.r.l., il capitale sociale di Ferdico s.r.l. ammontava a una cifra molto contenuta di 30mila euro. Di conseguenza, il Ministro Avakov con un capitale sociale così esiguo riuscì a diventare proprietario di un bene, la villa del Circeo, il cui valore era calcolato, all’epoca dell’acquisto, in 774mila euro. Niente male (sic).

Un episodio insolito, quello avvenuto in Via delle Batterie, che si palesa in Italia nel contesto dei mille intrecci tra Ucraina e Russia, con le accuse e le contro-accuse in cui è difficile ad ora vederci chiaro. Se sia una protesta genuina o essenzialmente un’azione dimostrativa filo-russa è presto per stabilirlo.
La temperatura tra i due Paesi è ancora più alta in questo periodo (a dispetto del freddo che fa in quelle terre) dal momento che, come detto, le elezioni in Ucraina ci saranno tra meno di due mesi, il 31 marzo, e la crisi del Donbass, il vero vaso di Pandora russo-ucraino, è lontana dall’essere risolta.

ritratti attivisti uccisi
Alcuni dei ritratti degli attivisti uccisi

Come è noto, infatti, il 6 aprile 2014 alcuni manifestanti filo-russi si impadronirono di alcuni palazzi governativi dell’Ucraina orientale, ossia nelle regioni di Donetsk, Luhansk e Kharkiv (proprio dove Avakov era stato Segretario regionale). Furono proclamate due repubbliche indipendenti filo-russe che si staccarono dall’Ucraina: la Repubblica Popolare di Donetsk e la Repubblica Popolare di Luhansk. Il 24 maggio 2014, attraverso un referendum, venne fondata una federazione tra queste due repubbliche popolari, lo Stato federale della Nuova Russia. Sia le repubbliche popolari che la Federazione della Nuova Russia furono riconosciute dallo Stato ucraino che, tuttavia, ne ha sempre rivendicato l’intero territorio considerando queste entità come delle organizzazioni terroristiche.

Una situazione molto intricata che ha visto, solo tre giorni fa, il lancio di tre bombe nella macro-regione separata del Donbass. Secondo le più recenti rilevazioni ONU, dall’inizio del conflitto nel Donbass, nell’aprile 2014, a tutto il 2018, si sono contati oltre 13.000 morti, di cui circa 3.300 civili (di essi più di 100 bambini), 4.000 tra soldati e “volontari” dei battaglioni nazisti ucraini, e più di 5.500 miliziani. Sono stati registrati anche oltre 30.000 feriti. Secondo l’UNICEF, più di mezzo milione di bambini del Donbass necessitano di aiuto urgente.
Il 24 maggio del 2014 anche il 30enne fotoreporter pavese Andy Rocchelli perse la vita nel Donbass. L’accusato si chiama Vitaly Markiv, 29enne italo-ucraino, arrestato dai carabinieri del Ros il 30 giugno 2017 all’aeroporto di Bologna, dopo essere sceso da un aereo proveniente dall’Ucraina. È di pochi giorni fa la notizia che Markiv ha provato a evadere dal carcere.

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