Infermieri di ruolo che vogliono tornare nell’Asl territoriale: “Asl di Latina nega ai vincitori di concorso di mobilità questa possibilità”. Potrebbero tornare a costo zero in provincia per dare supporto alla sanità locale in affanno
“Se non con un concorso di mobilità come può un infermiere già di ruolo presso un’ASL trasferirsi in un’altra ASL?”. Se lo domandano gli infermieri che, con un concorso di mobilità, hanno ottenuto la possibilità di tornare nell’Asl del territorio d’origine, dove spesso hanno famiglie e parenti. Nel caso di specie, si vedono sbarrata la via che li riporterebbe all’Asl di Latina.
È con una lunga nota che gli infermieri risultati idonei all’Avviso di mobilità volontaria per 50 posti indetto dall’Asl di Latina denunciano il mancato esito di una graduatoria che aveva rappresentato per molti una svolta. Dopo anche anni di lavori fuori Regione a farsi le ossa e, nell’ultimo periodo, ad affrontare il cosiddetto “nemico invisibile”, al secolo Covid-19. Con tutte le aggravanti del caso. È sì che, come sottolineano nella nota (che pubblichiamo di seguito), gli infermieri italiani sono stati candidati al Nobel per il 2021, eppure non riescono ancora ad ottenere una semplice mobilità derivante da un avviso pubblico.
ASL DI LATINA: POSSIBILITÀ NEGATE – “Ancora una volta l’Asl di Latina nega la possibilità a molti infermieri, vincitori di concorso di mobilità, di tornare ad esercitare il proprio lavoro nella zona di origine. Possibilità che tra l’altro mancava da quasi 15 anni, Questa possibilità invece viene negata poiché la suddetta Asl continua a saturare le mancanze di personale infermieristico stabilizzando personale precario ed assumendo infermieri di ruolo dalla graduatoria dell’ospedale romano Sant’Andrea“.
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Ripercorrendo le tappe che portano al malcontento dei 290 idonei presenti nella graduatoria di mobilità per infermieri (non ancora assunti), si evince che, dopo aver espletato tale selezione ed aver pubblicato la graduatoria di merito, l’ASL di Latina ha provveduto ad assumere 70 infermieri anziché 50 (come da bando) stante la disponibilità comunicata dalla regione Lazio.
Dopo questa tranche di assunzioni dei vincitori, l’ASL Latina ha accantonato la restante fetta di graduatoria, lasciandola nel dimenticatoio e dichiarando che così resterà ed ha provveduto a pubblicare un Avviso al personale interno per la stabilizzazione di precari ai sensi della Legge Madia e come se non bastasse ad assumere 50 infermieri a tempo indeterminato mediante l’utilizzo della graduatoria del concorso pubblico dell’AOU “Sant’Andrea di Roma”.
L’emergenza Coronavirus ha ulteriormente aperto una ferita che il sistema sanitario italiano si porta dietro da ormai troppo tempo: quello delle assunzioni, del precariato e delle stabilizzazioni di infermieri e operatori sanitari. Un dibattito molto acceso già prima dell’emergenza Covid e che oggi si fa ancora complesso. Tanti infermieri dell’ASL di Latina avevano denunziano che, una volta che l’emergenza fosse stata superata, sarebbero rimasti senza lavoro. Inoltre l’inoltrarsi di questa emergenza ha visto l’utilizzo smisurato di queste figure precarie. Una richiesta che è stata accolta dall’Asl di Latina la quale a più riprese ha chiesto e ottenuto dalla Regione la stabilizzazione di tutti questi precari. Il ragionamento non fa una piega, visto che si ritrovano in prima linea per combattere questo nemico invisibile e che per questo andrebbero premiati”.
Premiare sì, ma non sono i soli. Oltreché ai precari ci sono anche altri professionisti già formati che vivono una situazione altrettanto instabile e, nonostante ciò, in trincea contro il Covid. E se si guarda alla situazione nella sua accezione in generale, è necessario fare alcune considerazioni.
LEGGE MADIA – In primo luogo, queste persone, che sono o stanno per essere stabilizzate erano a conoscenza della precarietà e temporaneità del loro contratto ( dai 6 mesi a un massimo di un anno inizialmente); ci sono diversi professionisti che sono stati assunti circa tre anni fa (non si parlava ancora di Covid-19), con contratto a termine per coprire posti a sostituzione, dovuti a maternità o malattie di altri colleghi. Sul contratto che questi professionisti hanno sottoscritto c’era e c’è scritto tutt’ora che la scadenza massima della loro prestazione era prevista 35 mesi e 15 giorni dopo la sottoscrizione, così da non far scattare la Legge Madia, che prevede l’assunzione automatica a tempo indeterminato una volta superati i 36 mesi di lavoro continuativo pressa la stessa azienda. Ma così non è stato. Questi professionisti, oggi clamorosamente stabilizzati con contratto a tempo indeterminato, non sono stati arruolati per l’emergenza Coronavirus, ma si sono ritrovati nel mezzo di una tragedia, ossia la pandemia. Ed è questa la motivazione per cui hanno ottenuto un contratto indeterminato senza aver mai svolto un colloquio di lavoro e senza aver vinto un concorso pubblico.
CONCORSO VINTO, MOBILITÀ NEGATA – Lo stesso concorso pubblico, vinto, che ha obbligato centinaia di infermieri originari di Latina a fare sacrifici nelle Asl di tutta Italia, e che ora si vedono negata la possibilità di tornare a casa. L’Asl di Latina è l’azienda del Lazio che negli anni ha pagato di più di tutte il problema del precariato. Negli scorsi anni, a conclusione del commissariamento della Sanità del Lazio, la Asl pontina ha stabilizzato tutti i Comma 1 (ndr: dipendenti a tempo determinato da oltre 10 anni, stabilizzati senza concorso) e i Comma 2 (ndr: dipendenti che non hanno superato i 10 anni di attività continuativa, ma stabilizzati tramite concorso pubblico e con determinati requisiti temporali di lavoro). La stessa ASL si trova nuovamente al centro delle polemiche per bandi di stabilizzazioni del personale precariato a discapito di chi l’assunzione la merita prima di loro.
Proprio a causa di questa coincidenza pandemica, i dipendenti assunti circa 3 anni fa, si vedono trasformare un contratto da determinato a indeterminato – stabilizzazione per l’emergenza Coronavirus dicono. Eppure, questi ultimi potrebbero non aver diritto a chiedere l’allungamento dei contratti, poiché la Regione Lazio e quindi anche Latina ha due strumenti importanti a cui fare riferimento: uno è la già nota graduatoria dei 7mila infermieri redatta dal Sant’Andrea, professionisti che hanno superato un concorso pubblico; l’altro è la graduatoria di mobilità redatta 3 anni fa, contenente tutti quegli infermieri di Latina, vincitori di concorso pubblico, che sono in forza ad altre Asl nelle varie Regioni italiane. Sono questi che potrebbero essere richiamati a Latina a costo zero, così da colmare il deficit di personale senza ulteriori spese, senza contare che la stessa graduatoria è composta da professionisti che operano nel settore e negli ospedali da oltre 20 anni.
Gli infermieri che hanno partecipato all’avviso di mobilità nazionale indetto dall’Asl Latina, oltre ad essere professionisti formati e preparati (dopo aver trascorso molti anni della loro carriera nelle più prestigiose realtà sanitarie italiane), hanno riposto le loro speranze di riavvicinamento alla propria zona d’origine in questo concorso. Questa per loro è una grande occasione di riavvicinamento alla famiglia e di avere un sostegno dalla stessa, per poter così offrire al meglio le proprie energie umane e professionali all’Azienda materna. Molti di questi lavoratori sono madri e padri, e gioverebbe loro tantissimo un aiuto da parte della loro famiglie. Questa è l’occasione di tornare nella loro terra, di erogare assistenza infermieristica alla loro gente, di non lavorare per pagare l’affitto, di assistere i propri genitori anziani, di ricongiungersi finalmente ai propri figli. Professionisti che si vedono addirittura “sbeffeggiati” da stabilizzazioni “ingiuste”.
Proprio nel periodo in cui i professionisti sanitari italiani vengono elevati ad eroi, tanto da essere candidati al premio Nobel per la Pace 2021, è davvero molto triste e sconfortante vedere come l’Asl di Latina non inserisca questi professionisti nel proprio organico, ma preferisca assumerne da graduatorie esterne all’Asl e stabilizzarne altri che non hanno espletato alcun concorso, dimenticandosi completamente degli idonei nella graduatoria di mobilità già di ruolo in altre aziende sanitarie, che risultando idonei in una pubblica selezione indetta dalla stessa Asl Latina avrebbero pieno diritto di avere la precedenza”.