Notizia di pochi giorni fa è la candidatura di Latina per ospitare l’edizione regionale del Gay Pride, chiamato appunto Lazio Pride. Sarebbe la terza volta per Latina che ha già ospitato in due occasioni l’appuntamento.
Come da buona tradizione non si sono fatte mancare le dichiarazioni ad effetto dei nostri politici locali e, ad aprire le danze, è stato Gianluca Di Cocco neo-portavoce locale di Fratelli d’Italia. Nell’enunciare la contrarietà del suo nuovo partito, ha dichiarato che l’iniziativa spesso si traduce in “volgari carnevalate”. “La libera espressione del pensiero non è messa in discussione, per quanto distante anni luce dalla nostra, ma dato che siamo in una società, non è possibile risolvere le questioni dicendo che ognuno può semplicemente fare ciò che vuole, orientare i bambini verso l’omosessualità sostenendo che sia equivalente all’eterosessualità…è inaccettabile per chiunque abbia semplicemente del buon senso, i bambini devono avere un padre e una madre. Andiamo a chiarire ulteriormente, che non è minimamente in discussione il diritto di vivere liberamente la propria sessualità, ma è una presa di distanza da ostentazione e volgarità che offendono da qualunque parte esse vengano”. (Fonte: latinacorriere.it)
IL GAY PRIDE
Il primo Gay Pride venne effettuato a New York nel 1970 per ricordare i Moti di Stonewall dell’anno prima, in cui la comunità LGBT di New York rispose con la violenza ad un tentativo di repressione da parte della polizia USA.
Da quel momento in poi più o meno in tutto il mondo si organizzano Pride per ricordare alle persone che anche gli omosessuali hanno diritti, in quanto esseri umani, per cui vanno riconosciuti loro.
Sembrerebbe inutile ma, considerate le dichiarazioni roboanti di Di Cocco, bisogna ricordare come la gran parte delle comunità LGBT siano state negli anni vittime di discriminazioni nel progredito Occidente e che, soltanto il 17 maggio del 1990 l’OMS (Organizzazione Mondiale Sanità) ha tolto l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali definendola “una variante naturale del comportamento umano”.
Come può affermare Di Cocco che equiparare omosessualità ed eterosessualità sia mancanza di buon senso? Ricordiamo a Di Cocco che l’articolo 3 della Costituzione Italiana riconosce a tutti i cittadini la dignità sociale e l’uguaglianza davanti alla legge, quindi sì, socialmente e legalmente l’eterosessualità e l’omosessualità sono equivalenti. E, sopratutto, hanno pari dignità. Non si capisce per niente, poi, il riferimento che il neo Fratelli d’Italia fa riguardo al supposto orientamento che gli organizzatori del Gay Pride imporrebbero, a detta sua, ai bambini. Dichiarazioni, queste, che fanno lo stesso effetto, prima che razzistico, arcaico, come i buu rivolti a Koulibaly a San Siro qualche settimana fa.
FUNZIONE DEL GAY PRIDE
Il gay pride non è come sostiene l’onnipresente a mezzo stampa Di Cocco un’ostentazione volgare, ma molto semplicemente serve agli omosessuali per ricordarsi che non c’è alcun bisogno di nascondersi e vergognarsi della propria sessualità. Considerate le dichiarazioni di Di Cocco, decisamente da ignorare se non fosse che stiamo parlando di un personaggio politico, sempre presente sugli organi d’informazione con le sue opinioni su ogni aspetto dello scibile umano, e in passato con un ruolo istituzionale da assessore del Comune di Latina (amministrazione Di Giorgi), si potrebbe affermare che ancora è tanta la strada da percorrere.
Inoltre occorre ricordare che di certo gli omosessuali non vogliono che tutti i bambini diventino come loro, ma magari vorrebbero vivere la propria sessualità in libertà lontano dai giudizi superficiali come quelli spiattellati da Di Cocco.
Attualmente ci sono ancora 72 paesi nel mondo (FONTE RICERCA ILGA) in cui essere omosessuali è un reato e in alcuni di essi si rischia addirittura la pena capitale, insomma questo parrebbe essere un buon motivo per organizzare una manifestazione.
Siamo in una democrazia liberale che riconosce il diritto di manifestare a chiunque, anche se la manifestazione è “volgare e ostentativa”. La buon costume fa parte dell’archeologia giudiziaria di questo Paese e se a Di Cocco dà fastidio che si faccia un Pride a Latina può benissimo andare da un’altra parte, come faranno migliaia di persone rispettose delle libertà di tutti, evitando così di incontrare il corteo che, per qualche ora, sarà solo una manifestazione come tante.