Fallimento Circe srl/Hotel Il Guscio: annullato il sequestro per equivalente derivanti disposto sui conti correnti di alcuni dei sette professionisti
Il Tribunale del Riesame di Latina ha annullato il decreto di sequestro emesso dal Gip del Tribunale di Latina pontino, Giuseppe Cario, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di sette professionisti operanti a Latina: cinque commercialisti, un avvocato ed un consulente del lavoro. Così ha deciso il collegio composto dal Presidente Gian Luca Soana e dai giudici Beatrice Bernabei e Francesca Coculo.
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I professionisti, come noto, a cui è stata confermata la misura di interdizione dalla professione per un anno, sono tutti indagati per il reato di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente nell’ambito di procedure fallimentari, trasferimento fraudolento di valori e reimpiego di denaro, beni o altre utilità di provenienza illecita. Si tratta dei commercialisti Alberto Palliccia, Aldo Manenti, Luigi Buttafuoco, Simone Manenti, il consulente del lavoro Roberto Manenti, e l’avvocato Luca Pietrosanti
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Latina con i sostituti procuratori Giuseppe Bontempo e Claudio De Lazzaro, e condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza del capoluogo pontino, traggono origine dalla denuncia presentata da un’imprenditrice nel 2018 (Nunzia Sangiorgi), successivamente alla dichiarazione di fallimento in proprio e di una società di persone alla stessa riconducibile. Quest’ultima, come è emerso a giugno 2019, gestiva una società con sede a Cuneo, la Circe srl, proprietaria dell’hotel Il Guscio a Terracina dato in affitto a una seconda società, con cui veniva gestita la struttura ricettiva. Nel 2016 quest’ultima società, la Quadrifoglio sas, rappresentata dalla stessa imprenditrice, è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Latina, che dichiarava il fallimento anche della donna, in quanto socio responsabile in maniera illimitata.
Secondo investigatori e clienti, i vari passaggi messi in atto dagli indagati (leggili al link sopra) hanno permesso agli indagati di acquistare, per il tramite di prestanome, le quote della società proprietaria dell’immobile ad un prezzo notevolmente inferiore al reale valore di mercato, diventando di fatto indirettamente proprietari dell’albergo che veniva immediatamente rivenduto, realizzando un profitto pari a un milione e 500mila euro. Quote cedute grazie anche a un mutuo da 1,4 milioni concesso da una banca, con scadenza nel 2036 e un’ipoteca da 3,4 milioni.