“Eutanasia” al Goretti: la Procura di Latina chiede l’archiviazione per la dottoressa indagata per omicidio volontario aggravato
Lo scorso giugno, l’episodio che pareva potesse essere un vero e proprio choc nel mondo sanitario pontino. La dottoressa Paola Pazienti, a cui era stato concesso di assistere il padre Franco, malato terminale ricoverato al Santa Maria Goretti di Latina, sarebbe stata trovata con una siringa in mano da un’infermiera di servizio. Il problema è che la figlia e dottoressa non lavora al Goretti e l’episodio avrebbe potuto comportare una violazione gravissima, fino al reato contestato, in un primo momento, di omicidio volontario aggravato.
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L’uomo morì poco dopo e quel sospetto dell’infermiera fece sì che a intervenire fosse la Polizia per i primi accertamenti.
Il quadro rappresentato era che la donna avesse iniettato un farmaco, forse un antidolorifico, probabilmente allo scopo di non far soffrire ulteriormente il genitore. Una tesi che la stessa dottoressa aveva confermato quando era stata interrogata a luglio al sostituto procuratore di Latina Simona Gentile, escludendo però che si fosse trattato di un siero capace di “addormentare” per sempre il padre. Chiaramente una pratica vietata dalla legge, tanto più che la dottoressa non è di servizio al Goretti.
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La vicenda drammatica e molto delicata sta, però, per risolversi positivamente per la dottoressa dal momento che il Pm Gentile ha chiesto l’archiviazione del caso dopo aver disposto anche due consulenze tecniche affidate a Maria Cristina Setacci e alla dottoressa Maria Chiara David.
La dottoressa Pazienti avrebbe iniettato del Buscopan, secondo la perizia difensiva, solo per lenire il dolore del padre morente.
