Operazione “Scarabeo”, interrogati i sei arrestati nel carcere di Frosinone: solo in due rispondono. Santangelo sceglie il silenzio
Ad ascoltare le sei persone arrestate è stato il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Frosinione Fiammetta Palmieri che ha interrogato Francesco Santangelo, Sergio Di Barbora, Marco Scarselletti, Giorgio Vidali, Marco Capoccetta e Giuseppe Cotugno, accusati di avere messo in piedi un sistema di truffe ai danni delle banche e società di credito tramite due principali modalità: da una parte la contraffazione dei cedolini e delle buste paga di chi richiedeva i prestiti falsificando così i redditi per dimostrare una maggiore solvibilità del debitore, dall’altra l’oscuramento della situazione patrimoniale del debitore presso la centrale rischi (Crif) con l’occultamento di eventuali insolvenze o debiti pregressi.
Leggi anche:
OPERAZIONE SCARABEO: TRUFFE ALLE FINANZIARIE E INFORMAZIONI RISERVATE
L’interrogatorio di convalida si è svolto a Frosinone su rogatoria del gip del Tribunale di Latina Giuseppe Cario dal momento che tutti e sei gli indagati sono detenuti presso il carcere del capoluogo ciociaro poiché, a Latina, ci sarebbe mancanza di spazio. Per quanto riguarda invece le persone finite invece agli arresti domiciliari – Nicola Natalizi, Serena Capponi, Giovanna Villani, Claudia Muccitelli, Loredana Mattoni, Serenella Mura, Fortunato Capasso – gli interrogatori inizieranno lunedì prossimo.
Santangelo, Di Barbora, Scarselletti e Vidali hanno scelto di non rispondere alle domande del gip. Gli unici due a farlo sono stati il formiano Giuseppe Cotugno e Marco Capoccetta, entrambi nel ramo delle agenzie finanziarie regolari lavorandoci effettivamente. Cotugno, infatti, ha spiegato che lui lavora nel mondo di crediti, prestiti e persone che ne hanno bisogno, spiegando di non conoscere molti dei nominativi coinvolti nell’inchiesta. Il 48enne di Formia ha negato gli addebiti, anche per l’episodio specifico di un’infermiera che le sarebbe stata raccomandata da un politico indagato anche lui in concorso con Cotugno e Santangelo per corruzione. Il politico formiano avrebbe promesso “mediante la conoscenza di soggetti in posizione apicale presso l’amministrazione dell’Azienda Universitaria Policlinico Umberto I e dell’Università degli studi la Sapienza di Roma, che avrebbe fatto trasferire B.C. (ndr: l’infermiera) dal Pronto soccorso dell’Ospedale Policlinico Umberto I di Roma ad altro reparto, circostanza poi effettivamente verificatasi“. L’infermiera, parente della compagna di Santangelo, la cancelliera della Procura Paola Berghella indagata anche lei nell’inchiesta “Scarabeo”, chiedeva di essere trasferita a causa di turni al lavoro che le risultavano scomodi. Intercettata in una conversazione con Santangelo, la stessa Berghella sottolinea: “Purtroppo in queste situazioni devi avere solo dei grossi santi in paradiso, perché non ti fa luce nessuno Francè“.
Riguardo a questa vicenda, il gip sottolinea che: “si ritiene opportuno
evidenziare che è emerso chiaramente come il Santangelo abbia fatto mercimonio del proprio incarico pubblico, mettendosi a disposizione del politico, al fine di ottenere che lui, a sua volta, tramite terze persone, si adoperasse per ottenere un fatto illecito“.
Leggi anche:
SCARABEO: RIVELAZIONE DEGLI SGOMBERI AL COLOSSEO, LA DIPENDENTE DELLA PROCURA NEGA
Ad ogni modo, Cotugno ha chiesto la revoca della misura cautelare o, comunque, l’attenuazione della stessa. Lo stesso Capoccetta ha risposto alle domande del gip e ha cercato di spiegare di come la sua sia una posizione molto marginale rispetto al quadro contestato.
Per ora, il gip si è riservato di decidere.