Primi indagati per il caso di Erik D’Arienzo, il 28enne trovato in fin di vita la notte del 30 agosto scorso e morto una settimana dopo in seguito alle lesioni riportati
Sono sotto indagine per omicidio in concorso, Fabrizio Moretto di Sabaudia, l’uomo che guidava il T-Max la sera in cui D’Arienzo, il figlio di Ermanno detto Topolino (vecchia conoscenza del crimine pontino), è stato trovato sul ciglio della Pontina all’altezza del chilometro 83 nel territorio del Comune di Sabaudia all’altezza della rotatoria della Migliara 47.
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Oltre a lui, a finire ai raggi X degli investigatori e dei sostituti procuratori Claudio De Lazzaro e Martino Taglione, c’è Michele Mastrodomenico di San Felice (ma originario dei Lepini dove vive) già noto negli ambienti e alle cronache giudiziarie per fatti di armi, stalking, droga (fu fermato a Sezze Scalo con 25 grammi di cocaina) e un’estorsione ai danni del supermercato Carrefour di via Monte Circeo quando minacciò il titolare, dopo aver bruciato il tappetino d’ingresso dell’esercizio commerciale, con frasi del genere: “Io ti sparo in faccia, dimmi dove ti trovi che ci possiamo incontrare e ti faccio vedere”.
Mastrodomenico avrebbe avuto un contatto con la vittima prima del cosiddetto incidente e, per questo, insieme a Moretto, si trova indagato e oggetto di alcuni accertamenti tecnici sugli indumenti.
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L’ipotesi che si è fatta robusta negli investigatori è che l’omicidio di D’Arienzo, originario di Latina ma stabilitosi da tempo a Borgo San Donato, sia avvenuto per questioni legate allo spaccio della droga. Tesi che, peraltro, trova riscontro in molte delle voci popolari che si sono susseguite in queste settimane da quando la morte del ragazzo ha generato molta attenzione con la relativa omertà. Infatti, molti sono stati i conoscenti del giovane che, interrogati, hanno fornito versioni molto reticenti.
È probabile che quello che doveva essere un mero avvertimento per D’Arienzo si sia trasformato nella sua morte, al di là delle intenzioni di chi, comunque, voleva fargli del male. Al netto del fatto che gli esecutori materiali del pestaggio mortale non risultano ancora ufficialmente indagati a differenza di Moretto e Mastrodomenico che, secondo le ipotesi investigative dei Carabinieri, avrebbero accompagnato o comunque favorito l’incontro tra D’Arienzo e quelli che sarebbero diventati i suoi carnefici. È probabile che il suddetto incontro sia sfuggito di mano e si sia poi trasformato nella tragedia ormai nota da quasi due mesi.
Proprio Moretto, che esternò per giorni sulla sua pagina Facebook il rammarico per la morte del ragazzo, è stato più volte insultato da almeno una famigliare di D’Arienzo che gli ha imputato di dire menzogne sull’accaduto.
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