Legambiente Terracina ha diramato un comunicato stampa in cui torna sulla questione del treno chiedendo alla Regione Lazio, insieme con l’osservatorio regionale sui trasporti e Legambiente Lazio, un nuovo incontro tecnico di approfondimento, alla luce del piano di investimenti regionali per le ferrovie recentemente presentato. Legambiente ribadisce a proposito l’esigenza di un progetto complessivo finalizzato al ripristino della tratta: “Il Protocollo di Intesa annunciato lo scorso 23 aprile dalla Regione Lazio si inserisce nell’importante piano di investimenti da oltre 18 miliardi di euro del Gruppo FS Italiane per il sistema economico e turistico del Lazio.
In particolare, dei 18 miliardi di euro di investimenti 13 miliardi di euro sono dedicati alle infrastrutture ferroviarie, 1,4 miliardi al trasporto ferroviario e 3,9 miliardi alle infrastrutture stradali. Circa 1 miliardo di euro è invece destinato a interventi di rigenerazione urbana e di riqualificazione delle stazioni. Per viabilità e ferrovie la Regione con il piano regionale “Ripartire Veloci” investirà 780 milioni di euro e in particolare per le ferrovie sono previsti oltre 638 milioni di investimenti, tra cui 41 milioni di euro per la nuova stazione di piazzale Flaminio a Roma, oltre 560 milioni di euro per le ferrovie ex concesse della Roma- Viterbo e della Roma-Lido, 24 milioni per la metropolitana di Roma linea C – nodo di interscambio Pigneto, 10 milioni di euro per il completamento della ferrovia Formia-Gaeta e 6 milioni per il ripristino della linea ferroviaria Priverno-Fossanova- Terracina. Sembrerebbero proprio i 6 milioni già finanziati nel 2018 (Delibera Cipe del marzo 2018 pubblicata in gazzetta ufficiale n. 132 del 9-6-2018) per il ripristino della linea riportati anche nel nuovo piano di investimenti.
Purtroppo, come era già emerso nell’audizione della Commissione Trasporti della Regione Lazio dello scorso Novembre richiesta dal nostro Circolo insieme a Legambiente Lazio e Osservatorio regionale sui Trasporti, l’unica vera e triste realtà è che dopo 8 anni dalla caduta del masso ancora non abbiamo un progetto completo di messa in sicurezza dell’intero fronte franoso che, ricordiamo, comprende non solo il Monte Cucca ma anche Monte Leano, progetto ovviamente preliminare a qualsiasi ipotesi di ripristino e riapertura della ferrovia. Infatti in sede di audizione relativamente al ripristino della tratta Terracina-Priverno Fossanova, RFI dichiarò la disponibilità sulla carta a riattivare la linea (e con il recente piano di fatto lo conferma), ma affermò e senza ambiguità che la riattivazione della stessa era condizionata alla messa in sicurezza completa di tutta la linea dal rischio frana, il cui progetto e i cui lavori, affermava RFI, restano di competenza della Regione Lazio.
È di questi giorni poi la notizia, riportata con grande evidenza dalla stampa, che anche l’Amministrazione Comunale di Terracina ha intenzione di impegnare quasi 900 mila euro dal proprio bilancio per integrare la somma che manca per completare la messa in sicurezza di circa un chilometro del fronte franoso e questo viene, come ormai accade da 8 anni, associato alla riapertura della ferrovia con una vaga e ambigua dicitura che perpetua la mistificazione in atto: “eliminare i motivi ostativi della rifunzionalizzazione del tratto ferroviario Terracina-Priverno Fossanova ”, mentre dalla analisi della relazione tecnica comunale allegata al progetto esecutivo si tratta semplicemente di opere relative alla mitigazione del rischio dalla caduta massi dal M.te Cucca (estensione dei valli A e B) già previste dal progetto approvato con Determinazione n.49 del 28.01.2020, stralciate dal progetto esecutivo iniziale per poter rientrare nel budget di finanziamento di 4 Milioni di Euro concesso dalla Regione Lazio e poi reintegrate nel progetto con finanziamento a parte derivante o dal ribasso di gara per i lavori relativi a 4 milioni di euro o direttamente con finanziamento comunale per un importo di € 867.111,53.
L’intervento previsto a M.Te Cucca inoltre non è affatto risolutivo come si legge nelle conclusioni della stessa relazione tecnica, dove si afferma: “Tuttavia, occorre ribadire che l’intervento rappresenta un primo step per la messa in sicurezza, realizzando un miglioramento delle condizioni di stabilità dell’area ma che tuttavia, dovranno essere supportate da ulteriori azioni necessarie e successive ai fini della riapertura della tratta, attesa l’estensione e la vulnerabilità del Monte Cucca nonché, la complessità dei fenomeni presenti, per la cui significatività l’Autorità di Distretto non ritiene opportuno, a lavori collaudati, attivare le relative procedure di ridefinizione dell’area di cui all’art. 14 delle Norme Tecniche Attuative”. Ad oggi infatti purtroppo si continua a procedere a vista mancando un progetto complessivo di messa in sicurezza totale di tutto il fronte franoso di M.te Cucca +M.te Leano e del relativo piano economico delle risorse finanziarie necessarie per poter garantire la riapertura della tratta ferroviaria con i criteri di sicurezza (vincolanti) richiesti da RFI.
È sempre stato evidente infatti che la questione del ripristino della tratta ferroviaria a Terracina sussiste come fatto conseguenziale solo ed esclusivamente ad un completo e adeguato progetto di messa in sicurezza e di mitigazione del rischio idrogeologico di tutto il fronte franoso esteso, progetto complessivo di cui non esistono ancora però i presupposti né tecnici né economici, visto che l’unico progetto, ad oggi, effettivamente approvato e finanziato dalla Regione Lazio su piattaforma RENDIS e in via di attuazione da parte del Comune di Terracina, coprirebbe solo una parte del versante e non sarebbe sufficiente per la riattivazione della tratta, neanche con la eventuale esigua cifra aggiuntiva stanziata dal Comune di Terracina.
“Al di là delle promesse e di quanto ha raccontato e continua a raccontare, con l’ultima uscita sulla stampa locale, la politica e l’amministrazione locale da anni e cioè che i lavori attualmente finanziati per Monte Cucca avrebbero – una volta completati – consentito la riapertura della linea, la situazione continua a vivere ancora una pericolosa fase di stallo, visto che, se da una parte c’è la disponibilità a riattivare la tratta, dall’altra non c’è, ancora ad oggi e dopo quasi 8 anni dalla caduta del masso, alcuna chiarezza sui lavori complessivi di messa in sicurezza necessari, i loro costi e i loro tempi e soprattutto su quali siano i parametri di accettabilità del rischio da parte di RFI, considerato che i lavori di messa in sicurezza del versante non ridurrebbero la classe di rischio elevata (classe 4) come da Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) ma lo mitigherebbero soltanto.
I cittadini di Terracina, soprattutto in questa fase pre-elettorale a rischio di false promesse, vorrebbero invece impegni seri sul ripristino della ferrovia o lo studio tecnico di valide alternative di trasporto. Abbiamo quindi richiesto, dopo la recente audizione di Novembre scorso con Legambiente Lazio e Osservatorio Regionale sui Trasporti, alla luce del nuovo piano di investimenti – che però non mostrerebbe nessun avanzamento rispetto a quanto affermato mesi fa da parte della Regione Lazio- , un nuovo incontro tecnico di approfondimento con Assessorato Regionale ai Trasporti e Direzione Generale Trasporti della Regione Lazio per evidenziare ancora una volta la assoluta necessità del progetto complessivo finalizzato al ripristino della tratta ” – dichiara Anna Giannetti, Presidente del Circolo Legambiente Terracina “ Pisco Montano ” .