I divieti alla balneazione a San Felice Circeo, un’occasione persa a favore della Comunità e tanta sciatteria nella cosa pubblica
Il 16 maggio 2020 la Regione Lazio stanzia 6 milioni di euro a favore dei Comuni del litorale a supporto della gestione pubblica delle spiagge libere per garantirne la fruibilità in sicurezza a seguito dell’emergenza sanitaria. Dopo pochi giorni, con l’ordinanza del 19 maggio 2020 il Presidente della Regione Lazio Zingaretti dà il via all’estate e alla riapertura delle attività degli “stabilimenti balneari e lacuali, sulle spiagge libere e altre attività a finalità turistico ricreativo che si svolgono sul demanio marittimo e lacuale” a decorrere dal 29 maggio 2020.
A seguito di questi provvedimenti molte amministrazioni comunali del litorale si affrettano ad aggiornare i cittadini sulle modalità di fruizione delle spiagge, in particolare di quelle pubbliche tramite tutti i canali di comunicazione disponibili. La più attiva in tal senso è Giada Gervasi, Sindaco di Sabaudia, che già dal 18 maggio sui social network, sul sito del Comune, e dal programma de La7 “L’aria che tira”, rende note le intenzioni e i piani dell’amministrazione per la stagione balneare 2020 lanciando la campagna “SMS” Sabaudia Mare Sicuro per promuovere l’applicazione che consentirà di accedere in spiaggia rispettando i parametri di sicurezza anti Covid-19. Con l’ordinanza del 29 maggio 2020 il Comune di Sabaudia consente e regolamenta la balneazione su tutto il litorale di sua competenza a decorrenza immediata con una serie di prescrizioni da seguire.
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Stessa cosa fa il Sindaco di Latina Damiano Coletta consentendo e regolamentando la balneazione con l’ordinanza sindacale “Stagione Balneare 2020” dandone comunicazione ufficiale sul sito del Comune e sulla pagina facebook ufficiale: “Decidiamo di riaprire dal 29 Maggio anche i 7 chilometri di spiaggia libera del nostro mare» dice il Sindaco Damiano Coletta, «perché crediamo che sia una opportunità per tutti i nostri cittadini, facendo affidamento sul loro senso di responsabilità. Abbiamo predisposto da subito servizi di controllo da parte delle Forze dell’Ordine e della nostra Polizia Municipale. Entro breve tempo implementeremo un servizio di sorveglianza anche con altre modalità, sia nell’accesso che nella fruizione del nostro meraviglioso mare che, ancora una volta, si può fregiare della Bandiera Blu”.
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Il Comune di Terracina nei giorni a cavallo tra maggio e giugno emette due ordinanze una dopo l’altra con cui consente e regolamenta la balneazione sul litorale, seppur con qualche incertezza e ripensamento sulle regole del distanziamento sociale, oltre ad avere un problema ben più grande di mancanza di spiagge libere.
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Il Comune di San Felice Circeo, a dispetto delle città limitrofe, non dice nulla sulla stagione balneare, né a seguito dello stanziamento a suo favore di 100.000 € per la gestione delle spiagge libere, né a seguito della comunicazione della Regione Lazio della riapertura delle spiagge dal 29 maggio. Nulla di nulla, fino alla pubblicazione di un comunicato stampa improvvisato sul sito comunale che sbaraglia la concorrenza e recita “Stagione balneare, solo sole e sport, vietato fare il bagno per mancanza del servizio di salvamento. Non sarà possibile fare il bagno a San Felice Circeo. Il Sindaco Giuseppe Schiboni, firma l’ordinanza che vieta di tuffarsi in mare per mancanza del servizio di salvamento”.
Nell’ordinanza si comunica che “È vietata la balneazione sul litorale del Comune di San Felice Circeo con particolare riguardo alle spiagge libere per mancanza di attività di salvamento di cui all’ordinanza di sicurezza balneare n. 36 del 19.04.2019 emessa dall’Ufficio Circondariale Marittimo di Terracina”.
Solo dopo le polemiche scatenate sul web e sui giornali, il 30 maggio il Sindaco Giuseppe Schiboni decide di dire qualcosa con un video pubblicato sulla pagina facebook del Comune che si rivela un tentativo piuttosto goffo di chiarire l’ordinanza emessa. Secondo il primo cittadino, il divieto di balneazione “a occhio e croce durerà massimo fino al 15 giugno“. Bene. Tutto chiaro. Ora una comunicazione di questo tipo in un momento in cui tutti, cittadini e vileggianti, aspettavano notizie sulla stagione alle porte da settimane dopo mesi di lockdown, si presta a molteplici interpretazioni: una scarsa considerazione dei cittadini e del servizio pubblico; una strategia di comunicazione e di marketing territoriale di pessimo livello; una discutibile trasparenza amministrativa.
È opportuno focalizzarci sul primo punto e sull’importanza di rendere un buon servizio pubblico, stimolando utili riflessioni su quello che sembra essere un modus operandi dell’Amministrazione Schiboni piuttosto che uno spiacevole incidente di percorso. Da quanto ci viene comunicato, la circostanza che ha costretto il Sindaco ad una decisione così estrema sembra essere l’ordinanza di sicurezza balneare n. 36 del 19.04.2019 emessa dall’Ufficio Circondariale Marittimo di Terracina, che regolamenta le modalità di balneazione predisponendo adeguata segnaletica e cartellonistica specie laddove non sia previsto servizio di salvamento, come recita il comma 7 dell’articolo 10 che riportiamo di seguito: “Sulle spiagge libere frequentate dai bagnanti,qualora non provvedano a garantire il servizio di salvamento (….), i Comuni costieri devono posizionare all’ingresso ed in più punti dell’arenile interessato, un idoneo numero di cartelli riportante la dicitura in più lingue “ATTENZIONE BALNEAZIONE NON SICURA PER MANCANZA DEL SERVIZIO SALVAMENTO”, oltre ad indicare i limiti e le segnalazioni di cui all’articolo 9 della stessa ordinanza o cartelli in assenza di segnalazione con scritto in più lingue “ATTENZIONE – LIMITE ACQUE INTERDETTE ALLA NAVIGAZIONE (MERTRI 200 DALLA COSTA) NON SEGNALATO” – “ATTENZIONE – LIMITE ACQUE SICURE (BATIMETRICA METRI 1,60) NON SEGNALATO”.
Nulla che non si sapesse già, e nulla a che fare con l’emergenza sanitaria e le attuali contingenze. Tra l’altro, essendo disposizioni del 2019, non si comprende perché non sia stata predisposta la cartellonistica già prevista dalle normative vigenti, così come è stato fatto nei Comuni limitrofi. È stupefacente che dopo 2 mesi di lockdown, per quanto a servizio ridotto, l’unica cosa che sia riuscita a produrre l’Amministrazione di San Felice Circeo è la suddetta ordinanza del 29 maggio. Questa bassa considerazione di chi ha diritto di fruire di un bene pubblico è preoccupante e si fonda sullo scarso valore che spesso l’amministrazione sanfeliciana conferisce al servizio pubblico, perché di questo si tratta. Un’amministrazione comunale attenta in tal senso, consapevole dell’importanza rilevante del turismo nel nostro paese, si sarebbe adoperata concretamente a redigere un piano di balneazione efficace e a comunicarlo nel migliore dei modi anche in fase di lavorazione attraverso tutti i canali dell’Ente, lanciando un messaggio positivo e rassicurante circa il diritto di fruire del mare in condizioni di sicurezza anche e soprattutto nelle spiagge libere.
Invece, troppo spesso, si ha a che fare con un comune a due velocità, incredibilmente efficiente e rapido nei casi di interessi particolaristici di alcune categorie molto care all’amministrazione, una su tutti il Porto; lento, sciatto e poco efficiente quando si tratta di fornire un servizio all’intera collettività.
L’approccio è lo stesso che viene riservato alla mobilità, alla scuola, alla formazione, alla questione giovanile, alla cultura, tutte attività a cui si riservano energie e risorse esigue e dove troppo spesso si fanno eclatanti operazioni di facciata, che non hanno ricadute strutturali sulla Comunità, e si esauriscono nella fiammata di un giorno, di un click, di un like.
La faccenda delle spiagge libere, trascurate e rosicchiate negli anni, i liberi accessi al mare negati e ostacolati sul Promontorio come sul tratto dei residence di via Terracina, sono figli della stessa politica che predilige gli interessi di pochi eletti a discapito della collettività. Con questo non si vuole denigrare l’interesse del privato, quanto auspicare un equilibrio tra ciò che è privato e ciò che è pubblico. È in questa armonia che può progredire una Comunità, e creare le condizioni per contesti sani in cui crescere socialmente, economicamente e civilmente. Un lungomare con un pezzo di spiaggia privata tirato a lucido e il tratto pubblico confinante sporco e abbandonato a se stesso, non è accettabile, fregiandosi annualmente della bandiera blu senza considerarne realmente il valore. E potremmo andare avanti con innumerevoli esempi di questa modalità retrograda di gestire e garantire il servizio pubblico. Questo è il contesto politico e amministrativo in cui si colloca l’ordinanza del 29 maggio del Sindaco di San Felice Circeo Giuseppe Schiboni.
Da questo episodio si evince anche una pessima strategia di comunicazione da parte del Comune, che con un’ordinanza simile crea non pochi problemi a tutte quelle strutture ricettive e attività commerciali che hanno bisogno di ben altri annunci e di segnali di efficacia ed efficienza nella gestione del proprio territorio.
È importante, a questo punto, che il Sindaco Schiboni dica con chiarezza come intenderà spendere 100.000 € di denaro pubblico per la gestione delle spiagge libere, nei giorni in cui prenotare un ombrellone per un mese al Circeo in uno stabilimento balneare può costare 1000 €. Ad maiora!