Sequestro di persona ed estorsione tra Castel Volturno e Formia: il 30enne di Formia arrestato ha dato la sua versione dei fatti ma il gip lo ha lasciato in carcere
Il 30enne di Formia Enrico De Meo ha risposto al Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Napoli Rosamaria De Lellis spiegando di non essere stato parte dell’estorsione ma di aver tentato di mediare tra la posizione dei creditori, il 50enne Antonio Tornincasa 50 anni e il figlio 24enne Emanuele (originari di Arzano ma residenti a Itri), e dell’estorto, un 33enne casertano ma residente a Formia.
La vicenda è quella che è stata scoperchiata dai Carabinieri della Compagnia di Casal Di Principe, nell’ambito di un’articolata indagine coordinata dal procuratore Giuseppe Visone della DDA di Napoli. Inchiesta che ha portato agli arresti i suddetti De Meo più Tornincasa padre e figlio.
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Secondo gli inquirenti i tre, dopo un appuntamento davanti a un bar di Casal di Principe, avevano costretto la vittima di 33 anni a salire sulla loro autovettura.
Dopo una sosta a scopo intimidatorio a casa del malcapitato a Formia, giungevano nei pressi di un laghetto a Castel Volturno, dove impugnando due pistole, lo minacciavano di morte, legandogli al collo un corda alla cui estremità era fissato un grosso sasso.
Solo dopo aver promesso il pagamento di un debito di droga, ammontante a circa 30mila euro, la vittima è stata liberata.
Secondo De Meo, difeso dall’avvocato Vincenzo Macari, in realtà lui si sarebbe trovato nei luoghi dell’estorsione solo per un mero ruolo di pacificatore. Il Gip di Napoli De Lellis ha però lasciato in carcere il 30enne formiano perché sussiste il pericolo di fuga e la possibilità di inquinare le prove.
La difesa, interpellata da Latina Tu, ha comunque preannunciato che per la posizione di De Meo ricorrerà al Tribunale del Riesame.