Sono 27 le persone arrestate nell’ambito dell’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma sul traffico illecito di rifiuti tra la provincia di Latina e Roma: l’operazione ha visto la perquisizione del Centro Rottami di Cisterna e l’arresto del legale rappresentante della srl Leopoldo Del Prete
L’operazione, eseguita dalle prime luci dell’alba di stamani, ha visto il coinvolgimento dei Carabinieri della sezione di polizia giudiziaria della Procura di Roma, dei Carabinieri forestali del Nipaaf di Latina e Roma e dalla Guardia di finanza pontina.
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Le indagini che hanno portato agli arresti di questa mattina sono partite da un primo supplemento datato febbraio 2019, nell’ambito del procedimento penale relativo al monitoraggio del Centro raccolta rifiuti di Mostacciano, a Roma: all’epoca furono coinvolte 23 persone.
Più di un anno fa, era stata scoperta una vera e propria filiera del traffico illecito di rifiuti che partiva dal centro raccolta Ama di Mostacciano per finire a Cisterna e che vedeva coinvolti tre dipendenti della municipalizzata dei rifiuti romani infedeli; rientravano nell’indagine, anche in quel caso, imprenditori – tra cui il 63enne Leopoldo Del Prete che ebbe la misura dell’obbligo di firma – e rom (la famiglia Sejdovic).
L’operazione fu condotta dai Carabinieri e dagli agenti della Polizia locale sempre su disposizione della Direzione distrettuale antimafia di Roma.
I tre dipendenti Ama, come emerse dalle indagini, chiudevano un occhio e in cambio di quello che in gergo chiamavano “il caffè”, ovvero una mazzetta di 30-50 euro, permettevano a piccoli imprenditori di scaricare all’interno dell’area rifiuti speciali, tra cui scarti di edilizia. Poi subentravano i rom e in particolare la famiglia dei Sejdovic che a loro volta prelevavano invece rifiuti elettrici e metallici, li bruciavano nei campi nomadi per estrarre i metalli e poi rivenderli in altri centri di raccolta gestiti da privati, tra cui quello di Cisterna di Latina e la Ferrauto di Fiumicino. Durante un controllo gli investigatori avevano capito che il materiale sottratto a Mostacciano finiva a Cisterna e che nel centro rottami veniva catalogato come “rifiuto cessato” o “non rifiuto” con la dicitura “Eow”.
Oggi, le dinamiche evidenziate dagli investigatori non cambiano di molto. Secondo gli inquirenti, il traffico illecito dei rifiuti avrebbe avuto come hub la Centro Rottami srl di Leopoldo Del Prete a Cisterna di Latina, accusato di “attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti”. Del Prete avrebbe ricevuto e gestito illecitamente ingenti quantitativi proprio presso la struttura di Cisterna, in violazione della normativa ambientale. Il sequestro, realizzato dalle forze dell’ordine, è ingente: 16 milioni di euro calcolato in base a ciò che scrive il gip di Roma che ha firmato l’ordinanza di arresto e che spiega come Del Prete abbia: “piegato tutta la gestione della sua attività aziendale ad una sistematica violazione di norme in materia ambientale, finalizzata alla creazione di un enorme traffico illecito di rifiuti, volto a produrre profitti illeciti per almeno 16 milioni di euro tra gli anni 2017e 2018“.
“Ci sono costi enormi, non solo sociali ed ambientali, a carico della collettività, dovuti al fatto che l’irregolare ripulitura dei rifiuti genera danni per l’ambiente e la salute pubblica, si pensi ai roghi tossici nei campi rom, provocati spesso per ripulire il rame e altri metalli dalle guaine o altro, con conseguente immissioni nell’ambiente di sostanze tossiche come le diossine, ma anche costi per bonificare le aree e rimuovere i rifiuti” – così, ancora, nell’ordinanza, il gip del Tribunale di Roma, Nicolò Marino, che ha accolto le richieste delle misure cautelari, a carico degli odierni arrestati, formulate dal sostituto procuratore della DDA capitolina Desirée Digeronimo.
“Il modello di gestione dell’azienda studiato da Leopoldo Del Prete – ha scritto il gip – costituisce un’illecita concorrenza a fronte di aziende che in maniera regolare gestiscono i rifiuti con i relativi costi che, contrariamente a quanto fa Del Prete, non vengono scaricati sulla collettività”.
“Per comprendere la straordinaria gravità dell’illecita condotta si ponga mente ai gravissimi danni prodotti all’ambiente e alla salute pubblica attraverso la sommatoria di tutti i casi riscontrati dagli inquirenti e documentati in atti. Anche l’analisi a campioni, documenta una attività d’impresa in toto improntata a una gestione palesemente illecita e priva di scrupolo alcuno”.
“Emblematiche – scrive ancora il gip – le immagini delle entrate al Centro Rottami in cui in alcune ore si hanno carovane di mezzi carichi di ogni sorta di rifiuto con vari equipaggi intenti a selezionare la merce o ripulirla”.
“Esiste una vera e propria filiera del rifiuto che va dalla raccolta, alla cernita, ripulitura, vendita e trasporto per poi conferirli al Centro Rottami dove frazionano le modalità di pagamento in contanti sotto i 3 mila euro con fatture e autofatture”.
In carcere sono finiti Vito Prò 50 anni (nato a Sava in provincia di Taranto, residente a Latina), Samir Marzouki 56enne tunisino (residente a Sermoneta), Ekrem Ahmetovic 40 anni (Roma), Dzvad Seferovic 35 anni bosniaco (Roma), Emilio Magrini 64 anni (nato a Viterbo, residente a Latina), Fabrizio Laurenzano 39 anni (Roma), Renato Montagnola 39 anni (Sezze), Samuele Magrini 34 anni (nato a Roma, residente a Latina), Davide Capraro 56 anni (Sezze), Giuseppe Marsala 61 anni (nato a Castelvetrano ma residente a Mentana, provincia di Roma), Francesco Stella 46 anni (nato a Latina ma residente a Norma), Massimo Lorello 47 anni (nato ad Aprilia, residente a San Cesareo, provincia di Roma), Giorgio Antonetti 51 anni (nato a Velletri, residente a Cisterna).
Ai domiciliari: Gennaro Del Prete (accusato di riciclaggio, a differenza del padre Leopoldo accusato di auto-riciclaggio) 34 anni (nato a Velletri, residente a Cisterna), Antonino Rasizzi 47 anni (nato a Biancavilla, provincia di Catania, e residente ad Aprilia), Edin Sejdovic 30 anni (Roma), Ekrem Ahmetovic 61 anni (Roma), Claudio Stella 56 anni (Sezze), Anello Tuzi 72 anni (Sezze), Davide Di Roma 46 anni (Latina), Paolo Di Prospero 58 anni (nato a San Felice Circeo e residente a Sabaudia), Michel Bonino 34 anni (nato a Colleferro e residente ad Aprilia), David Adzovic 39 anni (Roma), Orlando Deloriè 59 anni (nato a Rimini e residente a San Cesareo), Bruno Basso 55 anni (nato a Dolo, provincia di Venezia, residente a Latina) e il moldavo Dorin Sandu (residente a Velletri) 50 anni.
I rifiuti speciali e urbani, pericolosi e non pericolosi, provenienti da privati, società o ditte individuali prive di iscrizione all’albo dei gestori ambientali, raccolti e trasportati in violazione della normativa sullo smaltimento dei rifiuti, venivano accettati dal Centro Rottami in assenza della prescritta autorizzazione di legge.
Del Prete – colto, nelle captazioni degli investigatori, a telefonare al Presidente dell’Aira, Associazione Industriali Riciclatori Auto, per chiedere di modificare le regole che consentono solo ai conferitori di rifiuti muniti di documentazione di accedere ai centri rottami come il suo – avrebbe fatto apporre sulla documentazione contabile – fiscale rilasciata per i rifiuti conferiti, la falsa certificazione “EoW” (rifiuto cessato o non rifiuto), mentre invece sarebbero stati rifiuti urbani. Rifiuti ricevuti illecitamente, perché il centro è autorizzato a prendere soltanto quelli speciali.
Del Prete dovrà rispondere anche del reato di “impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita”, perché avrebbe impiegato o trasferito denaro proveniente dall’attività illecita per ostacolare l’identificazione della sua provenienza. Secondo quanto emerso dagli accertamenti, Del Prete avrebbe delegato il figlio, Gennaro Del Prete (omonimo del fondatore del Centro Rottami, suo nonno), amministratore della Genovi srl, ad operare sui conti correnti della Centro rottami, con la richiesta all’istituto di credito dell’emissione di titoli necessari ad acquistare un magazzino in provincia di Terni. Gennaro Del Prete avrebbe emesso assegni per 810mila euro per il pagamento dell’immobile acquistato dalla Genovi srl, di proprietà di Leopoldo Del Prete e della moglie. In corso c’era anche una trattativa per l’acquisto di altri due immobili; anche se in una conversazione captata dagli investigatori si parla addirittura di una trentina di appartamenti, un magazzino a Terni e e l’azienda vinicola denominata “Fontana di Papa” sulla Via Nettunense per la somma di 700.000 euro.
La ditta di Del Prete, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, “è di fatto “aperta” a qualsiasi soggetto che voglia conferire rifiuti, in particolare metallici o comunque con valore economico” e “le sue strutture, sia tecnico-amministrative che finanziarie, sono utilizzate per la gestione di ingenti quantitativi di rifiuti illecitamente conferiti”.
Gli affari di Leopoldo e Gennaro Del Prete, secondo gli inquirenti, non si fermavano esclusivamente allo smaltimento illegale dei rifiuti metallici e dei Raee. I proventi, milioni di euro, in parte venivano reinvestiti per “conquistare nuove fette di mercato anche oltre frontiera, come l’esportazione di alluminio in Ucraina”, attività che aveva permesso alla Centro Rottami srl di aumentare esponenzialmente il proprio fatturato, anche del 90% da un anno all’altro (secondo gli inquirenti incassava 30mila euro al giorno); in altra parte venivano “auto-riciclati” attraverso una società gemella, la Genovi srl, attraverso operazioni immobiliari ritenute false documentate per quasi 1 milione di euro: la Centro Rottami acquistava dalla Genovi srl attraverso assegni circolari intestate ad altre aziende “cedenti”.
Non lieve il quadro dei nomadi residenti nelle baraccopoli di Via di Salone e via Salviati, alla periferia est della Capitale, che avrebbero fatto sparire tonnellate di rifiuti tossici e speciali.
A conferire i rifiuti, infatti, erano “trasportatori” sia italiani sia bosniaci, esponenti di spicco di alcune note famiglie legate ai campi rom capitolini. L’inchiesta parte proprio da una serie di furti avvenuti fra il 2017 e il 2018 presso il centro di raccolta Ama di Mostacciano, a Roma, riconducibili, secondo gli investigatori, al “gruppo criminale facente capo a Zajko Sejdovic”, residente in un insediamento irregolare di via Casilina, che prelevava i rifiuti Raee (in genere elettrodomestici, come frigoriferi e lavatrici). “Si pensi ai roghi tossici nei campi rom – scrive il gip Marino – provocati spesso per ripulire il rame e altri metalli dalle guaine o altro, con conseguente immissioni nell’ambiente di sostanze tossiche come le diossine”. Tra gli arrestati, risultano Dzevad Seferovic e Ekrem Ahmetovic, esponenti del campo di via Salviati, a Tor Sapienza, nel quale da tempo sono usuali roghi e fumi neri.
I rom, nel caso svelato oggi dall’inchiesta della DDA romana, prelevavano nella Capitale rifiuti dai cassonetti oppure presso negozi ed esercizi commerciali in genere, per poi recarsi nell’insediamento abusivo, diventato una vera e propria discarica (l’entrata è dalla parte di Via Collatina Vecchia), dove separavano i rifiuti, mettendo da parte il materiale più remunerativo come i metalli da conferire.
LA NOTA DEI CARABINIERI – Nella mattinata odierna i Carabinieri della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Roma, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Latina, i Carabinieri Forestali di Roma e Latina e gli agenti della Polizia Locale e della Città Metropolitana di Roma Capitale, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali e patrimoniali emesse dal Tribunale Ordinario di Roma su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti di 27 persone – 14 in carcere e 13 agli arresti domiciliari – ritenute responsabili a vario titolo di traffico illecito di rifiuti, riciclaggio e autoriciclaggio.
L’operazione, scattata alle prime luci dell’alba, ha visto impiegati oltre 200 uomini su diversi obiettivi distribuiti tra le province di Roma e Latina.
Le indagini – nate dagli sviluppi di una pregressa attività investigativa sul Centro di Raccolta AMA di Roma – Mostacciano che a febbraio 2019 aveva già condotto all’emissione di 23 misure cautelari – hanno evidenziato il ruolo svolto da una società di Cisterna di Latina (LT), operante nel settore del recupero di rottami metallici, quale collettore finale di una vera e propria filiera di soggetti operanti nell’ambito del traffico illecito di rifiuti.
Le attività tecniche, i riscontri sul campo e i mirati controlli della polizia giudiziaria, hanno consentito di ricostruire l’esercizio di un’attività continuativa ed organizzata facente capo alla Centro Rottami srl di Cisterna di Latina, che, in violazione della normativa in materia ambientale, riceveva e gestiva illecitamente, ovvero in assenza della prescritta documentazione di legge, ingenti quantitativi di rifiuti speciali e urbani, pericolosi e non pericolosi, provenienti da privati, società e/o imprese individuali prive di iscrizione all’albo nazionale dei gestori ambientali (A.N.G.A.), raccolti e trasportati in violazione della normativa dello smaltimento dei rifiuti. Al fine di dare una parvenza di legalità nell’ambito della normativa di settore, i materiali oggetto di tali illeciti conferimenti venivano falsamente dichiarati rottami E.O.W. (End of Waste), cioè “non rifiuto” o “rifiuto cessato”, trattandosi invece a tutti gli effetti di rifiuti urbani.
L’attività così realizzata ha sviluppato, a partire dal 2017, un volume d’affari illecito di almeno 16 milioni di euro, tutti movimentati con transazioni in denaro contante.
Attraverso l’esecuzione di approfondimenti di natura economico-finanziaria condotti mediante accertamenti bancari e l’analisi di specifica documentazione amministrativo/contabile, sono state individuate artificiose annotazioni tese a riciclare le somme di denaro provenienti dal traffico dei rifiuti, destinandole all’acquisto di beni immobili per un valore di circa 1 milione di euro.
Unitamente alle misure cautelati personali, il GIP del Tribunale di Roma ha altresì disposto il sequestro dell’intero compendio aziendale della Centro Rottami srl (che nel solo anno 2019 ha sviluppato un volume d’affari di oltre 25 milioni di euro), dei suoi automezzi e dei conti correnti ad esso riconducibili per un valore equivalente pari a circa 17 milioni di euro, nonché di 23 autocarri utilizzati per la raccolta ed il trasporto dei rifiuti all’azienda di Cisterna di Latina.