A precisare l’attuale visione scientifica governativa è stata l’Agenzia Italiana del Farmaco che, in una nota apparsa ieri sul sito ufficiale, ha descritto la scarsità di evidenze scientifiche in merito.
LA RICHIESTA DELLA LEGA LAZIO
La discussione intorno al farmaco Avigan è nata a causa di un video pubblicato da un farmacista romano che attualmente abita in Giappone.
Secondo l’uomo il farmaco avrebbe curato il 91% dei contagiati nel Sol Levante, subito dopo la pubblicazione il video è diventato virale e la sperimentazione del farmaco è diventata oggetto di dibattito politico.
A portare la voce della Lega ci ha pensato Luisa Regimenti, medico legale e responsabile sanità per il partito nel Lazio, la richiesta è stata sottoscritta dai deputati Francesco Zicchieri e Claudio Durigon,
“La bontà del farmaco emerge con evidenza scientifica da diversi studi e ricerche e ha il parere favorevole del direttore del Centro nazionale per lo sviluppo ella biotecnologia del ministero delle Scienze cinese.
Secondo la Regimenti la mancata autorizzazione del farmaco sarebbe da addebitare alla burocrazia farraginosa del nostro paese, giudicato lento e poco funzionale all’attuale situazione, ma vediamo la posizione dell’Agenzia del Farmaco in merito.
COSA NE PENSA L’AIFA
Ieri l’AIFA ha pubblicato una nota nella quale si spiega nel dettaglio la posizione del governo in merito, posizione che verrà spiegata in maniera approfondita nella giornata di oggi e di cui vi terremo in aggiornamento.
Ma andiamo con ordine.
Il Favipiravir (nome commerciale Avigan) è un antivirale autorizzato in Giappone dal Marzo 2014 per il trattamento di forme di influenza causate da virus influenzali nuovi o riemergenti e il suo utilizzo è limitato ai casi in cui gli altri antivirali sono inefficaci. Il medicinale non è autorizzato né in Europa, né negli USA.
Secondo l’AIFA non esistono studi clinici pubblicati relativi all’efficacia e alla sicurezza del farmaco nel trattamento della malattia da COVID-19.
Sono unicamente noti dati preliminari, disponibili attualmente solo come versione pre-proof (cioè non ancora sottoposti a revisione di esperti), di un piccolo studio non randomizzato, condotto in pazienti con COVID 19 non grave con non più di 7 giorni di insorgenza, in cui il medicinale favipiravir è stato confrontato all’antivirale lopinavir/ritonavir (anch’esso non autorizzato per il trattamento della malattia COVID-19).
L’Agenzia del farmaco ricorda che gli stessi autori dello studio in questione riportano come limitazioni dello studio che la relazione tra titolo virale e prognosi clinica non è stata ben chiarita e che, non trattandosi di uno studio clinico controllato, ci potrebbero essere inevitabili distorsioni di selezione nel reclutamento dei pazienti.
L’AIFA, infine, si riserverà di adire a vie legali nei confronti di coloro i quali daranno credito a notizie false e a pericolose illazioni.