La mattina del 29 gennaio la Squadra Mobile di Latina ha dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Roma, Antonella Minunni, su richiesta della Direzione Distrettuale di Roma avanzata il 9 ottobre 2019, nei confronti degli imprenditori Umberto Pagliaroli e Gina Cetrone, indagati per estorsione, atti di illecita concorrenza e violenza privata, reati aggravati dal metodo mafioso. Assieme ai due ex coniugi le stesse misure con le medesime accuse sono state indirizzate nei confronti di Armando Di Silvio e i figli Gianluca e Samuele Di Silvio.
Le indagini in questione (l’operazione è stata denominata “Scheggia”) costituiscono l’esito di un ulteriore approfondimento investigativo che la Squadra Mobile sta conducendo, sotto la direzione ed il coordinamento della Direzione distrettuale Antimafia di Roma, circa le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia.
In particolare, la Polizia ha ricostruito che nell’aprile del 2016, Gina Cetrone (condotta lo scorso gennaio presso il carcere di Rebibbia) e l’ex marito Umberto Pagliaroli, quali creditori nei confronti di un imprenditore di origini abruzzesi, in relazione a pregresse forniture di vetro effettuate dalla società Vetritalia srl, società a loro riconducibile, avrebbero richiesto l’intervento di Samuele Di Silvio, Gianluca Di Silvio e Agostino Riccardo (oggi collaboratore di giustizia) per la riscossione del credito in questione, previa autorizzazione di Armando Di Silvio detto “Lallà”, capo dell’associazione di stampo mafioso a lui riconducibile.
Secondo l’ordinanza dello scorso gennaio, Lallà “si conferma, infatti, capo e promotore dell’associazione e ha una caratura criminale davvero eccezionale. È lui che risolve le questioni sorte all’interno della consorteria, che decide la ripartizione dei profitti illeciti, anche nelle estorsioni in esame. Rappresenta il punto di riferimento per tutti, colui che dice la prima ed ultima parola su ogni questione così come nei patti che l’organizzazione criminale stipula con esponenti politici”.
Nello specifico, Gina Cetrone, ex consigliere regionale dal 2010 al 2012, nonché candidata a sindaco alle amministrative 2016 a Terracina, con Umberto Pagliaroli, dopo aver convocato un imprenditore pescarese presso la propria abitazione, avrebbe richiesto il pagamento immediato della somma dovuta, impedendogli di andare via a bordo della sua macchina. In tale contesto, Cetrone e Pagliaroli avrebbero costretto l’imprenditore abruzzese ad attendere Riccardo, e i due fratelli Di Silvio, i quali, una volta giunti, lo avrebbero minacciato, prospettando implicitamente conseguenze e ritorsioni violente nei confronti della sua persona o dei suoi beni.
In tal modo, gli stessi avrebbero poi imposto all’imprenditore di recarsi il giorno dopo in Banca, sotto la stretta sorveglianza dei quattro – Riccardo, i due Di Silvio e Pagliaroli – che lo attendevano fuori dall’istituto bancario, e ad effettuare un bonifico di 15.000 euro a favore della società Vetritalia srl, nonché a consegnare a loro “per il disturbo“ la somma di 600 euro.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbe stata Gina Cetrone a chiamare Agostino Riccardo (circostanza confermata da quest’ultimo) e a chiedergli di andare a casa dell’imprenditore di Pescara che le doveva 60mila euro per una fornitura di vetro. “Disse che stava per arrivare questo imprenditore – ha raccontato Riccardo agli inquirenti – a casa loro e noi dovevamo essere presenti all’incontro per mettergli paura e minacciarlo”. Per il disturbo Riccardo e i Di Silvio si fecero consegnare 1200 euro dall’imprenditore e 1000 dalla Cetrone che avrebbe detto poi che li avrebbe ricompensati meglio con degli “accordi elettorali”.
Per il gip Minunni questi accordi elettorali si concretizzarono in un contributo di 25mila euro a favore dei Di Silvio e di Agostino Riccardo. La Cetrone si presentò infatti alle amministrative di Terracina del 2016 con la lista civica “Si cambia”. L’accordo stretto con i Di Silvio avrebbe previsto l’affissione “anche abusiva” dei manifesti elettorali della Cetrone a “scapito degli altri candidati”. Per un approfondimento delle vicende si legga Arresti per Gina Cetrone insieme ai Di Silvio: estorsione e illeciti elettorali.
Quest’oggi il legale della Cetrone, l’avvocato Lorenzo Magnarelli, ha diramato un comunicato stampa in difesa della sua assistita, tuttora rinchiusa nel carcere romano di Rebibbia, in cui si riporta:
“E’ stata presentata richiesta di riesame nell’interesse della signora Gina Cetrone, già On.le Consigliere del Consiglio Regionale del Lazio. Molteplici i punti nodali che saranno oggetto di attività difensiva nell’ambito della procedura indotta dalla richiesta su indicata. Ed infatti, il quadro cautelare attualmente configurato carico dell’assistita si presta a molteplici osservazioni e critiche che difendono e tutelano l’innocenza di Gina Cetrone.
In particolare, non vi è stato alcun coinvolgimento materiale o psicologico da poter attribuire alla stessa. Ella è totalmente estranea alle vicende oggetto dell’imputazione cautelare. Peraltro, molte critiche tecniche rilevano in relazione alla configurazione delle ipotesi di reato affacciate mediante tale imputazione. Nello specifico, non convince in alcun modo la scelta accusatoria, incidentalmente avallata dal giudice della cautela, di contestare l’estorsione in costanza di un credito certo, riconosciuto finanche dallo stesso debitore. In tal caso, infatti, appare più pertinente, sotto il profilo giuridico, far riferimento all’esercizio arbitrario delle proprie ragioni.
Ferma restando, anche in tale caso di lettura giuridica alternativa, l’assenza di qualsivoglia coinvolgimento da parte della Cetrone, non rileverebbe comunque in alcun modo alcun margine per applicare misure cautelari.
Ad ogni modo, giova precisare come, in epoca successiva alla richiesta di applicazione della misura cautelare, ma precedente a quella della relativa emissione, proprio la II Sezione Penale della Suprema Corte di Cassazione, rilevando un contrasto giurisprudenziale nell’interpretazione dell’esatto confine tra i due tipi legali su indicati, ha investito le Sezioni Unite del medesimo Supremo Consesso, al fine di far dirimere tale contrasto interpretativo.
Pertanto, attualmente, stante tale contrasto interpretativo, ed il relativo dubbio veicolato dallo stesso, non appare improntata alla sensibilità giuridica, esponenziale e fattuale auspicabile la scelta di comprimere la libertà personale della signora Gina Cetrone. Conseguentemente, è altresì dubbia la meccanica applicata dall’accusa, ed incidentalmente avallata dal giudice della cautela, in ordine al rapporto tra aggravanti ed esigenze cautelari.
Anche su tali aspetti, l’assenza di qualsivoglia coinvolgimento della Cetrone, la sua specchiata condotta di vita, nonché l’inserimento della stessa nella società, sono elementi idonei a neutralizzare qualsivoglia esigenza cautelare. Peraltro, assai critica risulta anche la scelta della misura cautelare più afflittiva che il nostro ordinamento possa consentire.
Su tutti gli aspetti su indicati, l’avv. Lorenzo Magnarelli dichiara “sono convinto dell’innocenza di Gina e della sua totale estraneità alle accuse attualmente mosse a suo carico. Siamo sul viatico tecnico giuridico corretto per ottenere, nel minor tempo possibile, il riscontro positivo della pertinenza delle nostre dichiarazioni e delle relative tesi difensive, di cui siamo parimenti convinti”.