Firmate dall’arch. Eleonora Daga, dirigente del Comune di Latina, settore “Gestione e assetto del territorio”, le tre ordinanze di demolizione per i palazzi di via Roccagorga, Via Quarto e Borgo Piave.
Tre storie diverse ma accomunate tutte dall’annullamento dei piani particolareggiati disposto dalla gestione commissariale (giugno 2015- giugno 2016) di Giacomo Barbato.
Per il palazzo di Via Roccagorga sono fresche le durissime polemiche conseguite ad alcuni articoli di Latina Oggi che puntarono l’attenzione sul fatto che, in quel palazzo, tra i destinatari di un’ordinanza di demolizione mai firmata, e poi non più concretizzata, c’era anche il figlio del sindaco Damiano Coletta.
Ora con l’ordinanza numero 380, sia Coletta jr. che tutti gli altri proprietari degli appartamenti della palazzina di Via Roccagorga dovranno provvedere “con decorrenza immediata e non oltre novanta giorni” dalla data di notifica dell’ordinanza medesima “alla demolizione a proprie cure e spese, delle opere edilizie abusivamente realizzate e alla rimessa in pristino dello stato dei luoghi“. Pena una sanzione da 20mila euro.
L’ordinanza, si legge nel testo, è stata disposta per la sentenza del Consiglio di Stato pubblicata il 22 ottobre scorso, in cui si respingeva il ricorso sull’annullamento del PPE R6 – Quartiere Isonzo presentato dalla società UNO ERRE S.r.l., che aveva realizzato l’edificio di Via Roccagorga costituito da un piano interrato, sei piani fuori terra ad uso residenziale ed un piano volumi tecnici al piano di copertura della volumetria di 5.238,98 mc, “in conformità” alla Variante al PPE R6 Isonzo, poi annullata dal Commissario Barbato. Una variante che insieme alle altre degli altri 5 Piani particolareggiati entrano anche nelle carte del processo Olimpia.
Ed è proprio a Borgo Piave e a un palazzo costruito dalla Piave Costruzioni srl di uno degli imputati nel processo Olimpia, Vincenzo Malvaso (il pm ha chiesto per lui 4 anni di condanna nell’ambito di questo procedimento), che si indirizza un’altra delle tre ordinanze di giornata firmata dal Dirigente Daga. Si parla naturalmente del “condominio” che accoglie coloro che arrivano da Latina, tramite Pontina, a Borgo Piave. Dal 2014 il palazzo di Malvaso svetta abbandonato alle porte della città, finisce sequestrato nel 2015, di nuovo sequestrato nel 2018, ed è oggetto di ben tre inchieste, una delle quali ha portato alle due condanne per abuso d’ufficio, sviluppatosi nell’ambito di violazioni urbanistiche, nei confronti di Malvaso (un anno e otto mesi) e dell’ex assessore all’urbanistica della Giunta Di Giorgi, Giuseppe Di Rubbo (un anno).
Oltre ad “Olimpia” e al processo summenzionato, su quel complesso immobiliare pende anche una terza inchiesta del pm Miliano per lottizzazione abusiva.
L’ultima ordinanza del giorno, invece, firmata dal Dirigente “Governo e Assetto del Territorio”, prevede la demolizione di un altro palazzo che tanto clamore ha suscitato nel capoluogo di provincia: Via Quarto.
Un immobile che scatenò polemiche, articoli di giornali e persino un movimento civico. Vi fu anche una interrogazione regionale, a firma di Enrico Forte, originata dalle lotte, dapprima in solitaria, di una cittadina di Latina, in seguito accompagnata, come detto, da un vero e proprio movimento “Il Gigante Buono” che protestava a causa dell’abbattimento di un albero caro a tutto il quartiere che sorgeva proprio lì, dove ora è visibile il palazzo della Società Costruzione Generali srl, il cui rappresentante legale, Massimo Riccardo, ora, dovrà demolire (leggi approfondimento di Latina Tu).