Restituire alla cittadinanza quanto prima possibile l’ex discoteca Marina di Castellone, bene sequestrato alla camorra, è stato l’oggetto dell’incontro che si è tenuto ieri, 24 novembre 2019, tra il Sindaco di Formia Paola Villa e Bruno Frattasi, attuale direttore dell’Agenzia Nazionale dei beni confiscati ed ex Prefetto di Latina.
L’incontro con il Direttore lascia ben sperare per il recupero della struttura confiscata, perché Frattasi, nell’ambito dei propri mandati, ha sempre dimostrato che le istituzioni guidate da personalità integre hanno la capacità di contrastare la criminalità organizzata. Il complesso posto sotto sequestro è uno dei simboli dell’evidente potere camorrista nel sud pontino, quello che ha fatto affari coi rifiuti mettendo ipoteche sulla vita e sulla salute di campani e pontini, almeno quelli che vivono nelle dirette vicinanze dei siti in cui è stato interrato di tutto. La struttura di Marina di Castellone, infatti, era di Cipriano Chianese, avvocato e imprenditore, inventore e riciclatore del business dei rifiuti illeciti dei Casalesi. Finito più volte in carcere, ha avuto una condanna a 20 anni, poi ridotta a 18 in appello, per il disastro ambientale della Resit di Giugliano, la ‘madre’ di tutte le discariche.
Prima il Sindaco Villa e Frattasi si sono concessi un doveroso sopralluogo nel complesso di Marina di Castellone, che comprende un ristorante, la discoteca, appartamenti, piscina, parco e perfino delle mura megalitiche inglobate nella proprietà, e successivamente si sono confrontati nelle aule del municipio formiano. Sarà predisposto un bando per recepire le manifestazioni di interesse da parte dei vari potenziali partenariati nel progetto che finalizzerà l’utilizzo del bene confiscato. Al contempo, l’ente locale si attiverà per cercare risorse economiche per la ristrutturazione dell’amplissimo stabile sia a livello regionale che ministeriale.
Per l’occasione, Paola Villa ha rilasciato in esclusiva a Latina Tu alcune dichiarazioni che meglio contestualizzano l’importanza della visita formiana del direttore Frattasi.
“Entrare nell’enorme immobile di Marina di Castellone con il Presidente Nazionale dell’Agenzia per i beni confiscati alle mafie. Il Prefetto (perché per noi del sud pontino è e resterà sempre “il prefetto”) Bruno Frattasi, ha qualcosa di irreale. Il tempo si è fermato e in pochi minuti tutto ti è venuto in mente, il poliziotto Roberto Mancini che dal 1996 indagò sulle discariche dei veleni e sui “signorotti dei veleni” come Cipriano Chianese e Francesco Bidognetti, perché quell’enorme immobile è stato costruito proprio con quei soldi luridi guadagnati sotterrando illecitamente rifiuti.
Roberto Mancini, il poliziotto spentosi il 30 aprile 2014 a 12 anni dalla diagnosi di linfoma non-Hodgkin contratto per il ripetuto contatto ravvicinato con i rifiuti tossici e radioattivi della Terra dei fuochi, il poliziotto che non ha mai smesso di indagare. Ti è venuto in mente Carmine Schiavone e le sue dichiarazioni, soprattutto quando parla di casa tua, di quel sud pontino di cui nessuno aveva detto una parola. Ti è venuto in mente la “relazione Frattasi”, copiosa descrizione che l’allora prefetto di Latina consegnò nelle mani del Ministro dell’Interno al Viminale, era il 2008, dove si chiedeva lo scioglimento del comune di Fondi e dove forse per la prima volta il termine “infiltrazione” era superato dal termine “stabilizzazione delle mafie nel sud pontino“.
Ieri a Formia il Prefetto Frattasi è venuto a rappresentare lo Stato, a vedere un bene che ancora non è assegnato, a farci capire di quanto sia importante la memoria dei fatti, e che da quella bisogna ripartire per poter ricostruire ed andare avanti. E noi per andare avanti non solo dobbiamo adoperarci per riportare a nuova vita l’enorme immobile, ma dobbiamo anche non far dimenticare la storia, le storie che gli hanno dato vita“.