PPI. I COMITATI CIVICI DI CORI E SABAUDIA AL TAVOLO COL MINISTERO DELLA SALUTE

Sede del Ministero della salute sul Lungotevere Ripa, nel Rione Trastevere
Sede del Ministero della Salute sul Lungotevere Ripa, nel Rione Trastevere

I Comitati in difesa dei Punti di Primo Intervento arrivano fino al Ministero della Salute per ribadire la necessità dei centri prima che vengano convertiti in ottemperanza al DCA 303 del 24 luglio 2019 (leggi anche qui).

Massimo Silvi leader storico del Comitato Civico di Cori

I Comitati di Cori e Sabaudia che hanno presentato ricorso al Tar  in merito ai Punti di Primo Intervento, in una nota, hanno spiegato i contorni del loro incontro istituzionale al Ministero, annunciando la formazione di un tavolo di confronto tra Comitati, Ministero e Regione.

Il giorno 8 novembre 2019 si è tenuto un incontro cruciale tra il Comitato Civico di Cori, il Comitato per la difesa del Punto di Primo Intervento di Sabaudia al Ministero della Salute. I due comitati, rappresentati da Massimo Silvi e Franco Brugnola, hanno ribadito la necessità dei Punti di Primo Intervento (PPI) in quanto strutture deputate all’emergenza e urgenza che non possono essere ricondotte al Dipartimento dell’Assistenza Primaria (PAP) sotto il profilo delle professionalità e della loro formazione continua che deve essere specialistica.

Franco Brugnola, promotore del Comitato a difesa del PPI di Sabaudia

Allo stato attuale, I PPI rappresentano dei veri e propri presidi che garantiscono i livelli minimi di assistenza previsti dalla stessa normativa nazionale, oltre che dalla Costituzione (art. 32) e sono in grado, nei casi più gravi, di stabilizzare il paziente per poi trasferirlo nella struttura di ricovero più idonea.

Ad oggi, i Dipartimenti di emergenza di Latina, Terracina e Formia risultano insufficienti rispetto alle richieste di accesso che vedono pazienti stazionare per intere giornate. Situazione già critica relativa alle attese a cui si aggiunge il fatto, più volte segnalato dal Comitato, che pazienti stabilizzati nei diversi PPI della provincia, una volta giunti al PS di Latina sono costretti a ripetere tutti gli accertamenti già eseguiti nel PPI di provenienza.

Il retro dell’edificio dell’ex ospedale di Cori

La trasformazione dei PPI in PAP amplificherebbe sempre più l’attesa nei Pronto soccorso (Latina, Formia e Terracina) a danno dei pazienti; inoltre, nei PAP la diversa dotazione di farmaci non permetterebbe di intervenire in determinate situazioni in quanto privi di farmaci salvavita come per esempio adrenalitici, cortisonici, ecc.
A tal proposito ricordiamo il fatto avvenuto lo scorso anno dopo il declassamento del PPI di Anagni in PAT: una donna di circa 75 anni è deceduta per shock anafilattico a causa di una puntura di insetto per assenza, nella struttura, dei farmaci idonei.

Nel documento consegnato dai comitati alla delegazione del Ministro Speranza, vengono ribaditi questi e altri punti che scongiurano la trasformazione e dunque il progressivo smantellamento del servizio sanitario pubblico.

Poliambulatorio di Via Conte Verde, Sabaudia

A tal proposito si auspica che nel nuovo “Patto per la salute” tra il Ministero e le Regioni, si tenga conto dell’importanza dei PPI nei territori, quali presidi ineliminabili a tutela della salute pubblica in quanto servizio universale.
Tra gli impegni presi dal Ministero della Saluta risulta anche lo sblocco del vincolo di spesa sulle assunzioni del personale con conseguente diminuzione drastica di forme di precariato nella sanità, miglioramento delle strutture sanitarie sia per la innovazione delle strumentazioni tecniche sia per la ricerca.
Rimarrà quindi aperto un tavolo di confronto tra Comitati, Ministero e Regione per monitorare la vicenda e garantire gli interventi appropriati per mantenere e potenziare i PPI con personale, numericamente sufficiente, che abbia adeguata esperienza e formazione per fronteggiare casi di emergenza/urgenza“.

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