Abusi edilizi nel villino a Ponza, la Procura di Cassino ha avviato l’avviso di conclusione indagini eseguite dai Carabinieri
La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dei coniugi Feola nei confronti del provvedimento del Riesame che ha confermato il sequestro del villino a Ponza finito in un’indagine per abusivismo edilizio.
Il Tribunale di Frosinone, quale giudice del riesame, con ordinanza del 29 novembre 2024, aveva confermato il decreto di sequestro preventivo disposto dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Cassino nel procedimento a carico di Vittorio Feola e Antonietta Rauso, per aver eseguito lavori edilizi in assenza e in difformità dei necessari titoli abilitativi, in particolare lavori di ampliamento di edificio preesistente in area sottoposta a vincolo paesaggistico, beneficiando del “piano casa”, nonostante l’area interessata dai lavori di ampliamento ricadesse in zona per la quale non era possibile beneficiarne, eseguendo opere difformi rispetto al progetto approvato e, in particolare, realizzando superfici pertinenziali (porticato) in parte ricadenti in area individuata come “Paesaggi Naturale”, frazionando l’unità residenziale dapprima in due e poi in quattro unità immobiliari, realizzando una ulteriore nuova volumetria in area agricola (extra bonus volumetrico del piano casa).
Nella scorsa primavera, si sono concluse le indagini a carico dei due genitori dell’ex vice sindaco di Ponza, Giuseppe Feola, oltreché al direttore dei lavori di ristrutturazione del villino, Danilo Coletta, e al titolare della ditta che li esegue, Vincenzo Marcone.
A ottobre 2024, i Carabinieri della Stazione di Ponza e Forestali del NIPAAF avevano denunciato, in stato di libertà, gli anziani coniugi Vittorio Feola e Antonietta Rauso, per mancato rispetto delle norme urbanistiche e paesaggistiche. I Carabinieri della Stazione di Ponza, insieme ai Carabinieri Forestali del NIPAAF del Comando Gruppo di Latina, all’esito di mirati controlli effettuati a tutela dell’ambiente e del paesaggio dell’Isola di Ponza, avevano denunciato i due comproprietari dell’unità abitativa posta in zona sottoposta a vincoli paesaggistici. L’abitazione si trova sulla Panoramica, vicino alla famosa spiaggia di Chiaia di Luna.
Nello specifico, i militari avevano riscontrato che il manufatto, interessato da opere edili, era risultato difforme rispetto alle norme urbanistiche e paesaggistiche, con esubero della percentuale di cubatura autorizzata dal cosiddetto “Piano Casa”. In sostanza, i quattro indagati avrebbero ampliato la propria abitazione.
Per tali ragioni, l’immobile era stato sottoposto a sequestro preventivo, confermato poi dal Tribunale del Riesame di Frosinone. I coniugi Feola, contro quel sequestro confermato dal Riesame, hanno trovato il niet anche da parte della Cassazione che ha rigettato il ricorso.
La Corte Suprema, dichiarando infondato il ricorso, ricorda che il Tribunale ciociaro evidenzia che, in luogo dell’opera per la quale era stata presentata SCIA, sarebbero in corso di realizzazione plurime distinte unità abitative (ne individua quattro), con ampliamento della cubatura assentita e realizzando, in zona agricola, una trasformazione edilizia non assentibile. Tale valutazione, relativa non solo alla conformità urbanistica dell’opera ma altresì alla regolarità del procedimento urbanistico seguito (SCIA anziché permesso di costruire, come evidenziato dal GIP nel decreto di sequestro preventivo costituisce, come detto, valutazione di fatto non censurabile. Inoltre, l’area oggetto di ampliamento risulta ricadere in una zona dove non era possibile beneficiare del cosiddetto “piano casa”, cui si aggiungevano ulteriori elementi relativi alle plurime e rilevanti difformità tra i lavori realizzati e i titoli conseguiti.
