MINACCE DI “SAPURÒ” DI SILVIO AI POLIZIOTTI: CONTESTATO IL METODO MAFIOSO

Patatone, Romolo e Sapurò
Costantino "Patatone" Di Silvio, lo zio Giuseppe "Romolo" Di Silvio e Antonio "Sapurò" Di Silvio (fonte: Facebook)

Dà in escandescenze dentro un locale notturno e aggredisce uno dei poliziotti intervenuti: arrestato Antonio Di Silvio detto “Sapurò”

Mancava dalle cronache da un po’ di tempo il figlio maggiore di Ferdinando Di Silvio detto “Il Bello”, ucciso con un’auto bomba sul lungomare di Latina. Nella notte tra sabato e domenica scorsi, in un noto locale di Latina in Strada Nascosa, Antonio Di Silvio detto “Sapurò”, fratello di Costantino Di Silvio detto “Patatone” (in carcere da anni per l’omicidio Buonamano), è stato arrestato con l’accusa di minacce e resistenza a pubblico ufficiale.

Il 45enne, mentre era all’interno di un locale notturno del capoluogo, intorno alla chiusura della serata, si è scagliato contro la compagna. Ne è nata una lite a colpi di offese e urla, tanto che i titolari del locale hanno dovuto chiamare il numero d’emergenza 112 per sedare gli animi. All’arrivo degli agenti di Polizia della Squadra Volante di Latina, “Sapurò”, non pago di aver seminato il panico tra gestori e avventori, ha iniziato a insultare gli operanti.

Il 45enne, nella concitazione del momento, ha pesantemente minacciato di morte i poliziotti, arrivando anche a spingerne uno con una mano sul viso. “Sono un Di Silvio, vi sparo in testa se venite al Gionchetto”. Persino la compagna non ha lesinato insulti ai poliziotti. Entrambi sono stati arrestati dai poliziotti, mentre “Sapurò” è stato anche affidato alle cure del pronto soccorso poiché in preda a un vero e propio raptus.

Un passato difficile quello di Sapurò, sebbene da tempo non abbia più avuto un ruolo di primo piano nella famiglia capeggiata dallo zio Giuseppe Di Silvio detto “Romolo”, anche lui in carcere per l’omicidio Buonamano.

Da giovane, Antonio Sapurò (che ora ha tatuato sul cuore la faccia del padre ammazzato) era spietato in quelle piccole estorsioni che ora si riassumerebbero in bullismo. Sceglieva a caso, molto probabilmente rispetto a qualche faccia che non gli andava a genio tra le decine e decine di ragazzi di piccola e media borghesia seduti su motorini parcheggiati di sabato, prima della pizza con gli amici, nel cosiddetto Centro. Erano gli anni Novanta. Non poteva sapere che solo qualche anno più tardi sarebbe stato vittima della sua stessa violenza: nel 2006 un carabiniere in borghese lo colpì davanti al Felix – la discoteca di Piazza Aldo Moro, dove a farla da padrone era Massimiliano Moro -, perché dopo essere stato cacciato da un buttafuori, Sapurò tornò con una pistola, sparò tre colpi ma fu a sua volta raggiunto da una pallottola che lo prese all’addome, menomandolo.

Ad ogni modo, tornando ai giorni nostri, il 45enne e la compagna, Stefania B., in carcere entrambi, sono stati oggi ascoltati nell’ambito dell’interrogatorio di convalida dell’arresto. Sapurò, difeso dagli avvocati Fabrizio Mercuri e Massimo Frisetti, ha risposto alle domande del magistrato, spiegando di non aver mai colpito nessun agente di Polizia. Il 45enne ha detto di non essere in grado di poter fare quanto addebitatogli, in quanto disabile. A lui, peraltro, è contestato di aver tirato addosso agli operanti un bidone della spazzatura. La compagna, invece, difesa dall’avvocato Alessandro Farau, ha rilasciato dichiarazioni spontanee, fornendo la sua versione dei fatti.

A interrogarli era presenta anche il pubblico ministero di Latina, Giuseppe Aiello, il quale ha contestato loro il metodo mafioso. A pesare è stata la frase di Sapurò che ha voluto caratterizzarsi come un “Di Silvio”, rimandando alla sua famiglia coinvolti in indagini e processi istruiti dalla Direzione Distrettuale Antimafia (indagini Movida e Scarface).

Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Mara Mattioli, si è riservata sull’arresto in carcere dei due indagati. Ad ogni modo, il fascicolo verrà inviato per competenza al Gup del Tribunale di Roma, che tratta i reati aggravati dal 416 bis.

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