Indagine “Assedio”, fissata per gennaio l’udienza preliminare per alcuni dei coinvolti nella maxi indagine della Direzione Distrettuale Antimafia
Chiedeva di essere giudicato col rito abbreviato, Sergio Gangemi, l’imprenditore vicino alle cosche ‘ndranghetiste di Reggio Calabria, difeso dagli avvocati Gianluca Agostino e Pierpaolo Dell’Anno. Trapiantato tra Latina, Aprilia e Roma, il 51enne, coinvolto in svariate indagini e processi, destinatario di corpose misure di prevenzione e sequestri, è stato coinvolto nella maxi indagine antimafia denominata “Assedio” che, a luglio 2024, ha portato agli arresti 25 persone, tra cui l’ex sindaco di Aprilia, Lanfranco Principi.
Oggi 17 ottobre, il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Roma, Alessandra Boffi, ha accolto il rito abbreviato che si discuterà il 27 gennaio 2026, sia per Gangemi che per Gianluca Vinci, difeso dagli avvocati Stefano Iucci e Luca Giudetti, e Gianluca Mangapelo, assistito dagli avvocati Guerrino Maestri e sempre Luca Giudetti. Sia Vinci che Mangiapelo sono accusati di essere stati acquirenti e pusher nel sodalizio di Forniti finalizzato allo spaccio di droga. Accolte dal gup capitolino le costituzioni di parte civile presentate dal Comune di Aprilia e dalle associazioni “Antonino Caponnetto”, “Libera” e “Reti di Giustizia-Il Sociale contro le Mafie”, già parti civili nel processo principale a Latina. A chiedere di essere parte civile, trovando accoglimento, anche un commerciante di Aprilia.
Respinta, invece, la richiesta di rito abbreviato condizionato per il 36enne, Nabil Salami, genero di Patrizio Forniti, che sarà giudicato con il rito ordinario a Latina, dopo lo stralcio della sua posizione dal maxi processo incardinato presso il Tribunale di Piazza Buozzi e in corso di svolgimento. Salami, che al momento si trova in carcere, è imputato per associazione mafiosa e lo scorso giugno è stato raggiunto dalla sorveglianza speciale. Nell’indagine “Assedio”, Salami, oltreché agli affari nel mondo della droga, progettava col medesimo Forniti di eliminare fisicamente uno dei capi della locale di ‘ndrangheta tra Anzio e Nettuno, Giacomo Madaffari. In uno degli episodi descritti dall’indagine, Forniti, Aitoro e Salami avrebbero trasportato i 20 chili di cocaina nel magazzino dell’imprenditore Massimiliano Ambrosini il quale avrebbe messo a disposizione i locale. Per tali fatti, però, Ambrosini è stato assolto nel 2021.
Il genero del boss ha un passato molto noto nel mondo del riciclaggio delle auto di lusso. Coinvolto in svariate inchieste, è stato coinvolto nell’ottobre 2021 in una complessa operazione della Polizia Stradale denominata “Marrakech Express” che lo vede accusato sempre di far parte di un sodalizio dedito a riciclare auto di lusso rubate. Tale procedimento è tuttora pendente presso il Tribunale di Latina.
Una indagine che è durata anni, sin dal 2018, quando la DDA, la Dia e i Carabinieri apriliani si erano messi dapprima sulle tracce di Sergio Gangemi, per poi arrivare a scoprire che, ad Aprilia, c’era una cosca a lui contigua e capeggiata da personaggi del peso criminale di Patrizio Forniti (da quasi un anno latitante con la moglie, anche lei indagata, Monica Montenero) e Luca De Luca.
Il processo ordinario si svolge davanti al secondo collegio del Tribunale di Latina. Contestati reati quali l’associazione mafiosa, il concorso esterno in associazione mafioso, il voto di scambio poltico-mafioso e altri reati quali lo spaccio di droga, le estorsione, l’usura.
Sergio Gangemi, attualmente detenuto nel carcere di Frosinone, è accusato nel filone pontino di “Assedio” (l’indagine ha coinvolto anche personaggi di peso a Roma come Nicoletti e Senese) di concorso esterno in associazione mafiosa col clan apriliano di Patrizio Forniti. Lo stesso Forniti risultava essere dipendente della società Spazio Food Uno Spa (un bestione da milioni di euro di fatturato all’anno) e della Selection Cars srl, entrambe controllate da Gangemi.
Secondo gli inquirenti, il 51enne di origine calabrese muove i passi dentro e intorno al clan Forniti, una sorta di mentore di Patrizio Forniti. Gangemi si farebbe forte dei suoi legami con le cosche di ‘ndrangheta di Reggio Calabria (De Stefano, Araniti e Martino) e dei suoi rapporti col cassiere della Banda della Magliana, Enrico Nicoletti.
I rapporti tra Forniti e Gangemi sono stati descritti dai collaboratori di giustizia, Renato Pugliese, Agostino Riccardo e Andrea Pradissitto. Gangemi, in questo caso, è accusato di aver agevolato il clan Forniti, intervenendo per frenare il clan Travali che voleva estorcere Davide Lemma, ex candidato sindaco di Latina e ed ex uomo molto vicino all’ex deputato di Fratelli d’Italia, Pasquale Maietta. Secondo il collaboratore Pradissitto, ex affiliato al clan Ciarelli di Latina: “Gangemi è una persona molto portata a livello criminale nel senso che nella zona di Aprilia, Torvaianica è un personaggio importante. Chiunque sa che in queste zone deve rivolgersi a Gangemi o a Forniti per qualsiasi questione”. E ancora: “Quando sono stato detenuto al carcere di Prato, dal marzo 2021, ho incontrato un calabrese di Reggio Calabria, Nino Mordà. Avendo saputo che ero di Latina, mi chiese se conoscevo Sergio Gangemi e Fabrizio Perrozzi (nda: noto imprenditore di Cisterna coinvolto in inchieste e processi per reati finanziari). Mordà mi disse che era cugino di Sergio Gangemi e che aveva conosciuto a Milano Perrozzi”.
Nonostante confische, arresti, processi, indagini, Gangemi – secondo uno dei suoi principali prestanome, Vittorio Gavini, intercettato – sarebbe stato capace, nel 2021, di mettere a disposizione un milione di euro dalla sera alla mattina a favore di un gruppo attivo nel commercio delle calzature. Per conto del clan, il 51enne avrebbe messo a disposizione dell’imprenditore apriliano Massimiliano Stradaioli la somma di 120mila euro che però, a detta della difesa, sarebbero stati fatturati e sono tracciabili. Ad ogni modo, la DDA ne è convinta, e non già da oggi: si tratta di un personaggio che reinveste denaro attraverso commercialisti e notai di Latina, gestendo ad esempio un locale commerciale sulla Nettunense, riconducibile al pregiudicato di Nettuno, Fernando Mancini. Non solo, ad esempio, a Latina, controllerebbe il ristorante Old Wild West e a Cisterna, la Monaco Motors. È ritenuto, inoltre, finanziatore occulto dello spaccio di San Michele, oltreché a controllare di fatto altre società, come la V&GA Costruzioni srl di Marco Antolini. L’Unità di Informazione Finanziaria, tra il 1997 e il 2022, ha ricevuto circa 60 operazioni sospette a carico del gruppo Gangemi.
Contribuisce al gruppo tramite le sue indubbie capacità logistiche e organizzativa – motivano gli inquirenti – e la posizione di potere e il proprio carisma legato all’appartenenza a una storica famiglia di ‘ndrangheta, collegata a sua volta alle cosche De Stefano e Mordà, con cui avrebbe connessioni economiche: dei De Stefano, addirittura, si presuppone abbia investito una parte dei soldi nella nota estorsione mafiosa che ha visto il Comune di Aprilia tentennare a costituirsi parte civile.