OLTRE 600 DOSI DI COCAINA NEL VANO ASCENSORE: CONDANNATO ZUNCHEDDU

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COCAINA

Droga nell’ascensore del condominio a Cisterna di Latina: Cassazione conferma la condanna al pregiudicato Gianluca Zuncheddu

2 anni e 10 mesi di reclusione e 14 mila euro di multa in giudizio abbreviato e in Appello per spaccio di sostanze stupefacenti (con sostituzione della pena detentiva e pecuniaria nella detenzione domiciliare sostitutiva), il pregiudicato di Cisterna, Gianluca Zuncheddu (45 anni), noto anche per essere stato il padre della povera Desirée Mariottini, ha subito la condanna definitiva in Cassazione, vedendosi respingere il ricorso presentato dal suo avvocato difensore.

La condanna per spaccio è arrivata dopo una indagine dei Carabinieri di Cori che, nel 2023, hanno proceduto all’installazione di telecamere nell’ascensore del condominio di residenza di Zuncheddu, ubicato a Cisterna.

Secondo le indagini dei militari dell’Arma, dalle immagini registrate nei giorni 27 aprile, 29 aprile e 4 maggio 2023, emergeva che alcuni soggetti avevano in più occasioni bloccato l’ascensore al quarto piano e armeggiato nel vano superiore, prelevando o riponendo involucri.

In data 8 maggio 2023, i Carabinieri della Stazione di Cori effettuavano una perquisizione nel vano ascensore, rinvenendo, sulla piattabanda in cemento armato della porta dell’ascensore del quarto piano, 101 grammi di cocaina, suddivisi in tre involucri, dalla quale potevano ricavarsi 634 dosi singole medie.

Nella stessa data, veniva eseguita perquisizione domiciliare nei confronti di Zuncheddu, nel corso della quale, in un porta-vaso in metallo posto nelle adiacenze della porta d’ingresso della sua abitazione, sono stati rinvenuti circa 43 grammi di hashish, due bilancini elettronici di precisione e un rotolo di nastro isolante di colore nero, dello stesso tipo di quello utilizzato per chiudere due dei tre involucri di cocaina rinvenuti nel vano ascensore.

Inoltre, nel corso delle perquisizioni a casa sia presso l’abitazione di Zuncheddu che del fratello, sono stati rinvenuti indumenti corrispondenti a quelli indossati dai soggetti ripresi nelle videoregistrazioni in occasione dell’apertura mediante bloccaggio dell’ascensore.

Nella sentenza di Cassazione si legge che “il ricorrente sostiene che l’ascensore del palazzo dove risiede costituisca luogo di privata dimora, con conseguente necessità di autorizzazione giudiziale per l’acquisizione probatoria dei filmati”. Tuttavia “la tesi difensiva, pur articolata con apprezzabile approfondimento argomentativo, non può essere condivisa alla luce del consolidato orientamento giurisprudenziale di legittimità che, con specifico riferimento alla materia delle intercettazioni, ha tracciato con chiarezza i confini della nozione di “privata dimora” in relazione agli spazi condominiali comuni”.

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